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Politica

RAFFORZARSI

EDOARDO ZIN - 17/09/2021

Europa Europe 3DScrivo queste note nel XX anniversario dell’attacco alle torri gemelle, un avvenimento che ha cambiato il corso della storia. Ricordo che davanti a quella impensabile tragedia, l’opinione pubblica era pressappoco unanime nell’identificare il male assoluto nel fondamentalismo islamico. Non solo gli Usa, anche l’occidente era concorde nel ricorrere alla forza della guerra. Oggi, ma non da oggi, quella guerra è persa. È persa come lo furono quelle condotte da russi e britannici per il controllo dell’Afghanistan nel XIX secolo, e poi quella dei sovietici nel decennio che terminò col collasso dell’URSS. Persa come fu quella degli Stati Uniti in Vietnam. Più persa, tutto sommato, di quella in Irak.

Su questo e su quel che è accaduto è già stato detto tutto: sull’irrevocabile decisione di Biden giusta nelle motivazioni, ma non nei modi, sull’instaurazione del regime talebano che ospita volente o nolente organizzazioni terroristiche, sul mancato coinvolgimento degli alleati che chiedevano il prolungamento di alcuni giorni per proseguire l’evacuazione dei più vulnerabili, sullo sfaldamento repentino del governo e dell’esercito, sul disprezzo talebano della dignità della donna. A me piace pensare al futuro. Che cosa accadrà ora? Soprattutto a noi europei.

La vicenda afghana ha messo in discussione la solidità del nostro rapporto con gli USA. Ha riassunto molto bene la posizione dell’UE la cancelliera Merkel che ha detto: “L’Europa deve riprendere in mano il proprio destino”. In poche parole, l’Europa deve dotarsi di capacità in grado di affrontare le crisi che la circondano in modo conforme ai propri interessi, possibilmente assieme agli americani, ma se necessario anche da soli. In che modo?

Si potrebbe creare una integrazione di politica estera a “cerchi concentrici”, mantenendo l’esistente, ma realizzando il nuovo con una maggiore condivisione di sovranità a partire dal nucleo di Germania, Francia, Italia e Spagna allargato sempre più ad altri paesi che volessero unirsi.

Vi sarebbero numerosi problemi da affrontare: anzitutto occorrerebbe allegare ai trattati già esistenti trattati aggiuntivi, aperti a chi voglia unirsi, come fu fatto per Schengen. In questo caso bisognerebbe superare la regola dell’unanimità, introducendo su questi nuovi trattati la regola della maggioranza qualificata. Il presupposto è che vi sia una forte volontà politica di condivisione su tali temi come ha recentemente ribadito a Ventotene il nostro Presidente della Repubblica.

Questo per l’avvenire. Il passato ci dimostra che dopo ogni crisi, l’Europa ne è uscita rafforzata: dopo la crisi di Suez, la Francia trasse le conclusioni di accelerare il processo d’integrazione europea; dopo pochi anni, il Trattato dell’Eliseo tra Francia e Germania pose un freno alle tendenze centrifughe di De Gaulle; nel 1971 l’abolizione della convertibilità in oro del dollaro, voluta da Nixon, spinse ad accelerare il processo che avrebbe portato alla moneta unica.

Non dimentichiamo anche le occasioni perdute: giusto 67 anni fa il trattato della Comunità Europea di Difesa (C.E.D.) era già stato ratificato dai parlamenti di quattro dei sei stati membri. Mancavano l’Italia e la Francia. Il governo Pella, prima di attendere di inviare alle Camere il Trattato per la ratifica, attendeva la ratifica francese. Invano da Sella di Valsugana, dal suo letto dove si sarebbe spento la notte del 14 agosto, De Gasperi inviava messaggi scritti per sollecitare Scalfaro, Piccioni, Rumor a chiamare a raccolta gli amici europeisti per far pressione sul presidente del consiglio francese Mendes France perché il trattato venisse approvato al più presto. Il 30 agosto il trattato fu bocciato dall’Assemblea Nazionale francese non per un voto sul testo, ma su un voto di procedura, voto tramato da De Gaulle. L’Europa non avrebbe avuto un esercito comune.

A Schuman, che non era più al governo, un deputato “europeista” che non apparteneva al suo schieramento e che lo invitava a continuare la difesa della C.E.D., egli rispondeva: “Il dispetto non è un riflesso politico. La politica del meglio peggio è la negazione di ogni politica”. Nella politica internazionale d’oggi, con l’indebolimento degli Usa e con un Europa non coesa, c’è il rischio che vi sia un ritorno a Trump o di qualcuno come lui. Prospettiva per la quale gli europei dovrebbero tenersi pronti. È venuto il tempo che l’Europa prenda un’ulteriore iniziativa per rafforzare la sua coesione politica.

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