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Politica

QUIRINARIE FUORVIANTI

GIUSEPPE ADAMOLI - 27/05/2021

draghimattarella“Chi entra Papa in conclave, ne esce cardinale”. Vale anche per il Quirinale ed è stato confermato da quasi tutte le dodici elezioni dei Presidenti della Repubblica da De Nicola fino a Mattarella.

È da notare che mai il Presidente eletto era stato il Deus ex machina della politica o del governo. Non lo era stato, ad esempio, Mattarella, e nemmeno le due personalità che sembravano alla vigilia favorite: Giuliano Amato e Pier Ferdinando Casini. Entrambi, peraltro, avrebbero potuto essere dei buoni Presidenti.

È sbagliato associare il destino di Mattarella a quello di Draghi il quale può restare benissimo in sella con un altro Presidente oppure cadere con Mattarella ancora al Quirinale poiché il suo destino dipende dal Parlamento come si è visto, e non poteva che essere così, nel caso di Giuseppe Conte.

Fuorviante è la discussione fra quale delle due altissime cariche sia la più importante essendo totalmente diverse. Il capo dello Stato è l’arbitro e l’equilibratore della vita della Repubblica. La Costituzione ha circoscritto così le sue competenze e solo l’instabilità politica dagli Anni Novanta in poi lo ha reso più forte come dimostrano le esperienze di Giorgio Napolitano e dello stesso Mattarella.

Anche il Presidente del Consiglio ha meno poteri di tanti suoi colleghi in Europa. Questa è un’altra conseguenza impressa nella Costituzione dalla paura del fascismo e dell’uomo forte. Tuttavia, soprattutto nelle gravi emergenze, il capo del governo può diventare il perno fondamentale e quasi intoccabile di tutto il quadro politico come sta accadendo oggi con Draghi.

Curioso il caso Draghi, chi lo vuole mandare al Quirinale sembra molto più spinto dalla voglia di toglierlo da Palazzo Chigi. La domanda vera è in quale ruolo servano di più il suo prestigio e la sua autorevolezza internazionale.

Per l’Italia è il capo del governo – e non il Presidente come in Francia – che partecipa ai vertici europei. È il capo del governo l’autore e il garante del Recovery Plan italiano e della sua attuazione che durerà per anni. È sempre Draghi che dovrà presiedere all’elaborazione delle riforme legate all’esborso dei finanziamenti europei.

Ed è lui che deve favorire – un altro esempio dei tanti – il salto di qualità che l’Europa dovrebbe compiere sul patto per la migrazione e l’asilo dei migranti che saranno il dramma dei drammi di questa estate. Da questo punto di vista è essenziale che la credibilità europea ed europeista di Draghi siano al servizio del governo.

Il no di Mattarella ad un secondo mandato è certamente sincero come può testimoniare chiunque lo conosca o lo abbia conosciuto ma come finirà lo sapremo solo all’ultimo momento. Potrà anche essere Draghi il nuovo Presidente ma c’è da augurarsi che ciò non avvenga per sua volontà e su sua iniziativa. La stima verso di lui diminuirebbe moltissimo.

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