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Opinioni

IL NOCCIOLO

ROBI RONZA - 02/07/2021

genderChe cosa può aver capito il vasto pubblico della vicenda relativa al disegno di legge Zan, tornato alla ribalta a seguito della nota inviata al governo italiano dalla Santa Sede? Che il governo vuole rendere il nostro Paese più libero e più moderno proteggendo la minoranza perseguitata degli omosessuali, dei trans-sessuali, dei bisessuali e così via; e che invece “il Vaticano” si oppone.

E che ancora una volta è scoppiata una battaglia tra la luce del progresso e le tenebre della reazione, ovviamente capitanata dalla Chiesa; e non c’è dubbio su da che parte debba stare ogni persona moderna e civile. In sostanza è questo il messaggio cantato in coro da tutte le maggiori reti radiotelevisive e dalla stragrande maggioranza della stampa.

È un’irritante sensazione di impotenza quella che viene quando, come in questo caso, si tocca con mano quale capacità di censura e di manipolazione dei fatti abbiano i gruppi di potere mediatico che oggi governano l’informazione nel nostro Paese (e anche altrove), ma così è. E per il momento non c’è niente da fare.

In realtà le cose non stanno affatto così e il nocciolo della questione è ben altro. In Italia, dove l’omosessualità non è più punita dalla legge sin dal 1890 (mentre in Germania continuò a esserlo fino al 1968/69, in Inghilterra fino al 1967 e in Scozia fino al 1981), non solo gli omosessuali non sono affatto oggetto di diffuse discriminazioni sociali ma anche le leggi vigenti già puniscono in modo adeguato chi eventualmente li discrimina e li maltratta. Non c’è per questo bisogno di alcuna nuova legge che anzi avrebbe la conseguenza paradossale di farne dei cittadini sotto specifica tutela, e quindi delle specie di minorenni a vita (cfr. Gay Pride: le richieste legittime ma superflue, il grande equivoco e le pretese autoritarie 28 giugno 2020).

In effetti, dicevamo, il nocciolo della questione è un altro, ossia i due articoli del disegno di legge Zan con cui si punta a imporre per legge come pensiero unico ufficialmente obbligatorio la filosofia cosiddetta del «gender», in forza della quale non c’è alcun legame tra orientamento sessuale e fisicità della persona, e ogni forma di sessualità è equivalente. In tale prospettiva si introducono norme che espongono chi afferma il contrario al rischio di denuncia e di condanna, e si stabilisce che in tutte le scuole si debbano introdurre momenti di insegnamento e di promozione della filosofia del «gender» da affidarsi ad associazioni lgbt (ossia che rappresentano lesbiche, omosessuali, bisessuali e trans-sessuali che si riconoscono in tale filosofia).

In forza del vigente concordato tra Santa Sede e Italia, il “Vaticano” ha fatto presente al governo italiano che così come è il disegno di legge Zan viola il concordato. In forza della possibile nuova legge, infatti, le scuole cattoliche paritarie sarebbero obbligate ad offrire corsi «gender» in pieno contrasto con la libertà riconosciuta alla Chiesa con il concordato. Osserviamo per inciso che parlare per questo di ingerenza della Chiesa negli affari dello Stato italiano è una sciocchezza. Si tratta infatti di un’iniziativa che la Santa Sede ha preso nel quadro di un trattato internazionale sottoscritto dallo Stato italiano.

Ciò fermo restando, non solo i cattolici ma chiunque abbia a cuore in Italia la libertà di pensiero, e quindi di educazione, ha poi tutte le ragioni e quindi tutto il dovere di mobilitarsi perché quella del «gender» non diventi la filosofia ufficiale della scuola statale italiana in tema di etica della sessualità. Non è una questione cattolica nel senso più riduttivo della parola. È una questione di libertà in generale, e prima ancora di buon senso. Certo però che se dai vertici della Conferenza episcopale italiana, Cei, venisse qualche segno di risveglio non guasterebbe.

www.robironza.wordpress.com

 

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