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Politica

VERSO UNA SOVRANITÀ EUROPEA

GIUSEPPE ADAMOLI - 03/12/2021

italia-franciaUna frase di Draghi mi ha particolarmente colpito a proposito del Trattato Italia-Francia firmato qualche giorno fa: “Dobbiamo imparare la disciplina dell’amicizia, è importante consultarsi e agire insieme”. Macron ha assentito con parole calorose – liriche secondo qualche osservatore – e con un atteggiamento molto compiaciuto che tutti abbiamo potuto vedere in Tv.

Sono parole che molti di noi si aspettavano dopo il grave errore del vice presidente del Consiglio Di Maio che corse ad incontrare e solidarizzare con i gilet gialli in lotta, anche violenta, con il governo francese all’inizio del 2019. Ma anche dopo tante incomprensioni e le diffidenze per le acquisizioni francesi dei nostri marchi della moda e per altre incursioni nella nostra economia che a volte sono apparse troppo aggressive.

L’accordo ha suscitato molte domande ma, a mio avviso, una è quella principale. Servirà a rafforzare l’Unione Europea e il reciproco ruolo internazionale? Perché una cosa è certa: dopo la buona risposta alla pandemia e dopo il provvidenziale Recovery Plan, sull’Europa si riaffacciano pesanti nuvole fra Nord e Sud e fra Est e Ovest e in particolare preoccupa il regresso dello Stato di diritto in Ungheria e Polonia.

Il Presidente Mattarella ha risposto con decisione a quella domanda: “Lo scopo è costruire un’Europa più forte e unita”. E Draghi ha parlato esplicitamente della “ricerca di una sovranità europea più influente nelle sfide globali”. Si, proprio così, ha parlato di sovranità europea il che significa una spinta nuova verso una politica Estera e di Difesa comune e verso l’abbandono del voto all’unanimità per quello a maggioranza, seppure qualificata, per i problemi maggiori.

Straordinariamente rilevante e anche sorprendente che uno dei due Paesi possa rappresentare l’altro nelle principali sedi diplomatiche internazionali dove uno dei due Stati sia assente. Questo patto si aggiunge all’accordo tra Francia e Germania rinnovato ad Aquisgrana nel 2019 e da sempre asse portante dell’Europa.

Sostanzialmente, l’Unione Europea per crescere ha bisogno di vincoli più forti fra le maggiori nazioni. Tra alcuni giorni uscirà di scena Angela Merkel, un vero punto di riferimento e di equilibrio degli ultimi quindici anni. È ragionevole pensare che questo Trattato aiuterà una difficile fase di passaggio.

Cultura e storia comune fra Italia e Francia, d’accordo, ma anche tanti reali e odierni interessi comuni: l’instabilità del Mediterraneo; la Libia; le migrazioni; gli scambi commerciali; le relazioni industriali. Fra tutti questi interessi emerge la riforma del Patto di Stabilità europeo che non può significare il ritorno all’austerità pre-Covid: un punto vitale su cui è l’intesa è forte.

Molti esperti fanno notare che la firma è stata favorita dalla presenza di Draghi a Palazzo Chigi, di Mattarella al Quirinale, di Macron all’Eliseo e fra qualche mese tutto potrebbe cambiare. Vero, ma gli effetti del Trattato sono per definizione di lungo periodo e riguarderanno gli Stati e non solo i governi temporaneamente in carica. Tutto difficile ma tutto possibile.

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