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Noterelle

SE RESTI SOLO

EMILIO CORBETTA - 07/05/2021

pauraUn mio conoscente, con cui sono abbastanza intimo, mi ha fatto questa confidenza: lui sta facendo in Ospedale, in un reparto d’alto livello terapeutico e scientifico – come viene considerato sul territorio nazionale – una terapia che è iniziata con infusioni settimanali di un farmaco personalizzato, misurato per lui. Le infusioni passano poi a ritmi quindicinali e quindi mensili. Tutto bene: ora è giunto a quest’ultima fase. Suo timore è che, quando avrà terminato anche questo ciclo, verrà abbandonato dal medico che ora lo sta seguendo con passione ed assiduità: non lo vedrà più. Sarà nuovamente solo. Lui questo medico lo sente suo protettore, il suo “ombrello” …. Immagine discutibile? Non molto elegante, ma rende bene l’idea del suo stato d’animo. Non sarà così, ma a certe sensazioni inconsce non è facile sottrarsi.

La paura dell’abbandono! Spiacevole e innata sensazione: l’abbiamo fin dalla primissima infanzia, quando il neonato piange angosciato per richiamare l’attenzione della madre, perché sente la necessità del suo calore materno e ovviamente del suo latte. Anche quando è più grandicello, il bimbo sta bene se si sente protetto dai genitori. Ho davanti agli occhi l’immagine di un ambiente affollato in cui un bambino solo piangeva disperato urlando: “Mi hanno abbandonato!” In effetti cosi non era, perché i suoi lo stavano cercando angosciati. Il tutto si è risolto poi grazie alla organizzazione del sito ed alla buona volontà di alcuni frequentatori, ma questo piccolo evento indica bene il bisogno di sentirci protetti, anche da adulti. Tutto così semplice? No, perché entrano in gioco numerosi altri fattori. In certe età, ad esempio, questo sentimento è meno vivo tanto che molti preferiscono vivere in condizione di “single”, ma poi con l’arrivo della senilità tutto cambia.

Particolare momento è l’età adolescenziale, momento in cui il soggetto sente prossimo il distacco dalla famiglia. Questa è una delle cause che complicano la vita degli adolescenti: si va istintivamente a cercare aiuto da amici oppure da adulti, fuori dalla famiglia, che con le loro parole diano sicurezza e conforto di fronte a problemi che si presentano, ma che non puoi o non vuoi affrontare con i genitori. Cerchi il branco, come da qualche tempo si usa dire.

Non sto dicendo novità: tutti noi abbiamo vissuto o stiamo vivendo questi disagi legati all’età e ognuno di noi li affronta in modo personalizzato, ma comunque il bisogno di aiuto, di protezione c’è. Purtroppo le esperienze precedenti non ti aiutano per le successive: tutto è sempre nuovo. Quanto accaduto nell’adolescenza non aiuta nell’età matura e poi nella senilità. Ricordo un altro episodio: un’altra mia conoscente quasi disperata, sconfortata nei confronti della dottoressa di base all’epoca del primo lockdown. Lei cercava aiuto, un dialogo, una medicina ma la dottoressa si schermiva per la necessità di difendersi da quel contatto diretto, perché allora, nei primi momenti, non si avevano a disposizione i mezzi per controllare il pericolo del contagio. Da una parte e dall’altra bisogno di protezione? Forse.

Necessità di essere protetti, di non sentirsi soli, di sentirsi uniti agli altri, oserei dire d’affetto, di fronte ai momenti della vita? È un bisogno ancestrale, eppure certe persone con doti e passioni (diciamo così) superiori “devono” essere soli: penso a scienziati, penso ad artisti, penso ad asceti, ai sacerdoti che non si sposano. Ma qui il discorso si fa molto complicato. Va a finire che noi cerchiamo la protezione nella società e nelle sue istituzioni, tra cui ad esempio l’organizzazione della sanità o, in certe situazioni di povertà, cerchiamo anche assistenza materiale per poter vivere, per “tirare avanti”.

Siamo in grado di costruire una società capace di rispondere a queste esigenze? La desideriamo ma di fatto la realtà è diversa, specialmente in molte terre povere, e permane in noi la sensazione di mancanza di aiuti e sostegni, salvo avere attorno a noi un nucleo famigliare solido. Solo degli affetti veri e profondi possono contrastare la paura dell’abbandono come quando eravamo bimbi.

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