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Apologie Paradossali

SUPERCALCI

COSTANTE PORTATADINO - 23/04/2021

superlega(C) La fine della settimana e l’inizio della successiva è stato circondato da un assedio di tante idee fantastiche che è difficile scegliere quale ‘apologizzare’, sia pure per gioco. Cominciamo con un piccolo elenco, notando come il lancio di alcune sia fatto dal nostro amato ‘Corrierone’, sempre meno ‘giornale per vecchi’, ormai attestato sui bastioni della più prolifica produzione di novità, in aperta concorrenza con la più attrezzata, in questo campo, ‘Repubblica’.

Venerdì 16 il titolone: La mano invisibile (di Dio)”: Marco Ventura ipotizza l’avvento di una super-religione nello scenario mondiale. L’articolo è di Marco Rizzi, un’ampia recensione del libro pubblicato da Il Mulino, di cui è sufficiente riportare sottotitolo e primo paragrafo per comprenderne il significato.

“È tale la dimensione delle sfide che nessuna Chiesa, nessuna religione, può rispondervi da sola.

Quarant’anni fa Karol Wojtyla sfidò il comunismo, la cristiana conservatrice Margaret Thatcher abbracciò il liberismo, Deng Xiaoping alleò confucianesimo e ateismo per una Cina di mercato e Khomeini intestò all’islam la più spettacolare rivoluzione degli ultimi cento anni. Sono molto cambiate, da allora, le religioni. Oggi si identifica in esse l’85% della popolazione globale e le interpella un mondo debole e diviso. I credenti possono rispondere solo se uniscono le forze: che ne siano consapevoli o meno, che piaccia loro o no, le fedi sono spinte le une verso le altre. Si profila all’orizzonte una super-religione che ingloba e aumenta le singole confessioni per sprigionare la super-potenza necessaria allo sviluppo sostenibile. Dall’avvento di una religione più grande e più potente dipende il nostro futuro”. (grassetto mio)

Una boutade mica male è pubblicata lo stesso giorno dallo steso quotidiano, contenuta, sia pure già derubricata a ‘provocazione’ nell’articolo “Maggioritario al 50%e sfiducia costruttiva” di Valerio De Molli, Managing partner e amministratore delegato di The European House – Ambrosetti, varesino e come tale meritevole di una particolare attenzione da parte nostra. Si propone una super-riforma, in astratto ricca di osservazioni in gran parte condivisibili, ma di improbabile realizzazione, conclusa da una proposta-shock: “elezione di un terzo del Parlamento a sorteggio tra un gruppo di privati cittadini che ne abbiano preventivamente segnalato la disponibilità (anch’essi iscritti alla anagrafe dei candidati) e l’abolizione delle Regioni a statuto speciale. La prima proposta consentirebbe di portare in Parlamento i cittadini senza nessun filtro di sorta, la seconda contribuirebbe ad una maggiore omogeneità in termini di governance territoriale”.

Non mi sembravano però proposte così interessanti e realistiche da meritare il nostro interessamento se non fosse comparsa, lunedì mattina, una ben più seria super-minaccia alle nostre abitudini e in sostanza alle nostre future speranze di un ritorno alla normalità: la SUPERLEGA europea, non quella auspicata da Salvini con Ungheria, Austria e Polonia, ma una super privatizzazione del calcio europeo. Questa sì che è una rivoluzione: incide non solo sul divertimento preferito dagli europei (prevalente maschile, attenzione al politicamente corretto) ma, sono convinto, persino sul profondo della psiche degli italiani e degli spagnoli in particolare, per storiche ragioni di latinità, e degli inglesi per l’importanza e la paternità della proposta.

(O)Trascuriamo per questa volta le prime due superproposte, non saranno realizzate certo in un mese o in un anno, avremo tempo di discuterne. Ma la superlega di calcio è una tale minaccia alla coesione sociale che mette conto di discuterne subito e di preparare mozioni, raccolte di firme, striscioni, sit in, occupazioni di stadi, pagine fessbuk, petizioni su Change, tuittate e tiktok ad esaurimento delle forze, altro che no TAV, no VAX, no a TUTTO, no alla superlega!

