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Società

CURE INVERSE

ANNA MARIA BOTTELLI - 23/04/2021

health-dayIn occasione della giornata mondiale della salute, celebrata il 7 aprile, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato lo slogan di costruire un mondo più giusto e più sano. Ha invitato tutti i leader mondiali a monitorare le disuguaglianze già esistenti, per ciò che riguarda salute e benessere, purtroppo ulteriormente acuite a causa della pandemia da Covid-19. Ha chiesto di assicurare a tutte le persone l’accesso a servizi sanitari di qualità quando e dove ne avessero bisogno.

I dati statistici affermano che i tassi di mortalità tra i bambini al di sotto dei 5 anni appartenenti alle famiglie più povere sono il doppio nei confronti di bambini appartenenti a famiglie più agiate. Sempre le persone a basso reddito hanno un’aspettativa di vita inferiore di 16 anni rispetto a quelli ad alto reddito. A livello globale, nove morti su dieci per cancro della cervice uterina, sono stati riscontrati nei paesi a basso e medio reddito.

Quando l’accento sociale cade su povertà, discriminazioni, esclusioni sociali, condizioni di lavoro quotidianamente avverse, è stato più recentemente osservato un maggior numero di malattie e di morti, proprio legate al Covid-19. Purtroppo il virus ha colpito duramente tutti i Paesi, ma con le comunità più vulnerabili ha avuto un impatto peggiore.

L’OMS stima che lo scorso anno la pandemia abbia condotto alla povertà estrema oltre 120 milioni di persone in più, rispetto a quelle già note. Un maggior numero di donne rispetto agli uomini, è purtroppo uscito dal mondo del lavoro.

Sempre l’OMS evidenzia come la pandemia in corso conduce a vanificare importanti risultati raggiunti dopo anni di impegni e di sforzi. Ad esempio la lotta contro la malaria e la tubercolosi, l’estensione dell’accesso ai farmaci anti-Hiv, le vaccinazioni essenziali ai bambini di tutto il mondo, rischiano di non poter continuare la loro efficace ed efficiente marcia verso il benessere.

Leggevo alcuni report a proposito delle esperienze della prima infanzia, soprattutto quelle vissute dal bambino nei primi 1000 giorni. Essi svolgono un ruolo decisivo per la crescita e lo sviluppo. Sostenere i bambini e le loro famiglie in quei cruciali 1000 giorni con servizi e interventi mirati è fondamentale per il benessere di tutti. Agire precocemente ha effetti positivi in quanto influisce sui risultati scolastici e poi lavorativi, sulla salute fisica e mentale dei bambini e poi degli adulti. Così si ridurrebbero le disuguaglianze che si creano tra i più o meno privilegiati. Ma queste informazioni devono giungere a coloro che poi hanno il compito di predisporre i giusti sostegni!

La nota rivista Lancet ha recentemente ricordato “la legge delle cure inverse” formulata 50 anni fa dal medico inglese John Tudor Hart: in sintesi riceve meno cure chi ne ha più bisogno. A qualunque latitudine coloro che hanno più strumenti, di tipo economico, di status, culturali, ottengono tutto prima, di più e meglio. Su un piano collettivo, saranno sufficienti gli interventi universalistici che l’OMS propone? A livello individuale è ingenuo pensare di rendere uguale ciò che per ora è esattamente l’opposto? In periodi pandemici penso che sia d’obbligo porsi il problema, in particolare tra le alte sfere, e vedere di studiarlo con determinata attenzione, per cercare di ridurre almeno parzialmente l’effetto della legge delle cure inverse.

 “La pandemia Covid-19 ha prosperato tra le disuguaglianze nelle nostre società e le lacune nei nostri sistemi sanitari “afferma il dott. Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS. “È fondamentale che tutti i governi investano nel rafforzamento dei loro servizi sanitari e per rimuovere le barriere che impediscono a così tante persone di utilizzarli, in modo che più persone abbiano la possibilità di vivere una vita sana”, ha continuato.

L’ OMS lancia cinque appelli per un’azione urgente volta a migliorare la salute di ogni persona. Si rivolge pertanto a tutti i governi mondiali, per raggiungere gli obiettivi il più presto possibile.

  • ACCELERARE L’ACCESSO EQUO ALLE TECNOLOGIE COVID-19 TRA E ALL’INTERNO DEI PAESI

Dopo aver sviluppato e approvato a velocità record i vaccini, la sfida ora è garantirne la disponibilità per tutti coloro che ne hanno bisogno. Ma sappiamo che i vaccini da soli non saranno sufficienti; materie prime come l’ossigeno medico, i dispositivi di protezione individuale (DPI), test diagnostici affidabili, farmaci salva vita, rappresentano utili supporti. Sono necessari 22,1 miliardi di dollari per portare questi presidi nei paesi dove sono necessari.

