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Società

VIAGGIARE SICURE

GIOIA GENTILE - 07/01/2022

trenoTempo fa Change.org mi ha scritto una mail – me ne invia una al giorno: “Gioia, firma la petizione…”

Leggo di che si tratta: alcune sono importanti e le sottoscrivo perché penso che, anche se è impossibile ottenere il risultato sperato, sia sempre necessario sollecitare una riflessione.

Ma questa petizione mi lascia perplessa. È indirizzata a Trenord e chiede che sui treni la prima carrozza sia riservata alle donne. “Vogliamo viaggiare sicure” : così si intitola, ed è stata lanciata dopo la duplice aggressione sessuale del 3 dicembre sulla linea Milano-Varese. Mi fa venire in mente il romanzo della scrittrice indiana Anita Nair, Cuccette per signora (In India, e in diversi altri Paesi, già da tempo si è ritenuto di risolvere il problema così).

La mia prima reazione è stata di fastidio, lo stesso fastidio che mi procurano le quote rosa: manca che ci dichiarino specie protetta e ci riservino un parco naturale. Vogliamo viaggiare sicure, ovviamente, ma non è questo il modo, l’apartheid non è la soluzione. Allora avrebbe più senso pretendere che siano gli uomini ad essere isolati, quelli che viaggiano senza una compagna. Invece bisognerebbe chiedere altro: polizia e controllori sui treni, telecamere sulle carrozze, campanelli d’allarme ad ogni sedile. Questo nell’immediato.

Poi, anzi prima, bisognerebbe concentrarsi sull’educazione dei maschi fin dalla più tenera età, perché è evidente che il problema è anzitutto culturale. Ma, poiché il risultato si potrà vedere solo dopo alcune generazioni, la questione si ripropone: come consentire alle donne di viaggiare sole oggi?

Sindaci ed amministratori locali hanno avuto una bella pensata: il 20 dicembre sono saliti sul treno delle 20,30 ed hanno fatto il tragitto Varese-Milano (andata e ritorno) per affermare la loro attenzione al problema ed avanzare alcune richieste. Bravi! Intanto del fatto non si parla più. Fino alla prossima aggressione.

Invece no: leggo su La Prealpina.it del 1 gennaio che un gruppo di volontari dell’ANPS (Associazione Nazionale Polizia di Stato) si è offerto di prestare servizio gratuito nelle ore serali sulla linea Milano-Varese. Il responsabile dell’organizzazione di volontariato ha subito messo le mani avanti: Nessuno intende fare lo sceriffo. Evidentemente conosce bene il genere umano e si aspettava le critiche di chi parla prima di informarsi. In realtà si propongono di percorrere tutto il treno, avanti e indietro, muniti di un segno di riconoscimento, per fungere da deterrente. Hanno già preso contatto con la Prefettura e con Trenord.

Personalmente mi sentirei più sicura sapendo che esiste un servizio così. E mi consola constatare che c’è chi non si limita ad una passerella pubblicitaria, ma la passerella la farebbe – materialmente – tutte le sere senza nessun secondo fine. Tuttavia ho molte perplessità: è già trascorso un mese da quel 3 dicembre e non è cambiato ancora niente.

La difficoltà dei collegamenti col capoluogo lombardo, dettagliatamente descritta da Cesare Chiericati nell’articolo del 23/12, si “arricchisce” di questo ulteriore problema.

Nell’attesa che gli organismi competenti si decidano a prendere provvedimenti e che le nuove generazioni siano educate a comportamenti più umani, che almeno gli organi d’informazione tengano viva l’attenzione, ritornando, di tanto in tanto, sul fatto.

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