(C) Alt! Prima del no a tutto, in cui infilare anche il no a questa mutazione genetica del tifo (inteso come calcio, non come batterio) rompo decisamente l’omogeneità del testo per invitare a dire invece un GRANDE SI’ (proprio su Chhange) a una cosa totalmente diversa: la petizione popolare intitolata PRIMA I BAMBINI a favore della SCUOLA MATERNA paritaria GRATUTITA PER TUTTI, la troverete nella rubrica LETTERA ALLA CITTA’ IN QUESTA NEWSLETTER. (Credo dalla prossima settimana).

 In questo caso non si va in piazza, non si organizzano disordini, nemmeno piccole molestie, non si rischia di ricevere lacrimogeni in faccia, insomma si fa solo una cosa buona.

(S) Partecipo volentieri al sostegno alla scuola paritaria, in particolare a quella per l’infanzia, ma torniamo alla superlega, mi spiegate perché no?

(O) Che valore avrebbe un torneo del tutto isolato, con sempre le stesse squadre protagoniste, indirizzato al solo scopo di fare quattrini, ispirato in fondo al meccanismo americano, del basket e del baseball del football, un mondo che non è proprio nel calcio, invece non è proprio all’avanguardia?

(C) Cerco di offrirvi un panorama di opinioni, le più disparate, sempre che al nome che compare su Twitter corrisponda davvero la persona, citata. Il dubbio mi nasce dal pensiero che siano proprio persone di quella importanza ad occuparsene. Ecco i più divertenti!

CottarelliMi sveglio e trovo la Superlega. Ma sono pazzi? Una competizione elitaria a posti quasi fissi. Già ora tendono a vincere sempre gli stessi: Invece di risolvere il problema, lo si istituzionalizza. L’avessero fatto anni fa avremmo avuto un secolo di Pro Vercelli, No grazie!!”

Oggi parla, ufficialmente, persino il Presidente del Consiglio:

«Il governo sostiene con determinazione le posizioni delle autorità calcistiche italiane ed europee per preservare le competizioni nazionali, i valori meritocratici e la funzione sociale dello sport», ha sottolineato Mario Draghi.

 Anche il Principe William, presidente onorario della federcalcio inglese, ha preso posizione. «Dobbiamo proteggere la comunità calcistica e i valori di concorrenza e correttezza che sono centrali. Condivido le preoccupazioni dei fan per la Superlega e i danni che rischia di causare al gioco che amiamo»

(S) Che cosa ne penseranno i tifosi? Non mi è così chiaro, come pretendono i ben pensanti. Sui social ho visto molti più commenti favorevoli che contrari. Sarà un caso. Le istituzioni contrarie, il popolo (o i populisti?) favorevoli. Sono apparentemente più favorevoli, ovviamente, i tifosi delle tre squadre italiane partecipanti, in particolare quelli della Juventus.

(O) A costoro sembra rispondere l‘ironia di Vujaidin Boskov “Squadre italiane non riesce a vincere champions giocando contro Porto, Lione e Shakhtar e allora decide di partecipare a torneo dove loro gioca contro Real e Barcellona!“. (se non è lui è ben imitato!)

(S) Allora, mi permetto di fare a meno di riportare i commenti più salaci tra quelli favorevoli e parto da quello, equilibrato e non strumentale, di Gianni Riotta:

 “I club che lavorano alla #SuperLega non sono certo Biancaneve ma chi fa passare Uefa e Fifa da santuari dello sport pulito dimentica le trame di Platini e la corruzione di Blatter. Il calcio andrebbe riformato tutto”.

Sì. La verità è che il calcio andrebbe riformato tutto Non ha tutti i torti Florentino Perez, l’ideatore e persuasore principale della Superlega a scrivere: “Senza la Superleague il calcio morirà prima del 2024, sia i grandi che i piccoli club. L’UEFA è finita e anche il loro monopolio, è giunto il momento di una nuova era”. Se poi volete saperne di più, una completa intervista è ritrovabile su Gazzetta.it. Aggiungo un tweet pungente: “Supercoppe e Mondiali in mezzo ai cammelli con 40 gradi all’ombra con ingressi vietati alle donne e poi parlano di immoralità della Superlega”. Attenzione alla ‘fine del monopolio’, non è un’idea improvvisata o sciocca: tutte le strutture associative nazionali e internazionali, dal CIO (il Comitato Internazionale Olimpico) in giù, fino alla federazione del gioco della lippa (non c’è, così non offendo nessuno) stanno in una zona grigia tra il pubblico e il privato, che consente a chi vi occupa i posti di comando di guadagnare in prestigio e in danaro senza rischi e con poco merito. Tutto ciò mentre TUTTI, ripeto tutti gli sport che hanno seguito di pubblico, specialmente televisivo, dipendono ormai interamente dagli introiti televisivi e realizzano dimensioni economiche per i campioni, ma anche per variopinto mondo di impresari, procuratori e faccendieri vari, senza dimenticare il mondo delle scommesse legali (e le illegali?).

