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Editoriale

G PASS

MASSIMO LODI - 15/10/2021

candidatiSiamo nell’epoca della mediazione, imposta dall’emergenza virale. Per farvi fronte, ci si è dovuti unire, pur fra sensibilità politiche diverse. Ne è seguita l’opzione verso un premier estraneo ai partiti, da Mattarella individuato nell’arcitaliano Draghi. Corrispondendo alle attese, il prescelto ha fatto scuola. L’alleanza trasversale regge, i fuochi identitari dei partner di Chigi regolarmente si smorzano, l’esempio digrada dal centro alle periferie. Nella certezza che il compromesso può essere virtuoso senza scadere a compromissione.
Quel che vale a Roma, vale in periferia. Peraltro nelle municipalità dove le urgenze l’han chiamata, la collaborazione tra avversari non è mai venuta meno. Talvolta se n’è perfino prevenuto il ricorso, governando la cosa pubblica nel segno dell’avvedutezza. Ovvero: la maggioranza stabilisce e fa, la minoranza non viene esclusa dal processo decisionale. Quand’è il caso -e “quando” sta per “spesso”- la si coinvolge nelle determinazioni cruciali. Non roba da espediente tattico: da finalità strategica. Che pretende un sindaco vocato al ruolo, fornito di visione d’insieme e competenza dialogante. Una sorta di sacerdozio laico.
A Varese è capitato d’incrociare nel 2016 l’uomo ad hoc. Umile nel raccogliere il consenso popolare dopo il ventennio di primazìa leghista, tenace nel lavoro quotidiano di servizio all’istituzione, deciso a praticare le idee della sua parte elettiva, permeabile alle correzioni di quella avversa. Ha provato a essere il sindaco di tutti, anche se non tutti l’han riconosciuto come il loro sindaco. Ma le intenzioni, l’agire, il mood è stato questo. Una tendenza che ha preceduto il tracollare del Paese sotto i colpi della pandemia, e rivelatasi funzionale ad arginarla. La città ha proseguito nel percorso di rinascita, pur dovendolo frenare per cause esterne.
E dunque valutiamo l’opportunità/l’occasione di confermare un sindaco così. Non in uggia al competitor Bianchi, ma a beneficio della logica. Se Galimberti, nonostante le oggettive ambasce, ha avviato il processo rifondativo di Varese; se le opere in corso reclamano prosecuzione d’indirizzo per essere completate nel quinquennio a venire; se la rete amicale con gli amministratori lombardi, in particolare con l’omologo di Milano Sala, promette sinergie favorevoli, e idem dicasi circa l’entente cordiale a livello di Regione; se lo smagato accesso ai finanziamenti pubblici ci ha guadagnato erogazioni copiose, e d’analoghe si fa garante; se lo stile sobrio/pratico del personaggio incarna il Dna bosino, armonizzando garbo individuale, senso civico e storica eredità; se tali cenni di realismo sembrano persuasivi, quale razionale obiezione impedisce di rifiutare al titolare uscente di Palazzo Estense il G pass per rientrarvi?

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