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Attualità

FRATELLI NEL COSMO

FLAVIO VANETTI - 02/07/2021

ufoC’era probabilmente troppa attesa nei confronti del rapporto della Direzione della National Intelligence statunitense sul fenomeno degli Ufo, o degli Uap (Unidentified Aerial Phaenomena) come adesso si preferisce denominarlo. La cosiddetta “disclosure” ben difficilmente avrebbe certificato che quegli oggetti – indiscutibilmente avvistati, e pure da soggetti del tutto credibili come i piloti dei jet militari – avevano/hanno a che fare con una sicura “firma” aliena. Se è vero che da anni è in atto una sorta di acclimatamento progressivo rispetto all’idea che non siamo soli nell’universo e che dobbiamo accettare il concetto di avere dei fratelli nel cosmo era evidente che il momento “ics” non fosse ancora questo.

Tra l’altro nelle pieghe del documento passato ai media si può notare una certa ritrosia ad approfondire, come se assecondare le disposizioni emanate dall’allora presidente Trump, che chiedeva appunto chiarezza sul tema, fosse una sorta di mal di testa da scacciare al più presto. Che ci sia pigrizia – un po’ come lo studente che deve preparare, senza grande trasporto, una relazione per il professore – o la volontà/necessità di non sbilanciarsi più di tanto perché la verità è più profonda e svelarla andrebbe probabilmente a ledere interessi che sono invece da tutelare, questo non lo sapremo mai. Di fatto si resta ancora in una sorta di limbo dal giorno del 2017 in cui Luis Elizondo, ex agente ed ex dirigente del programma segreto Aatip (Advanced Aerospace Threat Identification Program), raccontò al New York Times degli avvistamenti effettuati da piloti della US Navy di oggetti dai movimenti inconcepibili per le leggi fisiche a noi note. Da quel punto zero in poi ci sono stati aggiornamenti e aggiunte (si è anche detto che erano stati trovati dei reperti fisici, fatti con materiali sconosciuti), ma sono stati passettini e non veri passi in avanti. Probabilmente era previsto che tutto procedesse in questo modo: una cosa per volta, distillata con la dovuta parsimonia, ecco la regola aurea.

Peraltro nel testo del “Preliminar Assessment: Unidentified Aerial Phaenomena” – nove pagine in tutto: diciamo che non si sono sprecati – un paio di aspetti interessanti ci sono. Il primo è che questi 144 episodi che sfuggono alla classificazione sono reali: questo in verità era già stato anticipato dalla portavoce del Pentagono non molto tempo fa, ma adesso è scritto nero su bianco in un documento. La seconda cosa che balza all’occhio, preso atto che l’ipotesi che si tratti di velivoli russi o cinesi è solo accennata (era inevitabile: se avessero enfatizzato il concetto sarebbe stata una figuraccia sul piano della competizione tecnologica, non senza inquietanti riserve sulle capacità del sistema difensivo statunitense), è che non è esclusa la valenza extraterrestre di questi Uap, o degli Ufo, come tutti noi continuiamo a preferire che vengano chiamati. Il non poter escludere in modo assoluto che si tratti di velivoli alieni è l’unica novità – non ancora decisiva – su una strada che rimane ancora lunga.

Corriere.it

 

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