  • INVESTIRE NELL’ASSISTENZA SANITARIA DI BASE

Circa la metà della popolazione mondiale non ha ancora accesso ai servizi sanitari essenziali; più di 800 milioni di persone spendono almeno il 10% del reddito familiare in assistenza sanitaria. Dopo il Covid sarà utile evitare tagli alla spesa pubblica per la salute e per altri settori sociali. L’OMS raccomanda di spendere un ulteriore 1% del Pil per l’assistenza sanitaria di base. Nei paesi a basso e medio reddito ciò potrebbe portare a salvare 60 milioni di vite umane e aumentarne l’aspettativa di vita media di 3,7 anni, entro il 2030.

  • DARE PRIORITA’ ALLA SALUTE E ALLA PROTEZIONE SOCIALE

Di vitale importanza è mettere in atto schemi e programmi di sostegno sociale per contrastare gli effetti socio-economici negativi dovuti alla pandemia e mitigare l’impatto negativo da Covid. La perdita dei posti di lavoro causa aumento della povertà, ne consegue l’interruzione dell’istruzione e il rischio della denutrizione quali e quantitativa, soprattutto tra i bambini delle fasce di popolazione più debole economicamente e quindi più fragile.

  • COSTRUIRE QUARTIERI SICURI, SANI E INCLUSIVI

L’accesso ad alloggi sani in quartieri sicuri, con adeguate strutture educative e ricreative, è la chiave per garantire la salute a tutti. L’assenza di sistemi di trasporto adeguati, di strutture idriche e igieniche, di servizi sociali di base rende le comunità insicure e malsane.

  • RAFFORZARE I DATI E I SISTEMI DI INFORMAZIONE SANITARIA

Il monitoraggio della disuguaglianza sanitaria dovrebbe essere parte integrante di tutti i sistemi informativi sanitari nazionali. I soggetti vulnerabili, poveri o discriminati, hanno una maggiore probabilità di essere esclusi dai dati. Ne consegue la difficoltà a valutarli per sostenerli adeguatamente.

“Ora è il momento di investire nella salute come motore di sviluppo” -ha affermato il dott. Tedros- “Non abbiamo bisogno di scegliere tra migliorare la salute pubblica, costruire società sostenibili, garantire la sicurezza alimentare e un’alimentazione adeguata, affrontare il cambiamento climatico e avere economie locali fiorenti. Tutti questi risultati vitali vanno di pari passo.”

Ho voluto riportare in sintesi i cinque punti proposti dall’OMS con la speranza che non rimangano lettera morta. Spesso nella storia globale, passata o presente, ai proclami di promesse di aiuto, non sono sempre seguiti i fatti. Vuoi per le solite pastoie burocratiche, vuoi per altre motivazioni che sfuggono, la classe dei vulnerabili ovunque è pur sempre a rischio di peggioramento. In questo momento pandemico chi può e sa fare, deve agire. La voce di chi non riesce più a farsi sentire o capire è diventata flebile, ma ciascuno di noi può esserne un megafono denunciante. E così, ciò che l’OMS invita a realizzare, potrà davvero diventare reale. Con la maggiore consapevolezza di tutti, si auspica che si inizino a ridurre gradualmente le disuguaglianze tra le popolazioni del pianeta. Speriamo che non sia un’utopia!

Nel periodo a cavallo tra la fine del secolo scorso e gli inizi dell’attuale, ricoprii il ruolo di Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Varese.  Pur vivendo allora la città un periodo di ancora relativo benessere, ebbi modo di osservarne l’inizio del declino. Già si parlava delle prime espulsioni dal mondo del lavoro di adulti quaranta o cinquantenni, di difficoltà per l’inserimento femminile di qualunque tipo di impiego, etc. Le conseguenze sull’intera famiglia si facevano sempre più evidenti. Il depauperamento socioeconomico conduceva alla dispersione scolastica con conseguenti crisi di valori etc. La casa da ottenere a prezzi calmierati era a volte un miraggio. Ma dato che la nostra città ha sempre dimostrato di avere un grande cuore, con discrezione ed effettiva capacità ha da sempre saputo coniugare la solidarietà con il volontariato. Ciò ha permesso negli anni successivi di contenere e sostenere abbastanza le situazioni critiche. Ora la pandemia da Covid-19 sta presentando un conto particolarmente salato anche nella nostra operosa città, con evidenti danni e ricadute di ogni genere. Le varie istituzioni preposte al sostegno e alla raccolta fondi conoscono molto bene il problema e se ne fanno carico con grandi capacità organizzative. Purtroppo osservano un numero sempre crescente di richieste tanto da essere loro stesse in difficoltà. Speriamo che le promesse di denaro giungano in maniera equa, per risollevare le sorti soprattutto dei più vulnerabili.

Già nel lontano 1967 il compianto Papa Paolo VI, ora Santo, denunciava nell’Enciclica Populorum Progressio che “la questione sociale è una questione morale”. Celebre la Sua frase di quel tempo, con cui vorrei concludere, lasciando alla riflessione di ciascuno il gravoso problema attuale.

“I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. La Chiesa trasale davanti a questo grido d’angoscia e chiama ognuno a rispondere con amore al proprio fratello.”  (PAOLO VI)

 

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