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Cultura

IO, SILVANO

SERGIO REDAELLI - 08/10/2021

copertinaÈ un “libretto”, per usare le sue parole, che racconta la vita di un ottuagenario e ha un titolo provocatorio, “Una persona alla mano” (edizioni Menta e Rosmarino): “Sì, perché quelli che non mi conoscono bene pensano che sia una persona burbera – sorride – e invece si sbagliano, non è così, chiedetelo alla mia nipotina Frida e alle mie allieve di tanti anni fa che mi danno del tu”. Il professor Silvano Colombo, 82 anni, l’uomo che ha studiato la bellezza a Varese in ogni sua forma, che l’ha raccontata nei libri e si batte per salvaguardarla, presenterà la propria autobiografia giovedì14 ottobre alle 18 nella Biblioteca di Palazzo Estense, nella sala Morselli.

O meglio a presentarla sarà Chiara Violini che nel 1996 prese il posto di direttore della Biblioteca Civica che era stato di Silvano Colombo e che ritiene il professore un insostituibile riferimento culturale. “Il libro ha un centinaio di pagine ed è in formato semi-tascabile – spiega Colombo che per l’occasione sarà intervistato dall’editore Alberto Palazzi e da Betty Colombo – Lo ha curato graficamente la mamma di Frida, mia figlia Elisa che è anche autrice della originale copertina. Avrebbe dovuto intitolarsi “Una persona in tasca” come un mio libro di qualche tempo fa, “Varese in tasca”, ma abbiamo optato per un titolo che renda l’idea di quello che sono”.

Dal nonno Enrico Bianchi erede della gloriosa tradizione campanaria varesina alla lunga direzione della Biblioteca comunale e dei Musei Civici di Villa Mirabello (dal 1965 al 1989), l’autobiografia racconta una carriera a dire poco luminosa. Silvano Colombo fu uno dei fondatori del liceo artistico Angelo Frattini nel 1969 e il docente di storia dell’arte: “Quando ci sono quattro o cinque teste che la pensano alla stessa maniera e sanno come fare, le cose funzionano – ricorda – Queste persone erano lo scultore Angelo Frattini, suo figlio Vittore primo direttore del liceo, il professor Eros Pellini, l’onorevole Giuseppe Zamberletti e io che dirigevo i Musei Civici”.

Scrittore, storico e critico d’arte, Silvano Colombo possiede lo spirito del divulgatore, facile da leggere e ricco di aneddoti. È autore di preziosi volumi che non dovrebbero mancare in ogni casa di Varese, libri sul patrimonio d’arte con particolare riferimento all’ambito religioso del ‘600. Ha scritto guide di turismo, monografie su Castiglione Olona e Castelseprio, ha raccontato il barocco, il Sacro Monte e i segni del ‘700 a Varese, i segreti di S. Vittore, i capolavori Liberty e i prediletti Caravaggio, Bodini, Baj e Giovanni Carnovali detto Il Piccio. Ha collaborato con Piero Chiara, Luigi Zanzi, Carlo Alberto Lotti, Vivi Papi e altri protagonisti della cultura varesina.

Un uomo che non ha paura di denunciare le brutture: “Il Grand Hotel abbandonato da decenni mi dà un’infinita tristezza. Passano le generazioni, le antenne tv restano lassù, non esiste un progetto politico e culturale, del resto la politica snobba i voti della cultura perché servono a poco”. E non ha peli sulla lingua con chi sbaglia: “Nel 1988 dirigevo i musei civici e prendemmo contatto con gli artisti sovietici. Era l’epoca di Gorbaciov e si aprivano rapporti interessanti che si sarebbero dovuti ripetere con la Cina. Proposi di farlo e un importante istituto della città, di cui taccio il nome per carità di patria, rispose: “Ma che cosa andiamo a fare in Cina?”. Un’occasione persa di far conoscere Varese all’esterno”.

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