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Opinioni

LA NOSTRA TRINCEA SOCIALE

ROBERTO MOLINARI - 14/01/2022

spesa

Un modo per aiutare: la spesa sospesa

Premetto. Ho fatto a dicembre la terza dose del vaccino. Sono per la sua obbligatorietà, per tutti, come unica soluzione per uscire da una situazione che vede ancora quasi 5 milioni di italiani non ancora vaccinati, pur avendolo potuto fare. L’unica giustificazione per rifiutarlo è la presenza di patologie che rendono pericoloso e sconsigliato il vaccino. Considero prive di qualsiasi giustificazione le presunte ragioni di diniego alla vaccinazione sollevate dai No vax e da chi pone questioni di costituzionalità e di libertà rispetto al green pass.

In Italia, quando gioca la nazionale di calcio, scopriamo almeno 40 milioni di Commissari Tecnici (allenatori della nazionale), oggi siamo al paradosso che, in questa situazione di emergenza, abbiamo milioni di virologi, scienziati e costituzionalisti che ci spiegano le ragioni del no.

Io penso che chi, politico, flirta ambiguamente con queste persone per speculare un tornaconto elettorale non solo commette un errore, ma mostra tutta la propria inaffidabilità a governare un Paese e, se mi si passate la battuta, scherza col fuoco.

Vi propongo ora una breve riflessione su quello che stiamo vivendo anche nella nostra città e sui danni “sociali” che due anni di pandemia stanno arrecando.

Un biennio che ha devastato l’economia. Sono più numerosi i poveri perché sono cresciuti i disoccupati, sono aumentati quelli che hanno perso le occasioni di lavoro e perché, in un simile contesto, i primi a ‘saltare’ sono i più fragili. Quelli che si trovano nella zona grigia, lavorano in nero, hanno contratti precari o lavorano in settori deboli. Ai Servizi Sociali, a partire del maggio 2020 dalle 20 alle 30 persone al mese si rivolgono per un aiuto. Persone dietro cui c’è anche una famiglia. Persone mai viste prima da questo servizio comunale. Persone che chiedono un aiuto alimentare, ma soprattutto un aiuto economico perché se non lavori non hai entrate, se non hai entrate non paghi il mutuo, l’affitto, le bollette di luce, acqua, gas, non paghi la Tari e non paghi la mensa alla scuola dei tuoi figli.

Ma due anni sotto scacco del virus non sono solo un problema economico. La pandemia ha inciso profondamente sulle persone provocando un disagio psicologico nuovo. Questa è forse l’eredità peggiore che dovremo gestire nei prossimi anni. Abbiamo non solo un aumento dei casi rispetto alla popolazione adulta, ma un crescendo di situazioni a volte anche drammatiche nel mondo dei preadolescenti, degli adolescenti e dei giovani. E non parlo solo di minori e giovani che bevono per strada, “fumano” o ingaggiano risse. Abbiamo situazioni prodotte certamente dall’isolamento e dalla mancanza di socialità. Ma anche situazioni che hanno visto l’aggravamento di fragilità che già c’erano ed erano dovute alla debolezza delle agenzie educative, alla debolezza delle famiglie e al fatto che gli adulti non fanno più gli adulti e che i punti di riferimento per chi si sta creando una personalità sono sempre di meno. L’emergenza educativa esisteva anche prima della pandemia, ma oggi ha assunto aspetti nuovi e diversi rispetto al passato.

Su questo dovremo lavorare molto tutti insieme, istituzioni, terzo settore, famiglie, scuola. Dovremo lavorare perché ci sia una vera attenzione delle istituzioni superiori che si occupano di sanità e quindi i veri depositari del decidere, del legiferare e del finanziare; perché ci siano politiche di prevenzione, ma anche strutture in grado di intervenire e parlo di Regione e di Stato: perché sia coinvolto il terzo settore così da avere in via sussidiaria il suo prezioso apporto.

Tutto è molto complicato nella nostra difficile contemporaneità e come sempre la prima linea, la trincea che dice qui c’è lo Stato e non lasciamo solo nessuno è l’Ente Locale. Anche questa è una sfida frutto della pandemia. Una sfida che non si può non raccogliere.

Roberto Molinari, Assessore ai Servizi Sociali del Comune di Varese

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