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Storia

PIETRO È QUI?

SERGIO REDAELLI - 25/06/2021

Il mausoleo di Sant'Elena a Roma

Il mausoleo di Sant’Elena a Roma

Dove è sepolto San Pietro? Sotto l’altare della basilica vaticana dove da secoli la cristianità gli tributa la propria devozione? O nella catacomba di Tor Pignattara, alla periferia di Roma lungo la via Casilina, l’antica via Labicana, intitolata ai martiri Marcellino e Pietro vittime della persecuzione di Diocleziano? In quel luogo l’imperatore Costantino fece costruire una basilica oggi scomparsa e la tomba per sé (che poi non utilizzò perché morì a Costantinopoli e là è sepolto) e per la madre Elena. La risposta non è scontata. Da una parte la posizione ufficiale della Chiesa, dall’altra la recente indagine di tre studiosi dagli esiti sorprendenti.

Autori dell’inchiesta Liberato De Caro del Consiglio nazionale delle ricerche di Bari, Fernando La Greca docente all’Università degli studi di Salerno ed Emilio Matricciani del dipartimento di elettronica, informazione e bioingegneria al Politecnico di Milano. Secondo i loro studi le spoglie dell’apostolo si troverebbero proprio nella catacomba dei santi Marcellino e Pietro Ad Duas Lauros, una città sotterranea di 18 mila metri quadrati nei pressi del mausoleo di S. Elena a Tor Pignattara. Vi furono trasferite alla metà del III secolo, nel 258 d.C., dalla tomba originaria sul colle vaticano per sfuggire ai saccheggi pagani.

I tre studiosi ne parlano nel saggio The Search of St. Peter’s Memory ad catacumbas in the Cemeterial Area ad Duos Lauros in Rome, pubblicato nella rivista scientifica Heritage e rilanciato dal giornalista Antonio Socci con una serie di articoli sul quotidiano Libero e sul proprio blog. Una tesi “ufficiosamente” contestata da fonti vaticane con un’intervista concessa a Vatican News dal professor Vincenzo Fiocchi Nicolai del Pontificio Istituto di archeologia cristiana. Secondo il quale i tre studiosi sarebbero incorsi in un grossolano errore storico: la catacomba da essi indicata, alla metà del III secolo non esisteva ancora.

La tradizione cattolica fissa al 29 giugno del 67 (o 64) d.C. il giorno del martirio dell’ex pescatore di Galilea destinato a diventare patrono e primo vescovo di Roma. Il supplizio avvenne durante le persecuzioni di Nerone seguite all’incendio della città nel 64 d. C., di cui l’imperatore accusò i cristiani. Pietro fu crocifisso a testa in giù, come egli stesse richiese sentendosi indegno di morire come Gesù. Fu sepolto sul colle vaticano dove secondo il Liber Pontificalis del VI secolo, che raccoglie le vite dei papi, l’imperatore Costantino, convertito al cristianesimo, fece erigere nel IV secolo la chiesa poi trasformata nell’attuale basilica di San Pietro.

La Depositio Martyrum, una raccolta di testi antichi, spiega che le spoglie mortali del primo papa furono spostate ad catacumbas per sottrarle alle persecuzioni e ai rischi di profanazione, in un luogo al terzo miglio della via Appia comunemente associato alle catacombe di S. Sebastiano. Poi riportate sul colle vaticano dove, in più occasioni, si è cercata la prova regina del sepolcro di Pietro. Finché, nel 1939, Pio XII promosse gli scavi sistematici che nel 1950 portarono alla scoperta di un frammento d’intonaco (cm 3,2 x 5,8) proveniente dal cosiddetto “muro rosso” sotto l’altare maggiore della basilica con la scritta Petr(os)eni, Pietro è qui.

L’edicola funeraria era vuota e solo quindici anni più tardi, al tempo di Paolo VI, l’archeologa Margherita Guarducci trovò i resti dell’apostolo in una cassetta conservata nelle Grotte Vaticane contenente ossa umane, brandelli di porpora, terriccio e monete. Le reliquie, fu la sua spiegazione non da tutti accettata, erano state tolte dal sepolcro per salvarle dalle infiltrazioni d’acqua. Questa la versione ufficiale ora messa in discussione. Che cosa affermano, in sostanza, i tre studiosi? Intanto che non si può escludere che le spoglie di Pietro siano state spostate più di una volta dal colle vaticano per le scorrerie dei barbari, quindi anche sulla via Casilina.

Che nel Calendario Romano dell’anno 354 la commemorazione di San Pietro era ad catacumbas e non sul colle vaticano. Che l’unica basilica certamente fatta costruire da Costantino è quella sopra la necropoli dei santi Pietro e Marcellino (con i due nomi invertiti) e Pietro sarebbe proprio il principe degli apostoli, accanto al quale l’imperatore voleva essere sepolto con la propria madre. Che nella catacomba esistono un’epigrafe della metà del IV secolo e un affresco che si riferiscono a San Pietro che regge un cartiglio. E che un complicato calcolo di misure geometriche porta al cubicolo di 10 mq, inesplorato, con l’affresco di Pietro. Forse la sua tomba.

Sono solo coincidenze? I tre studiosi chiedono agli archeologi di verificare le loro ipotesi. Ma Fiocchi Nicolai storce il naso: “Le spoglie di Pietro, anche se furono traslate in catacumbas al III miglio della via Appia, si trovavano di certo nel luogo di sepoltura originario sul colle vaticano quando fu costruita la basilica. L’imperatore non avrebbe sostenuto gli enormi costi e i problemi giuridici e logistici di tagliare un colle per far coincidere il sepolcro con la zona del transetto senza la certezza che vi si trovassero le venerate reliquie. Infine – aggiunge – nel 258 d.C. la catacomba della Labicana non esisteva ancora. Risale al IV secolo inoltrato”.

L’incertezza sul sepolcro, in ogni caso, non incide sulla devozione dei fedeli che con San Pietro hanno un rapporto intenso e consolidato. Se la tomba non è sicura, c’è sempre la grande statua bronzea benedicente da omaggiare nella navata centrale della basilica vaticana. Fu fatta forse costruire da Leone Magno nel V secolo con il materiale ricavato da una statua di Giove. Secondo un’altra ipotesi è opera del senese Arnolfo di Cambio. Per i pellegrini è una figura familiare e venerata con affetto: gli strofinano il piede destro con le mani e prima del covid lo baciavano fino quasi a consumarlo.

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