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Urbi et Orbi

LUCCIOLA VERDE

PAOLO CREMONESI - 23/12/2021

luceAdesso c’erano anche i cani. Li sentiva abbaiare rabbiosamente mentre correva da alcune ore in mezzo ai boschi tra Polonia e Bielorussia. Mehmet era uno dei tanti curdi imbarcati sui voli della compagnia Belavia insieme alla moglie e un figlio con la promessa di un visto per l’Europa. La realtà invece era ben diversa: al freddo, sotto zero, nascosti tra alberi e cespugli di giorno per non essere catturati dai militari, si muovevano solo di notte cercando un varco per entrare in Polonia. Avevano mangiato qualche panino e bevuta una bibita trovati in un sacchetto che i volontari di ‘Grupa Granika’ disseminavano a loro rischio e pericolo nei boschi. Sul fondo di una radura gelata intravedeva una fattoria sul cui balcone era accesa una lanterna verde, il segnale universale che indica ai profughi accoglienza. Dietro di loro i soldati.

Arnon Farchi capitano dell’esercito israeliano si occupava da anni di osservazioni meteorologiche. Il compito della sua squadra era prevedere le condizioni del clima per poter scegliere gli equipaggiamenti adatti in caso di operazioni militari. All’attività diciamo di routine Farchi da anni affiancava un suo hobby personale: l’osservazione delle stelle. Con un piccolo telescopio avuto in dotazione si divertiva a guardare il cielo da una postazione nei pressi del monte Tabor. Fervente giudeo, come molti dei suoi commilitoni, rispettava curioso i cristiani e le loro narrazioni : per questo rimase stupito solo sino ad un certo punto di quella cometa, non prevista dai modelli statistici, che viaggiava spedita in direzione di Betlemme. Ad impressionarlo invece era stato il colore : verde. Che fosse un segnale in codice di qualche fazione nemica? Cominciò a riflettere se lanciare un allarme.

La sveglia di Eugenio lampeggiò poco prima delle sette. Il dirigente non ebbe neppure il tempo di accorgersi del suo malumore tanti erano gli impegni che lo attendevano. Non solo le soliti riunioni ma anche una sfilza di regali da comprare per Natale e su cui era drammaticamente in ritardo. Ad attenderlo per strada decine di automobili. Sopra ognuna di esse altrettanti varesini che, dirigenti o meno, avevano la sua stessa esigenza: la corsa all’acquisto intelligente. Code, liti per i parcheggi, nevischio. I clienti più anziani che rallentano la fila, le giovani commesse che si sforzano di dare ascolto alle esigenze di ciascuno. Ma il tutto somigliava ad un minestrone indigesto in una pentola a pressione: pronta a esplodere. Come Tullius Detritus, personaggio di Asterix, famoso per spargere rancore intorno a sé, Eugenio sentiva crescere la rabbia. Verde come quella con cui Uderzo dipingeva Detritus.

Il sergente Gorechi arrivò di nascosto alla fattoria a pochi metri dal confine con la Polonia. La lanterna verde brillava ancora. Dalla finestra vide all’interno una vecchia contadina che metteva legna nella stufa. A tavola un padre, una madre e un piccolo bambino esausti davanti ad un piatto di minestra fumante. Una scena che gli ricordava qualcosa del passato ma che non riusciva a mettere a fuoco. Avrebbe potuto fare irruzione ma quel bambino aveva più o meno l’età di suo figlio al sicuro nella sua calda casa di Cracovia. Quando il piccolo alzò gli occhi dal pasto i loro sguardi si incrociarono. Fece segno ai suoi uomini di proseguire.

Farchi non schiacciò il pulsante dell’allarme. Troppo calda era la luce che emanava quella stella per pensare ad un artificio umano. E poi si disse ad alta voce “Se Yahweh che ha fatto il sole e la terra, la luna e le stelle che ha fissato, vuol creare anche una cometa verde perché non potrebbe farlo?” Tornò alle consuete occupazioni.

Eugenio giunse esausto a casa. I pacchetti nascosti in garage, qualche centinaio di euro in meno sulla carta di credito. Come sempre era riuscito a fare tutto per tutti ma non era contento. Come in un videogame la corsa al regalo era stato solo un ennesimo ostacolo superato. Possibile che il Natale fosse tutto qui? Si domandava. Solo allora si accorse di quella piccola lucciola verde che suo figlio aveva messo nel presepe tra il bue e l’asinello. Vi si accostò: scaldava molto di più del costoso impianto di riscaldamento a condensazione che aveva appena fatto installare in casa. Era un calore contagioso che attraversava tutte le barriere: forse si poteva ricominciare da lì.

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