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Politica

QUADRO D’AUTUNNO

GIUSEPPE ADAMOLI - 23/07/2021

elezioniQuando ci leggeremo ancora fra più di un mese saremo in piena campagna elettorale per le comunali a Roma, Milano, Napoli, Torino, Bologna e altre città inclusa Varese. I risultati saranno molto importanti perché reali e non ipotetici come nei sondaggi.

Di più, a quel punto saremo in pieno “semestre bianco” nel quale non sarà possibile lo scioglimento del Parlamento e qualcuno paventa forti rischi di instabilità. Quale scenario avremo? Una risposta, almeno in parte attendibile, implica un’analisi della eccezionale situazione politica nella quale ci troviamo.

Molti osservatori affermano che abbiamo già conosciuto questo quadro alla fine del 2011 dopo le dimissioni di Berlusconi travolto dal crollo finanziario e con il governo di Mario Monti appena insediatosi, ma non è proprio così. Anche allora la maggioranza era ampia ma non comprendeva partiti tanto diversi e contrapposti come sono adesso centrosinistra e Lega. Oggi la forza nettamente maggioritaria, il M5S, è in fibrillazione con una tregua incerta e fragile. In più il centrodestra, probabile vincente secondo i sondaggi, si trova diviso fra un partito in maggioranza, la Lega, e uno altrettanto forte, Fratelli d’Italia, all’opposizione.

Eppure malgrado tutto ciò non mancano i motivi per pensare che sarà possibile mantenere questo precario equilibrio in condizione di non essere rovinosamente spezzato durante il semestre bianco.

Cerco di mettere in fila questi motivi cominciando dal primo scoglio in ordine di tempo. Il controverso ddl Zan sull’omotransfobia (al momento in cui scrivo non è dato sapere come finirà) non è materia di governo e ciò mette Draghi al riparo da pericoli imminenti.

I duecento miliardi di Next Generation EU hanno dentro una tale forza persuasiva che dovrebbe bastare a Draghi per superare lo scoglio della difficilissima riforma della Giustizia e anche di quelle molto problematiche sulla concorrenza e sul fisco. A questo riguardo il rischio prenderà eventualmente la forma di riforme troppo tiepide e non all’altezza delle necessità italiane.

Non è poi prevedibile che le elezioni per i sindaci segnino un trionfo per uno schieramento politico e un fallimento per l’altro destabilizzando l’intero contesto. D’altro canto la probabile delusione dei cinquestelle sarebbe un’incognita sulla loro tenuta parlamentare ma il delicato equilibrio fra Grillo e Conte dovrebbe resistere come risorsa di sopravvivenza. Anche il possibile modesto risultato delle forze centriste potrebbe piuttosto indurle a non giocare come moltiplicatori di fragilità e confusione pre-elettorale.

E veniamo al punto più decisivo che riguarda le due forze che – nella crisi non completamente risolta del M5S – rappresentano i due fulcri della reale alternativa. Il Pd, per vocazione e anche per un vero o presunto interesse elettorale, continuerà nella sua linea stabilizzatrice di governo. Mentre la Lega sarà interessata a guadagnare qualche credito di forza responsabile in Europa soprattutto dopo l’infelice patto sovranista sottoscritto con Orban, Le Pen e Meloni.

Resta in piedi l’ipotesi più insidiosa, che Draghi sia eletto al Quirinale spezzando il lavoro fatto fin qui. Un’ipotesi che lui stesso dovrebbe contrastare scegliendo di restare a Palazzo Chigi nell’interesse di tutta la nazione.

 

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