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Artemixia

IN BALERA CON L’ÉTOILE

LUISA NEGRI - 04/06/2021

fracci“Ci sono incontri destinati a rimanere per sempre nell’album dei personali ricordi. Attimi di vita che non si possono dimenticare”.

La persona che mi racconta, aprendo lo scrigno memoriale di un’intera esistenza, di momenti così ne ha conosciuti davvero tanti.

Alfredo Pellini è nato e ha vissuto nella provincia di Cremona per diverse stagioni, quelle spensierate dell’infanzia e della giovinezza. Si è poi trasferito in Varese, città più vicina al capoluogo lombardo. Dove non sono mancati importanti contatti di lavoro.

Il mondo frequentato era l’universo milanese della moda, la professione quella di coiffeur di livello: spesso presente in occasione di sfilate di moda ed eventi  legati alla bellezza. Che lo portarono a lavorare per diverse estati anche in Costa Smeralda. Qui gli era capitato persino di recarsi a pettinare l’Aga Khan, nel privato dello Yacht personale. Uno dei tanti incontri. Ma sotto il suo pettine- a volte anche le forbici- erano finite Gigliola Cinquetti, Milva, Ottavia Piccolo, Mariolina Cannulli, che proprio con lui passò dai famosi boccoli al corto, e Ornella Vanoni, Mia Martini e tante altre artiste

Partono forse da qui i più bei ricordi?

“Veramente ne ho di più indietro nel tempo, sempre indimenticabili. Comincia tutto da Vescovato, dove sono nato e ho iniziato la mia attività di parrucchiere. Mia madre, brava magliaia e donna pratica, mi aveva consigliato di scegliere questo lavoro. E io avevo pensato che non mi sarebbe affatto dispiaciuto. Mi si è aperto un mondo”.

Mina, ad esempio. Abitava a Cremona e Alfredo la vedeva passare davanti al suo negozio ogni giorno.

“Aveva fatto un percorso di vita inverso al mio, che da Cremona sono a venuto a Varese. Lei, nata a Busto Arsizio, da Varese era passata con la famiglia alla città del torrone e dei violini, dove peraltro erano le radici familiari”.

Come la ricorda? 

“Era bella, spigliata e sorridente in compagnia. E bravissima. Aveva esordito nei locali pubblici, che fungevano da balere, come Baby Gate, così la chiamavano, e poi sarebbe diventata la cantante che tutti conosciamo. Si era innamorata di un ragazzo che giocava a calcio, Daniele Parolini”.

È destino che Cremona vada a braccetto con la buona musica. E il ricordo che ora insegue il nostro intervistato, documentato da una bella fotografia in bianco e nero, è però quello di Carla Fracci.

 “Da giovane con la sorella Marisa, anche lei allieva di ballo alla Scala, veniva a Vescovato a trovare i parenti. La nonna materna Angelide abitava nella campagna di Volongo, e le due sorelle erano sfollate lì da Milano durante la guerra. Erano prime cugine di un ragazzo che aveva sposato una mia cugina. La sera si andava tutti in balera, in compagnia. Posso dire di avere fatto anch’io qualche giro di pista con le sorelle Fracci. Le loro visite erano destinate a rimanere nel ricordo e nella suggestione dei compaesani. Quando Carla comparve per la prima volta, anni dopo, in diretta televisiva alla Scala, tutto il paese si portò in piazza, davanti allo schermo”.

Tornò più da allora?

“A volte faceva improvvise comparse. Soprattutto ricordo che venne qui proprio prima del matrimonio con il marito Beppe Menegatti. Si era portata in casa del cugino per sottrarsi alla curiosità delle persone. Sicuramente quel paese che ha sempre guardato a lei, proprio come si guarda a una Stella, le garantiva un po’ di riservatezza”.

Lei poi ha portato la sua attività di coiffeur altrove, ma il destino ha voluto che vi reincontraste .

Com’era andata?

“Ero amico della giornalista varesina Luisa Binacchi: fu lei a propormi di pettinare Carla per un servizio su Oggi in occasione di una première. Dovevo recarmi proprio nella casa milanese di Via del Gesù, dove la Fracci avrebbe provato gli abiti di Balestra, suo grande amico. L’incontro fu cordiale: con una persona accogliente, che metteva l’ospite a proprio agio. Ricordo che Indossava un’elegante vestaglia da camera.

Devo dire che, nonostante l’importanza dell’abitazione e della stanza personale in cui aveva scelto di realizzare il servizio- c’erano opere di artisti di fama suoi amici- ebbi l’impressione di sentirmi come a casa mia” .

Che acconciatura le fece?

“Manifestò subito il desiderio di non cambiare la sua consueta pettinatura. Era abituata a raccogliere da sé i suoi lunghi capelli, lisci e scuri, come ogni ballerina classica sa ben fare. Non osai naturalmente forzare la sua volontà, la gentilezza dei modi, il garbo del suo dire. E sicuramente quella spiccata capacità di individuare per sé lo stile più giusto. Mi disse ridendo: vedrà che alla fine non mi avrà pettinato in modo molto diverso da quanto faccio di solito, quasi a scusarsi di non poter assecondare il desiderio di mostrare, a mia volta, la mia piccola parte di arte”.

“E lei? “Io me ne guardai bene dal contraddirla. E evitai di utilizzare dei piccoli fermacapelli che avevo preparato da prima “.

“Quanto durarono le prove?

Furono ben quattro ore di prova e fotografie e lei sempre elegante, misurata, paziente.

Fu un grande privilegio, quello di aver avvicinato l’étoile del teatro alla Scala e la più grande ballerina del ventesimo secolo, anche l’America la adorava.

“Sì, era il periodo in cui Carla Fracci, la grande interprete di Giselle che ballava in coppia con Nureyev, era in auge in tutto il mondo. La mattinata era stata impegnativa, eppure il tempo era sembrato breve, grazie alla sua ospitalità. Non ha mai posato in quelle ore da diva. Niente capricci e tanta eleganza nei modi”.

 Le ricordò quelle sue apparizioni in balera?

 “Sì, glielo dissi mentre le acconciavo i capelli, e lei aveva sorriso felice, pensando a quegli anni così lontani.

La sua morte, non lo nascondo, mi ha molto commosso. Proprio per quell’incontro, che mi è rimasto nel cuore da sempre”.

Mia madre- ha dichiarato nei giorni scorsi il figlio Francesco Menegatti, confermandone la benevolenza verso tutti- si è spenta con sguardi d’amore.

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