Questo va riformato, l’equivoco sulla natura dello sport come spettacolo di massa e come business. Quindi nego nel modo più assoluto che il calcio sia effettivamente dei ‘tifosi’. Anzi, sono i primi che andrebbero riformati. Lo dico pur sapendo di soffrire anch’io di questa malattia, così subdola che mi cambia, se non la vita, almeno l’umore, a seconda dei risultati della squadra. Ma, noi tifosi, diciamolo così, siamo impazienti, ambiziosi, partigiani, incontentabili, quindi in un certo senso sia vittime sia complici. Se le società fanno sciocchezze, come cambiare allenatore a metà stagione, o vere follie come strapagare, ad ogni livello, protagonisti anche mediocri, è soprattutto per accontentare noi, noi comunque incontentabili. I fiumi di denaro che già scorrono spesso s’inabissano nelle oscure grotte di contratti strani, dei compensi ai procuratori e, qualche volta forse, ritornano, sbiancati. Provate a pensare se per caso l’unico modo per mettere un tetto alla spesa non sia proprio, come negli Stati Uniti, una superlega con posti fissi, una associazione d’imprese che riesce nello stesso tempo a salvaguardare spettacolo e business. Solo un piccolo gruppo coeso può accettare un’autoregolamentazione che mette un tetto agli stipendi e alle spese in generale. Ma sta già succedendo altrettanto nella Formula 1 automobilistica, una cosa simile è tranquillamente accettata nel ciclismo, l’unico sport che ha una dimensione professionistica e universale simile al calcio. Tanto per dire, al Tour de France e a tante altre corse primarie non si può iscrivere qualunque squadra, occorrono credenziali.

Il punto su cui si può e si deve discutere è la natura privata di questo monopolio di vertice, che sarebbe costituito dai soci fondatori della Superlega, che verrebbe a sostituirsi, dicono loro, ad un monopolio parapubblico, a sua volta difficilmente giustificabile e che invece garantisce a poche persone denaro e potere. Quindi urge la riforma complessiva dell’organizzazione dello sport sia professionistico e spettacolare, sia olimpico, quello di cui ci ricordiamo solo quando ci porta qualche medaglia e di cui ci dimentichiamo presto.

(C) Perez promette dialogo e dichiara disponibilità ad un ristorno verso il basso di una quota di utili ben maggiore di quella garantita dall’attuale formula delle Coppe Europee. Staremo a vedere; per ora confesso di non avere elementi sufficienti per un giudizio definitivo. Quando uscirà l’articolo, forse, si sarà trovato un accordo, almeno temporaneo o accettata una tregua.

Però sbaglierebbe chi considerasse questo sasso, gettato nello stagno, solo un pretesto per giustificare una scelta egoistica d’affari. Il sistema-calcio era molto malato già prima del covid19, ma questo gli sta dando un’accelerazione grave, spero non un colpo di grazia. Se non vogliamo che tutto il sistema, anche a livelli molto bassi, (forse anche dalle nostre parti se ne sa qualcosa), finisca definitivamente nelle mani di sceicchi, magnati, riciclatori di ogni sporcizia e avventurieri di vario genere, qualcosa di nuovo deve venire alla luce.

Giunto alla fine della terza pagina, consentitemi di rinviare alla prossima volta il commento alla super-religione e alla super-riforma, premettendo questa sola anticipazione: qualunque cosa che si presenti con la pretesa di essere super, deve badare bene a conservare la modestia della realizzabilità; come continuerò a ripetere, con Lucio Dalla: “l’impresa eccezionale è essere normale”.

(C) Costante (O) Onirio Desti (S) Sebastiano Conformi

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