Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

Il punto blu

CARO CRIS

DINO AZZALIN - 07/01/2022

donoTo Cristopher Wood 

“Quello che ci fa diventare come siamo è inafferrabile, va oltre il nostro sapere. Ci abbandoniamo all’amore perché ci dà un qualche senso di ciò che è inconoscibile. Nient’altro conta, alla fine….” (J.Hart)

Ho nostalgia dei tempi andati, non dei miei, bensì di quelli dell’inizio del mondo, dell’alfa e dell’omega, quando appena nati si moriva quasi subito. Ti ringrazio, Cris, della tua arte, perché scrivi parole in mezzo ai colori e osservi il fuoco delle origini con la curiosità di un bambino. Voglio condividere con te questo pensiero. Bastava un’alba, un tramonto, un chiarore e una fulminea bocca, che si restava immobili davanti al creato, senza alcun censimento dei morti, dei vivi, di coloro i quali erano cari agli dèi. Nessuno sapeva di essere il primo, anche dopo essere diventato uno, due, mille. Caino e Abele, Ibrahim o Ishaq o le loro tribù, poco importa, nomi pronunciati invano, errori di verità e di luce, monadi e nomadi senza altra risorsa che l’Eden o il Calvario in cui sono vissuti.

Il bene e il male sono membri di uno stesso sangue, dentro le urne cinerarie che recano incise antiche epigrafi. Il bene e il male sono la lotta tra due eliche di un Dna sbagliato progredite fino a qui. Un tempo semplicemente in lotta contro le fiere e il nemico era quello che minacciava l’esistenza, quando si uccideva per un pascolo, una preda, quando l’amore era ancora mistero nel mondo. Caro Cris, oggi non è cambiato nulla dopo milioni di anni, si distrugge ancora la vita degli altri per motivi ancora più infimi. Per questo ho nostalgia della prima alba sulla Terra, del metilene dei colchici, delle bulbose perenni, della prima rugiada sui crochi, di quel sole metà luce e metà ombra che, sparso nell’azzurro, nutriva le cispose e asciugava le cuticole dell’erba più sottile. Ho nostalgia dell’Universo, dei nostri corpi nel caos divenuti bellezza, carne e polvere, senza pregiudizi, senza limiti imposti dal tempo. Ebbene, quel tempo ci è negato, ci sarà sempre precluso, non conosceremo mai il mondo com’era, senza l’uomo che abbatte le porte, i suoi tremendi artifici, la sua arroganza, senza la sua velenosa esistenza. Anch’io sono quell’uomo, anche noi, tutti voi nati dopo, venuti dal nulla ancestrale dove siamo stati il nulla, l’esilio del verbo, l’increato ma con lo stesso odore degli avi.

È il paesaggio a raccontare la storia del mondo, con i suoi deserti, i silenzi, i laghi, i canali, i mari vergini, gli oceani immensi, le foreste, i fiumi dove i pesci pensavano, così come il mondo è venuto al mondo. Senza case e piastrelle, macchine o spade, plastica o cemento, senza razzismi, solo grotte, capanne, caverne, solo giacigli dove dormire, niente ospedali o chiese o moschee, senza strade, vestiti o paure, senza pudore, parentele o cultura, senza discendenze, famiglie o regioni, senza confini e Nazioni, senza le lingue, senza anime carnarie, senza le gole opulente dei predicatori, senza religioni o dottrine, senza la fame. O meglio una fame diversa da quella consumata dalle posate, ma divorata con mani, unghie e denti, senza il dolore delle prevaricazioni dei popoli più forti.

Di questo tempo mi meraviglia solo il pensiero che trasforma le sillabe in parole, prende e sposta le cose, il pensiero che viene prima dello sguardo, prima delle lucertole sul muro, prima delle foglie, prima del ticchettio sul pc, prima del giorno e della notte, che è solo istinto senza ragione, sussulto della pietra, che è afflato, alito dei sensi, sgomento e beltà, estremità della carne, spirito a brandelli, carezze. Che è AMORE, l’amore del dono, che ci libera di qualcosa di superfluo e crea nuova energia, relazione stabilita da un ponte ideale tra chi dà e chi riceve e non comporta distinzioni di ricchezze o ceti o generi: entrambi hanno anime che si somigliano. E domani o tra un mese o fra cent’anni la Natura dello scambio salda sempre i suoi prestiti, equazione aritmetica misurabile con la felicità del vivere quotidiano. Di questo ho nostalgia, caro Cris, e ti auguro buon anno. La ricchezza materiale non rende più buoni, e se non è accompagnata da una crescita interiore e senza il tempo del dono, porta al fallimento dell’esistenza, e a vivere una vita vuota e senza scampo.

Facebooktwittergoogle_plusredditpinterestlinkedinmail

You must be logged in to post a comment Login