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Attualità

INGIUSTIZIA FISCALE

ROBERTO CECCHI - 22/10/2021

catastoÈ difficile parlare di Catasto dopo settimane di pressione mediatica sul green-pass. Si discute solo di quello, facendo credere che l’ombelico del mondo stia lì e che la libertà passi dall’esibizione o meno di un certificato. Ovviamente, non è così e lo sanno bene anche coloro che urlano il contrario. Passa per tutt’altre strade e, proprio noi, lo sappiamo bene che cosa vuol dire riprendersi la libertà, quando abbiam dovuto liberarci dal fascismo. Ci son volute sofferenze infinite, guerre e morti per riguadagnarsi il diritto di parola e, adesso, non sarà certo un certificato – verde quanto si vuole – a farci credere d’averla persa. Però il dibattito lunare di questi giorni un merito ce l’ha ed è quello di ricordarci che bisogna stare sempre coi piedi ben piantati a terra e con gli occhi spalancati, per evitare le allucinazioni mediatiche e la faccia peggiore della politica. Quella che ammicca, traccheggia, si mostra e non si mostra, dice e non dice. Fa la faccia dura ma è solo cartapesta.

E la questione del catasto è una di queste, è un’altra allucinazione, perché adesso ci vorrebbero far credere che la razionalizzazione del sistema fiscale sia un altro male per il Paese e quella del catasto, in particolare, il male assoluto. Si minacciano le barricate se qualcuno dovesse provare a metter mano agli estimi catastali. Si sostiene a gran voce che con questa nuova riforma si vorrebbero aumentare le tasse agli Italiani, accrescendo quelle che siamo costretti a pagare. È vero? È falso? È un’altra fola? oppure stavolta ci sanno dicendo la verità? Bene. Il senso della riforma di cui si parla da un po’ (in realtà, se ne parla decenni) è scritto piuttosto chiaramente in un comunicato stampa della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 9 ottobre scorso, dove si dice “È prevista l’introduzione di modifiche normative e operative dirette ad assicurare l’emersione di immobili e terreni non accatastati. Si prevede, inoltre, l’avvio di una procedura che conduca a integrare le informazioni sui fabbricati attualmente presenti nel Catasto, attraverso la rilevazione per ciascuna unità immobiliare del relativo valore patrimoniale, in base, ove possibile, ai valori normali espressi dal mercato e introducendo meccanismi di adeguamento periodico. Questo intervento non ha tuttavia alcun impatto tributario. Le nuove informazioni non saranno rese disponibili prima del 1° gennaio 2026 e intendono fornire una fotografia aggiornata della situazione catastale italiana. Gli estimi catastali, le rendite e i valori patrimoniali per la determinazione delle imposte rimangono quelli attuali. Le nuove informazioni raccolte non avranno pertanto alcuna valenza nella determinazione né delle imposte né dei redditi rilevanti per le prestazioni sociali”.

Dunque, si parla di far emergere fabbricati non accatastati, si parla di rilevare il valore patrimoniale per confrontarlo con quello di mercato e si rimanda il tutto al 2026. È giusto? È sbagliato metter mano a tutto questo? le ultime stime parlano di 1,2 milioni di case sconosciute al Catasto “e il rapporto Sdgs (Sustainable Developments Goals) redatto dall’Istat per l’Agenda Italia 2030 presenta numeri allarmanti. Nel 2020 infatti nella media nazionale su 100 case nuove quelle abusive hanno rappresentato il 17,7 per cento, ma se si guardano i dati per macroregioni al Nord si scende al 6,1 per cento, mentre al Centro risulta il 17,8 per cento e nel Sud il 45,6 per cento, una percentuale che, se può consolare, comunque evidenzia una leggera diminuzione rispetto agli anni precedenti (Corsera, 7.10.21).

Son dati che parlano da soli. Dicono che nell’irrisolta questione catastale si annida un’altra enorme fetta di evasione fiscale. Per cui, paghiamo tanto sulla casa perchè qualcuno (in tantissimi) non paga affatto o molto poco. Dunque, si tratta di una riforma che ha il sapore della razionalizzazione di un sistema che è rimasto borbonico, fatto di privilegi per pochi e di esose imposizioni per altri. Per cui, chi urla contro la riforma del Catasto vuole che chi non paga continui a non pagare. Non vuole il bene del Paese, ma solo di alcuni. Si può anche comprendere che qualcuno abbocchi (come col green-pass), ma deve sapere che, rimanendo così le cose, non cresceremo mai né socialmente né economicamente. Saremo sempre guardati come una repubblica delle banane. E se adesso hanno smesso un po’ di farlo è perché abbiamo un Governo che è un governo.

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