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Attualità

VARESE, ORGOGLIO EUROPEO

GIANFRANCO FABI - 24/09/2021

Il JRC a Ispra

Il JRC a Ispra

Si parla tanto di Europa come elemento centrale per superare la crisi provocata dalla pandemia. Un’Europa che ha sospeso i vincoli del patto di stabilità, ha finanziato attraverso la Banca centrale le maggiori spese pubbliche di tutti i Paesi e ha varato quel piano Next Generation Eu da 750 miliardi destinato a sostenere le riforme e il rilancio delle economie. L’Italia, destinataria di oltre 200 miliardi, avrà un ruolo di primo piano e dovrà dimostrare di sapere utilizzare bene questi fondi per modernizzare il Paese e moltiplicare gli effetti positivi anche all’esterno.

Ma l’Europa è qualcosa di più di finanziamenti e sostegni, è qualcosa di diverso di come spesso viene dipinta, cioè come una costosa struttura controllata dai burocrati di Bruxelles. Non è così: e a Varese se ne ha da decenni la dimostrazione con realtà la cui presenza è forte e significativa.

Si tratta della Scuola europea di Varese e del Centro di ricerche di Ispra: due istituzioni di base tra le più importanti dell’Unione e che hanno trovato sede proprio nel Varesotto grazie alla lungimiranza e alla tenacia dei politici e degli amministratori negli anni ’50, in piena ricostruzione post-bellica e parallelamente alla firma dei trattati che hanno fatto nascere l’allora Cee, Comunità economica europea.

In via Montello la Scuola europea si è insediata nel 1960 ed è una delle 14 scuole di questo tipo, l’unica in Italia. Venne realizzata per ospitare gli alunni figli di dipendenti del Centro Comune di Ricerca di Ispra, ma si è aperta anche ai figli dei dipendenti delle società multinazionali presenti nel territorio e infatti è frequentata nelle sue cinque sezioni linguistiche (italiana, inglese, francese, tedesca e olandese) da quasi 1500 studenti di 47 nazionalità diverse.

Il Centro di Ispra è nato ancora prima, nel 1956, ma era originariamente del Comitato nazionale per le ricerche nucleari ed infatti la sua prima vocazione era per lo studio dell’uso pacifico dell’energia nucleare per la produzione di energia anche attraverso la realizzazione di un reattore sperimentale. Nel 1960 il centro è stato ceduto all’Euratom, l’ente europeo per l’energia atomica per l’istituzione del suo Centro comune di Ricerche.

Praticamente abbandonata la ricerca in campo nucleare, spenta nel 1985 la piccola centrale sperimentale, il Centro di Ispra si è trasformato ed è diventato uno dei sette centri di ricerca dell’Ue con il compito di fornire un sostegno scientifico e tecnico alla progettazione, allo sviluppo, all’attuazione e al controllo delle politiche di ricerca. È direttamente finanziato dall’Unione europea per garantire l’indipendenza delle attività di ricerca da interessi privati o dalle singole politiche nazionali.

In particolare il Centro, che ora si chiama JRC (Joint Research Centre), si interessa di protezione e sicurezza dei cittadini, ambiente e sostenibilità, salute e la protezione del consumatore, energia.

La provincia di Varese ha quindi due istituzioni che svolgono un ruolo importante nella formazione e nella ricerca. Due istituzioni presenti da oltre 60 anni e la cui presenza è data quasi per scontata e acquisita. E che invece meriterebbero di essere valorizzate con un più aperto legame con il territorio.

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