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Opinioni

COMPITI A CASA

ARTURO BORTOLUZZI - 25/06/2021

transizioneC’è bisogno che le svariate forze presenti in città sappiano attrezzarsi adeguatamente fin da subito per essere pronte a poter attuare quanto prevede il PNRR. Questo in primo luogo per poter perseguire un interesse collettivo.

Il palazzo comunale dovrebbe chiedere ad ANCI che i Comuni lombardi abbiano a pretendere che la Regione Lombardia e le Province lombarde, si preparino a svolgere i compiti per poter realizzare in modo avveduto quanto predisposto da parte del Governo. Quest’ultimo non deve sentirsi a posto per aver fatto approvare dal parlamento il piano di azione, ma deve fare molto di più. Come ha infatti condivisibilmente scritto il professor Gioacchino Garofoli, “Dovrà essere deciso e programmato a livello locale e regionale. Non solo interventi nelle aree metropolitane e nelle aree urbane, ma anche nelle aree interne, nelle aree semiperiferiche e nelle periferie urbane. Occorre, dunque, una conoscenza minuta e dettagliata dei problemi e delle specificità territoriali e, soprattutto, occorre rafforzare la capacità di mobilitazione degli attori e la capacità progettuale sui territori attraverso l’accompagnamento dei livelli di governo sovraordinato che dispongono delle competenze professionali necessarie. Ciò significa organizzare una co-progettazione tra i diversi livelli di governo ed è quanto la Francia dimostra di saper fare e di aver già avviato (cfr. “volet territories”, formazione di zone omogenee a livello spesso subprovinciale, nomina di un esperto responsabile per il coordinamento a livello territoriale, Agenzia di Coesione Territoriale e sistema della Banque des territoires – emanazione di BplFrance, gruppo Caisse des Depôts – che accompagnano e aiutano la progettazione dei progetti di sviluppo dei territori)”.

Un’altra questione, ricorda il professor Garofoli, “riguarda gli strumenti di intervento e i dispositivi tecnici sui quali non vi è grande tradizione in Italia, ove si tende a privilegiare strumentazioni tradizionali e non sempre coerenti (la gran parte degli incentivi fiscali e finanziari sono spesso inutili perché non modificano strutturalmente i comportamenti delle imprese e sono distribuiti su una massa troppo elevata di operatori e su un meccanismo burocratico e non programmatorio). Occorre definire i veicoli istituzionali (consorzi, Ats, …) in cui gli operatori possono essere partner della strategia nazionale e identificare le relazioni e le modalità del partenariato pubblico-privato (anche definendo, almeno sui progetti cruciali) “chi fa e che cosa”. Nella gran parte dei progetti dovranno collaborare grandi (o medio-grandi) imprese, piccole imprese, organizzazioni non profit, a cominciare da università e centri di ricerca. Ancora una volta l’esperienza francese dei Pôles de compétitivité, in cui queste diverse organizzazioni progettano e gestiscono assieme il loro pacchetto di investimenti sui territori (con un cofinanziamento pubblico nazionale), potrebbe essere utile”.

In generale da parte dei comuni italiani non si tiene conto della necessità che vengano attivati tutti gli strumenti necessari perché le diverse forze locali possano essere pronte a recitare un ruolo forte per l’attuazione del PNRR informando e mobilitando le forze locali.

A livello nazionale i Comuni sembrano pensare ad altro.

I sindaci delle Città metropolitane hanno chiesto un tavolo politico con il Presidente Draghi. Lo hanno fatto in un appello di cui sono firmatari, riuniti oggi nel coordinamento Anci dei sindaci.

Nell’appello, si ribadisce “innanzitutto la necessità di veder riconosciute direttamente ai Comuni e alle Città le risorse del Pnrr ritenendo insufficiente il ruolo riservato dal DL Governance e Semplificazioni, a Comuni e Città metropolitane.

I sindaci chiedono di partecipare direttamente e senza intermediazioni alla gestione di alcune missioni di progetti, rivendicando il fatto di aver dato in questi anni «ampia dimostrazione di saper gestire gli investimenti con efficacia ed efficienza».

I finanziamenti devono essere diretti e non necessariamente intermediati dalle Regioni, applicando modelli di gestione già sperimentati dal Governo in occasione del Patto delle Città Metropolitane e del Pon Metro.

E poi, riparti diretti con assegnazione automatica per classe demografica, stanziamenti a sportello su programmi nazionali e il finanziamento di progetti cosiddetti bandiera.

La Città giardino, potrebbe fornire poi delle proposte riguardo la transizione verde ed ecologica della società e dell’economia.

Per accelerare la svolta “green” contenuta nella missione, dedicata alla «Rivoluzione verde e transizione ecologica», il Piano nazionale di ripresa e resilienza mette sul piatto 59,5 miliardi di euro che salgono a quasi 70 miliardi. Le tematiche sulle quali il Comune di Varese dovrebbe far sentire la sua voce sono: transizione energetica e mobilità sostenibile, agricoltura sostenibile ed economia circolare, efficienza energetica e riqualificazione degli edifici, tutela del territorio e risorsa idrica, efficientamento energetico e sismico dell’edilizia residenziale e pubblica.

I Consiglieri comunali di Varese si occuperanno di questo?

 

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