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Società

FERMO POSTA

GIOIA GENTILE - 10/12/2021

Cartolina natalizia

Cartolina natalizia

Suona il campanello, con svizzera precisione, nel momento esatto in cui sto per addentare il primo boccone del pranzo di mezzogiorno. Reprimo un’imprecazione perché so che è lei. Infatti. “Postinamiapreperfavoregrazie”: lo dice così, tutto d’un fiato, come fosse un apritisesamo. Non potrei mai imprecare contro la mia postina, e non solo perché è simpatica e sorridente, ma perché appartiene ad una specie in via di estinzione, come tante altre figure professionali che le nuove tecnologie stanno facendo scomparire.

Parecchi anni fa – quanti? ho perso il conto – all’approssimarsi del Natale, in famiglia si preparava una busta con una piccola mancia per il postino. Perché era una persona preziosa. Sembra strano, oggi che nella cassetta della posta troviamo solo bollette e pubblicità, ma allora era il postino che ci metteva in contatto con il mondo; era il nostro Facebook – Instagram – Whatsapp. Lo attendevamo con ansia, anche se spesso non ne conoscevamo il nome e non ne mettevamo a fuoco neppure il viso, concentrati come eravamo solo sulla posta che ci consegnava.

I ragazzi di oggi non immaginano neppure ciò che si perdono con i nuovi mezzi di comunicazione, non conoscono l’ansia dell’attesa di una lettera, il piacere e la sorpresa di riceverla e tutta quella fase di preparazione mentale e psicologica che si metteva in moto quando era il momento di scriverne una. Forse per questo trovano così difficile e noioso ogni tipo di scrittura che superi le due righe. Vivono il presente, anzi l’istante, mentre la lettera – quella personale, ovviamente – comporta sempre una riflessione sul passato ed uno sguardo sul futuro.

Quando il postino suonava, non mi limitavo ad aprire la porta dell’ingresso condominiale col pulsante del citofono, ma uscivo dall’appartamento e chiedevo: “C’è posta per me?” Non potevo aspettare. Poi, con la busta in mano, cercavo un posto tranquillo dove leggere in pace tutte le notizie, gli sfoghi, le riflessioni che quei fogli contenevano. E già cominciavo a pensare alla risposta, punto per punto, e mentalmente cancellavo e riscrivevo ciò che non mi convinceva. Quindi arrivava il momento di mettere nero su bianco. E la rilettura, e i ripensamenti e le correzioni. Un pezzetto della mia anima veniva chiuso dentro un’altra busta che un altro postino avrebbe recapitato alla persona a me cara. Se avessi conservato tutte le lettere inviate e ricevute avrei potuto scrivere la storia della mia vita.

E le cartoline? Grazie alle cartoline che provenivano da tutta Italia – allora si girava poco nel resto del mondo – si poteva viaggiare con la fantasia in compagnia degli gli amici, quelli che sul retro scrivevano “Saluti da…”, e volevano dire “Sono qui e ti penso, vorrei che ci fossi anche tu”.

Ogni tanto il postino recapitava una busta leggerissima, bordata di righe rosse e blu. Conteneva fogli di carta velina così sottili che i caratteri scritti sulle due facciate si confondevano: era la posta aerea. Ci portava notizie dal Sud Africa o dal Sud America, racconti della vita di parenti che non avevo mai visto, ma che potevo conoscere grazie a quelle lettere.

All’approssimarsi del Natale, si trovava nella cassetta un biglietto. “Il postino augura buone feste” c’era scritto. Ma non sarebbe stato necessario: lui ci faceva tutti i giorni un regalo, ogni volta che ci consegnava una lettera che ci metteva in contatto col mondo.

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