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Società

SMEMORATI

EDOARDO ZIN - 10/12/2021

natale“I cristiani sono i primi ad aver dimenticato il Natale” – affermava in un’intervista alcuni fa un filosofo allora celebre per le sue chiare polemiche, oggi per le sue sarcastiche affermazioni sulla bontà dei vaccini.

Non si riferiva soltanto alle ambientazioni emotive con cui i cristiani hanno addobbato il Natale cartolinesco, consumistico e festaiolo: la neve, i pifferi, gli abeti, il panettone, le luminarie. Addebitava questo errore a certi discorsi ripetitivi (al mitico corteggio di pastori, di angeli, di stelle, ai due pacifici animali che col loro fiato riscaldano il neonato…) e che vengono ancora illustrati oggi. Tutto questo fa parte della scena natalizia talvolta fantasiosa, la parte dei bambini che ancora hanno bisogno di favole e fanno parte di un sedimento culturale che, se opportunamente relativizzato, non è per nulla deplorevole.

No, il filosofo si riferiva alla smemoratezza dei cristiani nel manifestare e nel ricordare il Mistero: il Bambino che nasce in una stalla, il neonato che viene fasciato e posato in una greppia è Dio come il Padre che l’ha inviato in terra per salvare tutti gli uomini. È il Dio che si era scelto un popolo, di cui aveva guidato il cammino, che si era fatto uomo fra gli uomini per guidarli come una freccia verso l’inesorabile fine dei tempi. Il rischio d’oggi è quello di fare di Gesù solo un grande uomo come tanti altri nella storia. Al contrario, è lo stesso Dio di cui ci siamo fatti un’immagine nella nostra infanzia, durante le lezioni di “dottrina cristiana”: è un Dio potente, inaccessibile, lontano, come ci ha insegnato lo stesso Gesù: “Padre nostro che sei nei cieli “e come confessiamo: “Credo in Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra”. Il Figlio è il Padre che entra nella storia degli uomini portando la speranza nel mondo.

Gli angeli alla nascita del Dio fattosi uomo cantarono: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace sulla terra agli uomini ch’Egli ama”. È lo stesso grido di esultanza con cui gli abitanti di Gerusalemme – l’abbiamo sentito raccontare da Luca nel Vangelo di domenica scorsa – andarono incontro a Gesù, seduto su un asino, simbolo di umiltà e di mitezza che entrava nella città santa. La condizione della pace è che tutti cerchino la gloria di Dio. Il canto degli angeli ci ricorda che gli uomini sono l’oggetto della bontà, della misericordia di Dio, di questo fiume d’amore che si espande nel mondo per il bene degli uomini. È il messaggio inquietante di papa Francesco che si accalora per i migranti, per i profughi sequestrati in moderni lager, per i senza tetti, gli scartati, per l’indifferenza rispetto al tracollo culturale e spirituale dell’Europa un tempo cristiana. Ciò che rende “insopportabile” a molti questo messaggio è la presenza viva e dirompente di Gesù che si fa pellegrino, lui vero uomo e vero Dio, accanto agli uomini più poveri e che sconvolge il fascino delle parole e le certezze di un passato.

Gesù proclamerà: “Ama Dio con tutto il cuore e con tutta l’anima e il prossimo tuo come te stesso”. Ecco la rivoluzione che fino ad allora era mancata all’umanità! Essa si innesterà ben presto nella cultura greca, fonte della razionalità, dell’umanesimo, della concezione spirituale dell’uomo, della democrazia. Oggi, nella cultura occidentale, si è creato un vuoto di questi valori che dovrebbero essere vissuti anche dai non credenti. Al contrario, assistiamo inetti al disprezzo di questi ideali e alla censura dell’avvenimento da cui essi discendono: Dio si fa uomo come noi per entrare in contatto diretto con ciascun uomo perché diventi “persona”, cioè portatore di diritti e di doveri e capace di entrare in relazione con gli altri a cui lo legano vincoli di solidarietà.

Se i cristiani hanno dimenticato il Natale nei suoi valori essenziali, i non credenti spesso dimenticano talvolta il rispetto per le altrui fedi religiose, omettendo o disconoscendo i capolavori dell’arte pittorica, scultorea, musicale, letteraria religiosa che hanno fecondato la cultura europea ed occidentale. Il cristianesimo è antico, ma è ancora giovane e nuovo per tutti coloro che riescono a capire chiaramente l’essenziale senso duraturo dei valori spirituali in relazione ai valori culturali.

Il vero significato del Natale potrebbe ridare speranza e potrebbe cambiare il nostro modo di guardare al mondo, a risvegliare il torpore di un occidente anestetizzato.

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