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Libri

DON GENIO

CESARE CHIERICATI - 14/05/2021

giussaniGià la fotografia di copertina anticipa, in qualche modo, i toni pacati del nuovo libro di Robi Ronza: “Luigi Giussani Comunione e Liberazione & oltre”, Edizioni Ares. È una bella immagine, scattata nell’autunno del 1976, che ritrae Giussani e Ronza impegnati in una conversazione mentre sono in cammino lungo un sentiero boscoso. La foto in qualche modo racconta il rapporto umano e intellettuale, già allora fecondo e aperto, tra il fondatore del movimento di Gioventù studentesca – poi Comunione e liberazione – e il giornalista – saggista che proprio in quella lontana stagione aveva realizzato un primo libro intervista con Don Luigi Giussani. Un testo oggi disponibile in un’edizione più corposa intitolata “Il movimento di Comunione e Liberazione 1954-1986”. Rintracciabile nel catalogo della BUR/Saggi, permette di riandare alle radici del movimento e alla sua crescita impetuosa, non priva di difficoltà, perplessità e riserve, all’interno della Chiesa e della società italiana nell’arco dei suoi primi decenni di vita. A distanza di tanto tempo Ronza ha avvertito l’urgenza di dar seguito a quel primo bilancio con un nuovo dinamico lavoro di notizie, di analisi, di riflessioni personali attraverso le quali colloca Don Giussani ben oltre il ruolo di geniale educatore di giovani dentro la scuola italiana della seconda metà del novecento. È lo stesso Robi Ronza a chiarire del resto, in una nota apparsa sul suo blog, gli obiettivi del suo ultimo lavoro: “ spiegare a chiunque per quali ragioni CL sia un’ottima porta per entrare nella Chiesa e andare a vedere se quanto propone funziona; far scoprire che Giussani, il suo fondatore, è tuttavia più grande di questa sua pur principale opera, è un dottore della Chiesa e merita di essere riconosciuto come tale; mettere bene in luce come -molto anche grazie a Giussani e alla sua opera – stia diventando sempre più chiaro che il mondo contemporaneo non è un problema per i cristiani, né tanto meno i cristiani sono un problema per il mondo contemporaneo. Trattandosi del gruppo sociale che dà e che testimonia con maggior forza la speranza, ossia la principale materia prima del progresso, i cristiani sono anzi una risorsa civile primaria ai fini del superamento della crisi epocale in cui ci troviamo”. Obbiettivi largamente raggiunti dal libro che si propone al lettore come una sorta di guida offerta “a chi voglia conoscere o riconoscere Giussani percorrendo un itinerario segnato sia dal racconto di esperienze e di incontri che da suggerimenti di lettura”.

 Di grande interesse, sia per chi lo ha conosciuto o in qualche modo comunque incontrato sia per chi è arrivato dopo di lui, è l’ampio capitolo dedicato ai maestri e alle figure di riferimento del suo itinerario di vita, di fede e di studi. Tra i più importanti John Henry Newman, Romano Guardini, Reinhold Niebuhr, Henri de Lubac, Hans Urs von Balthasar, il grande teologo di Basilea. Tra Giussani e il pensatore elvetico si creò una lunga e costruttiva consuetudine di incontri, di riflessioni e di fraterna amicizia.

Il volume affronta tutti i principali temi attorno ai quali il movimento ha sviluppato le proprie battaglie ideali e culturali: il rapporto sempre controverso tra fede e politica, il tema fondamentale della libertà, il contestato monopolio statale della scuola pubblica. Una ricognizione particolarmente interessante è quella dedicata al Meeting di Rimini, la manifestazione culturale più importante, promossa dal lontano 1980, di cui Ronza è stato per molti anni portavoce ufficiale. Viene peraltro da lontano anche la sua lunga avventura nel movimento, viene da un pomeriggio dell’autunno del 1955 trascorso, su proposta di un amico, ad ascoltare Don Luigi Giussani nella sala conferenze della Casa della cultura di Piazza Beccaria di Varese, sopra l’allora noto ristorante “da Vittorio”. Il giovanissimo Robi, allora allievo del Liceo classico Cairoli, di famiglia laica e di consolidate tradizioni risorgimentali e resistenziali (il padre Luigi fu il primo comandante militare partigiano del Varesotto) fu colpito “dall’intelligenza e dall’ acume di Don Giussani – ricorda – ma anche dalla sua straordinaria capacità di attenzione per l’altro, per chiunque altro avesse di fronte. Quando parlava con qualcuno era a lui che prestava attenzione e si stava totalmente dedicando, grande o piccolo, amico o mai visto prima, famoso o sconosciuto che fosse…credeva fermamente in ciò che diceva e dava testimonianza di vivere grazie alla fede in Cristo una vita appassionata e piena”.

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