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Società

MIGLIORI AMICI

SERGIO REDAELLI - 14/01/2022

papa“Leo, vieni dal papà”, “Alice, amore, dai un bacio alla mamma”: sono due affettuosi richiami per il simpatico trovatello a quattro zampe o per la micetta di casa. Gli italiani amano gli animali e talvolta li chiamano come figli. Secondo il rapporto Assalco-Zoomark 2020 pubblicato dal Sole 24 Ore, nelle nostre case vivono 60,3 milioni di animali domestici con un rapporto umani-quadrupedi quasi pari (gli italiani sono poco più di 59 milioni), giro d’affari di oltre due miliardi e crescita annua del 2,8 per cento. La pandemia ha dato ulteriore spinta ad acquisti e adozioni degli “amici dell’uomo” che paiono compensare i record minimi della natalità.

È amore vero, con tutte le piccole abitudini del caso: chi rinuncia alle vacanze per stare col cane, chi invita gli amici a pranzo e lascia correre la gatta tra le pentole, chi dorme con Fido nel letto, chi riempie la propria solitudine con la giocosa presenza, chi offre loro tutta l’attenzione di cui è capace. È stato e sarà sempre così, da Tiziano a Rembrandt anche l’arte celebra il sodalizio. Proprio per questo una frase del papa ha suscitato polemiche a non finire: “Tante coppie non hanno figli perché non vogliono o ne hanno soltanto uno perché non ne vogliono altri – ha detto Francesco – ma hanno due cani, due gatti… eh sì, cani e gatti occupano il posto dei figli. Si, fa ridere, capisco, ma è la realtà”.

D’accordo, ma perché accade? Per una forma di egoismo che privilegia la scelta meno impegnativa rispetto a crescere un figlio? O a sconsigliare la maternità è la difficoltà delle donne di conciliare lavoro e famiglia? O sono i tempi calamitosi che promettono nulla di buono, i problemi finanziari, la scarsità di adeguate soluzioni abitative e di servizi per l’infanzia? Ed è giusto collegare la denatalità all’avere animali di compagnia? Ci sono famiglie povere con prole numerosa che non rinunciano al piacere di un cucciolo raccolto per strada. Non è questione di censo. E c’è anche il caso, inqualificabile, di chi li abbandona.

Che cosa intendeva dire il papa? Di certo non offendere milioni di amici degli animali domestici. Piuttosto invitare a combattere l’inverno demografico e la denatalità con la generica sollecitazione alla paternità, alla maternità e al “gesto generoso e bello” dell’adozione. Un appello che si spiega con le cifre. Secondo l’Istat, nei primi nove mesi del 2021 le nascite in Italia sono state 12.500 in meno rispetto allo stesso periodo del 2020, con un calo quasi doppio rispetto al 2019. Un crollo dovuto a molti fattori, dall’effetto psicologico prodotto dalla pandemia alla incertezza, se non alla paura del futuro. Sono in costante calo anche le pratiche adottive, scoraggiate da assurde lungaggini burocratiche.

Secondo la Commissione per le adozioni internazionali, nel primo semestre del 2021 i minori autorizzati all’ingresso in Italia a scopo adottivo sono stati 296. Le coppie che l’hanno richiesto sono 244 in forte calo nel decennio, si va da 1188 nel 2012 ai 244 dello scorso anno (-79%). Le cifre danno ragione a Francesco, ma l’esempio scelto non è piaciuto: “Le culle sono vuote perché lo sono anche i portafogli”, titola un giornale che spiega la denatalità con i problemi pratici della gente. Le femministe infastidite accusano il papa d’interferire nella libertà di scelta delle donne e di ridurle al solo ruolo materno. Qualcuno si chiede che competenza abbia Francesco per parlare di figli, altri gli contestano di praticare l’apartheid di genere negando il sacerdozio femminile. Ma poi si legge di tutto. Perfino che la crescita della natalità alimenta la pedofilia.

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