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Editoriale

PLC

MASSIMO LODI - 03/12/2021

Un momento del convegno a Verona nell’ambito del Festival della Dottrina Sociale

Un momento del convegno a Verona nell’ambito del Festival della Dottrina Sociale

Monsignor Nunzio Galantino chiama alla reunion dei “laici capaci”. Cioè a un partito che accolga istanze disperse in vari movimenti, offra voce di sintesi a quanti la cercano senz’osare dirlo, guadagni autorevolezza d’insieme per interloquire col resto dello schieramento politico.

L’invito/la sollecitazione viene da Verona, Festival della dottrina sociale, dove il vescovo risponde alle domande di Luciano Fontana, direttore del Corriere della Sera. Chiarisce: nessuna ambizione di ridar vita a una nuova Dc, ipotesi irrealistica. E invece: volontà di far partecipare in modo corale, unitario, incisivo il mondo cattolico al futuro istituzionale del Paese. Dunque alle scelte di voto, alla composizione delle assemblee legislative, se del caso a formare un governo.

Esercizio accademico? Mica tanto. A proposito di dottrina sociale, Galantino spiega che, seguendola, si arriva -non si può non arrivare- all’obbligo d’un impegno fattivo e responsabile, d’avanguardia e fantasioso. Dichiara: non mi dispiacerebbe un partito d’ispirazione cristiana guidato (riecco l’incipit) da “laici capaci”. Aggiunge: deve nascere dal basso, evitare il subordine all’autorità religiosa, rappresentare una multiforme area sociale-culturale, degna di attenta considerazione a motivo dei valori espressi.

Difficile immaginare la transizione da idea a fatto, pur se lo slogan degli organizzatori del meeting scaligero (“Audaci nella speranza, creativi nel coraggio”) autorizza l’alzata in volo di qualunque carico pesante, com’è quello sponsorizzato dal prelato. È meno difficile -ma resta un’impresa alla periferia dell’impossibile- supporre un rassemblement di forze associative che si proponga alla collaborazione d’altri partner, impegnati a creare un’area di centro. E qui l’aspirazione di Galantino incrocia il lavorìo teso, in vista del dopo Draghi e delle elezioni 2023, a formare un’intesa liberale-riformista-moderata scomponendo il tradizionale asse destra-sinistra. Un progetto che piace oggi a Berlusconi, Giorgetti, Renzi. Chissà, domani, se a un convertito Salvini.

Qualora nascesse un polo terzo, alternativo all’ala sovranista e al fronte Pd-M5S più cespugli rossi, il virtuale Partito dei Laici Capaci (PLC) vi troverebbe naturale collocazione. Un ragionare ardito. Ma da valutare senza damnatio memoriae post democristiane, data l’autorevolezza di Galantino, che il Papa ha voluto amministratore del patrimonio vaticano e capo della neonata fondazione per la sanità cattolica. Proprio Bergoglio, nel videomessaggio inviato ai convegnisti di Verona, sottolinea: il cristiano è tenuto a superare ogni fatalismo e ripiegamento su sé stesso. Atteggiamento che passa anche per l’impegno nell’agone politico. Meglio se condiviso nella stessa squadra, annota in autonomia di pensiero Galantino. Ma non si tratta d’una annotazione marginale.

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