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Società

BABY SBOOM

GIANFRANCO FABI - 16/04/2021

culleUna società in cui cresce l’incidenza degli anziani (e quindi dei pensionati), in cui continua la flessione delle nascite, in cui prosegue un progressivo calo della popolazione anche per la sempre più limitata incidenza delle immigrazioni. Questa la fotografia demografica dell’Italia che trova riscontro anche nella realtà di Varese e provincia pur con qualche scostamento per gli effetti della pandemia: lo scorso anno infatti l’effetto del Covid, soprattutto per quanto riguarda le vittime, è stato più limitato a Varese rispetto al resto della Lombardia tornando tuttavia drammaticamente ad allinearsi nei primi mesi di quest’anno.

Lo scorso anno nei tre punti nascita della ASST dei Sette Laghi sono stati 3831 bambini, cioè 84 unità in meno delle 3915 del 2019, un numero abbastanza in linea rispetto ad una media nazionale in calo del 3,8% secondo i dati Istat e una diminuzione delle nascite in Lombardia ancora più pronunciata. La percentuale dei nuovi nati da entrambi genitori di origine straniera è rimasta stabile intorno al 20%.

L’effetto coronavirus si farà sentire maggiormente quest’anno: sulla base del numero di donne in gravidanza che gli ospedali del territorio stanno seguendo si stima infatti un calo delle nascite intorno al 10%. Un calo dovuto alle decisioni delle giovani coppie di rinviare, dato il momento di incertezza e difficoltà, una decisione impegnativa come quella di avere un figlio.

Nel breve periodo, probabilmente quest’anno e il prossimo, vi sarà un effetto Covid anche sul fronte delle pensioni. Già lo scorso anno la forte incidenza di vittime della pandemia tra gli anziani ha portato ad una flessione delle prestazioni erogate. A Varese l’ultimo anno è stato segnato dalla diminuzione di 1.522 pensioni: nel 2020 erano 289.543, attualmente sono 288.021 con un valore medio mensile di 1.080,08 euro. In Lombardia l’Inps eroga poco più di 3 milioni di pensioni, circa una su quattro delle 17,8 milioni in tutta Italia. Un anno fa erano 3 milioni e 118mila, l’1% in più (30mila in valori assoluti).

Ma si tratta di una tendenza destinata a durare poco sia perché ci si augura che la campagna vaccinale possa drasticamente ridurre il numero di vittime, sia perché stanno entrando progressivamente in età pensionabile i figli del baby boom degli anni ’60, anni in cui il numero dei nati ha superato quota un milione per poi iniziare una progressiva diminuzione che si è sostanzialmente fermata attorno a quota 600mila fino al 2009 per poi tornare a scendere fino a quota 400mila. Lo scorso anno si è infatti registrato un nuovo minimo storico di nascite (404.104) dall’unità d’Italia, e un massimo storico di decessi dal secondo dopoguerra con un calo del 3,8% delle nascite: quasi 16 mila in meno rispetto al 2019.

Chi è nato al tempo del baby boom arriva in questo periodo a superare i 60 anni e quindi ad entrare progressivamente nel novero dei pensionati nello stesso periodo in cui entrano nel mercato del lavoro i nati attorno all’anno Duemila che sono più o meno numericamente la metà degli anziani. Già ora quello che gli statistici chiamano il tasso di dipendenza, cioè il numero di anziani rispetto alle persone in età lavorativa, è in Italia tra il più alti d’Europa, cioè vicino al 35% rispetto ad una media attorno al 30%. In altre parole ci sono meno di tre persone in età lavorativa rispetto ad ogni anziano.

Con un’altra considerazione da fare. Il sistema pensionistico italiano è in gran parte a ripartizione, soprattutto per quanto riguarda le pensioni pubbliche: i contributi pagati dai lavoratori attuali servono a pagare le pensioni maturate nei decenni passati. È evidente quindi che un aumento del tasso di dipendenza mette sotto pressione il sistema che, per reggere, ha solo due strade: aumentare i contributi pagati dai lavoratori, contributi già ora pesano più che negli altri paesi sul costo del lavoro, oppure finanziare in parte gli oneri pensionistici attraverso la fiscalità, e quindi aumentando il debito o le tasse.

Il calo delle nascite quindi è tutt’altro che una buona notizia. È importante che se ne sia accorta la politica, con il recente varo di un aiuto finanziario per le famiglie con bambini. Sarebbe ancora più importante che se accorgesse la società, una società in cui, purtroppo, è sempre più in ombra il valore della vita.

 

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