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Cultura

CORREZIONI NECESSARIE

RENATA BALLERIO - 30/04/2021

rodariLa terza settimana di aprile ha visto la celebrazione di ricorrenze fondamentali, importanti, irrinunciabili: la giornata della Terra, che coinvolge 193 Paesi, il 23 la giornata mondiale del libro e dei diritti d’autore, organizzata dall’Unesco, e la ricorrenza italiana del 25 aprile, Festa della Liberazione e testimonianza viva di quella che fu e deve rimanere la lotta contro la dittatura, ogni dittatura, per la democrazia. Evidentemente sono giornate molto diverse nella loro specificità. Accomunabili, però, non solo dalla doverosa riflessione storico-culturale ma anche dal loro significato educativo e informativo. Anzi formativo. E vengono in mente le parole della saggezza antica: Educa i bambini e non avrai bisogno di punire gli adulti. Certo dipende dall’educatore e dall’uso: le dittature ne fecero un uso drammaticamente distorto. Qualcuno potrebbe definire l’effetto di questo imperativo una illusione. O forse un’utopia. Una vera utopia che è la forza di rendere possibile quello in un certo momento sembra impossibile. Proprio per questo, mai come ora è bello riscoprire la visione ottimistica, che poi è scelta politica, di Gianni Rodari.

In questa prospettiva il prezioso libretto “La scintilla dell’utopia”, pubblicato nel 2020 dalle edizioni San Paolo, rappresenta una guida indispensabile. E non sarà un caso che l’autrice Alice Bigli, organizzatrice dal 2008 del Mare dei Libri, Festival dei ragazzi che leggono, è una instancabile formatrice dei temi della pedagogia della lettura. “Vorrei che tutti leggessero” – sosteneva Rodari – “non per diventare letterati o poeti, ma perché nessuno sia più schiavo”. Lungo sarebbe l’elenco delle schiavitù attuali: i pregiudizi, le pigre abitudini, il consumismo, le chiacchiere inutili. Schiavi di un pensiero dominante.

Attraverso la lettura da adulti delle opere di Rodari – non solo le favole, ma poesie, i romanzi meno noti, i lucidamente appassionati articoli giornalistici – si può addirittura riflettere come in un inscindibile unicum sui temi delle tre giornate. Un buon esercizio di responsabilità civile. Alice Bigli ha, infatti, sottolineato, come “nei testi di Rodari, se riletti, ponendo attenzione alla continuità e alla coerenza dei valori, si nota un richiamo continuo all’impegno individuale”. Impegno nelle parole (e non solo in occasione delle ricorrenze), impegno nei fatti della vita che siamo chiamati a vivere. Ha ben detto Giuseppe Carcano, dirigente dell’Ufficio scolastico Provinciale di Varese, che “sulla cattedra del maestro Rodari non mancavano mai il quotidiano e i libri che stava leggendo in quel periodo, non certo per darsi arie da intellettuale ma per mostrare ai più giovani la bellezza e la ricchezza della cultura, della necessità…di superare i propri limiti, di andare oltre, di spalancare loro un mondo nuovo e più aperto, pronti a partecipare alla ricostruzione dell’Italia che di lì a pochi anni li avrebbe visti protagonisti”. Significative le parole di Carcano, prefazione ad un libretto curato da Chiara Zangarini sul registro di una classe della terza elementare di Uboldo dove nacque la Fantastica. Profetica la visione sulla scuola di Gianni Rodari, capace di accendere “scintille di utopie”. E lo sguardo educativo non può prescindere dalla volontà necessaria di pensare al futuro. Per questo non si ripeterà mai abbastanza che il maestro-scrittore-giornalista Gianni, non può essere considerato soltanto il geniale inventore di alcune delle “più belle favole del Novecento” ma colui che stimola creativamente e criticamente il nostro pensiero. E dovremmo farlo ogni volta che c’è una celebrazione, come lo sono state le tre giornate di aprile. Dovremmo essere tutti come l’uomo “che andava per terra e per mare in cerca del Paese senza errori”. Rodari continua a ricordarci che non lo trovava e per questo gli suggeriva di fermarsi e “di tutti quegli errori correggerne un po’”. In fondo è quello che ci ricordano i grandi, irrinunciabili anniversari.

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