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Sport

FUTURO BIANCOROSSO

CLAUDIO PIOVANELLI - 23/07/2021

Stefano Amirante (Foto Città di Varese)

Stefano Amirante (Foto Città di Varese)

Vada come deve andare, Stefano Amirante, Stefano Pertile e Cesare Bonazzi hanno apposto il loro nome nel grande libro della più che centenaria storia del calcio varesino.

Due anni fa, dopo l’ennesimo fallimento della società biancorossa, presero il coraggio a due mani e pensarono di iscrivere la neonata Città di Varese al campionato di Terza categoria, proprio allo scopo di dare continuità a un passato che negli ultimi anni si era macchiato di troppi peccati. Dopo quel campionato fermato nel febbraio 2020 dalla pandemia, nell’estate 2020 si è materializzata la possibilità di iscriversi alla serie D grazie alla rinuncia del Busto ’81 di cui il Città di Varese ha in pratica preso il posto.

Nel frattempo, dopo la scomparsa di Cesare Bonazzi, che si è arreso a una brutta malattia, Pertile, primo presidente di questa nuova avventura, e Amirante, vicepresidente, si sono scambiati i ruoli e oggi l’avvocato varesino, esperto di diritto sportivo e già vicino al Varese 1910 ai tempi di Rosati e Laurenza, continua a operare “quasi a tempo pieno” per la sua “creatura”.

“L’idea di ripartire immediatamente dopo il fallimento dell’ultimo Varese – ricorda Stefano Amirante – è nata dalla passione e dalla consapevolezza, data dalla conoscenza del diritto sportivo, che ricominciare anche dopo un solo anno di sosta sarebbe stato molto più problematico. Ho coinvolto Pertile e Bonazzi ma eravamo anche curiosi di verificare la reazione della città che è stata molto positiva e ciò ci ha indotto a proseguire con entusiasmo. Sulla nostra pagina Facebook si può trovare il nostro programma: in estrema sintesi, potrei parlare di rottura con il passato e di uno sguardo verso il futuro”.

La scorsa stagione, quella appena terminata in serie D, è stata molto problematica e il Città di Varese è rimasto a lungo nelle zone basse della classifica, con l’incubo della retrocessione… “Nel giro di qualche mese – spiega Amirante – ci eravamo visti sbalzare dall’ultimo campionato dilettantistico, la Terza categoria, al primo campionato dilettantistico, appunto la serie D, e qualche errore è stato commesso. Personalmente, sino a novembre mi sono dovuto occupare degli aspetti burocratici legati al passaggio in serie D; poi, in corso d’opera, abbiamo cercato dei rimedi che abbiamo trovato. Non dimentichiamo che nello scorso campionato abbiamo subìto ben tre fermate obbligate a causa del Covid, con conseguenti due settimane ogni volta di blocco della preparazione, senza contare un numero impressionante di infortuni anche gravi. L’arrivo di Ezio Rossi in panchina è stato determinante e lui è il personaggio a cui abbiamo rinnovato la più totale fiducia in vista della ripartenza; è un allenatore che ha guidato squadre di ogni livello, dalla serie A sino all’Eccellenza, e alle conoscenze tecniche sa abbinare qualità umane che fanno la differenza. Rossi dice che il Varese è il suo Real Madrid, si è affezionato alla città, per prima cosa quando è arrivato ha voluto vedere il Sacro Monte…”.

Gira e rigira, la sopravvivenza a questi livelli del calcio biancorosso resta legata ad Antonio Rosati, il presidente che nel 2010 riportò il Varese in serie B a 25 anni dall’ultima partecipazione al campionato cadetto ma al quale molti attribuiscono anche i successivi guai del club (in verità, Rosati cedette le sue quote societarie nel 2013 a Nicola Laurenza con un Varese in piena salute sportiva e saldamente in serie B). “Per essere precisi – chiosa l’avvocato Amirante – dovremmo parlare dell’entourage di Antonio Rosati. Purtroppo il problema di Varese resta quello di sempre: grande entusiasmo, grande affetto, grande passione dei tifosi ma scarsissimo sostegno da parte delle aziende del territorio. E dire che a Varese e nelle zone circostanti le attività imprenditoriali anche assai floride non mancano…”.

Il programma di Stefano Amirante è chiarissimo, soprattutto alla luce dell’esperienza maturata dapprima nel Varese 1910 e poi nel Busto ’81: “Ho sempre pensato che nel Varese 1910 agli splendidi risultati sportivi ottenuti sul campo non avesse mai corrisposto una pari crescita dal punto di vista societario. Ecco, vorrei che al Città di Varese accadesse esattamente il contrario: è assolutamente necessario strutturarsi per avere dei buoni risultati sportivi; non è facile ma ci stiamo provando. Intanto abbiamo rilevato l’impianto delle Bustecche e abbiamo giù realizzato investimenti per circa 700/800 mila euro che testimoniano le nostre ottime intenzioni e il nostro sguardo rivolto al futuro. Lo stadio “Franco Ossola” è un po’ una polpetta avvelenata e con il Comune abbiamo concordato una sorta di contratto a gettone che ci solleva un po’ da un impegno economico altrimenti insostenibile. L’organico societario in vista della prossima stagione è ormai definito e penso che per il 9 agosto, data del raduno della squadra, anche la rosa dei giocatori possa essere al completo. Ebagua? Non so al momento se sarà ancora in biancorosso. Credo che, nel complesso, ci siano tutti i presupposti per essere ottimisti”.

Stefano Amirante non vuole tuttavia fare proclami: “Questa è la mia quarta stagione in serie D, la seconda a Varese – conclude – e credo di sapere che cosa serve. So, ad esempio, che non sempre vince chi spende di più e che a volte spendere molto senza vincere può comportare esiti molto negativi. Credo che tutti i progetti debbano avere un raggio temporale di due o tre stagioni, anche per giustificare gli investimenti fatti. Ed è questo anche ciò che mi sono prefisso con il Città di Varese”.

Intanto, la società biancorossa prepara un “colpo grosso” sul quale però vuole mantenere il massimo riserbo sino ai primi giorni di agosto. Sarà un personaggio di caratura internazionale che offrirà il suo contributo a livello organizzativo per far… correre più velocemente le strutture del club.

 

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