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Politica

DIALOGO

EDOARDO ZIN - 10/02/2022

Zelensky e Putin

Zelensky e Putin

Il Presidente eletto ha parlato anche a me come a tutti gli italiani. Non con la parola come strumento di potere, ma per esprimere adempimenti da portare a compimento, enunciare diffuse opinioni, ricordare avvisi non rinviabili. Non ha tracciato percorsi riformatori: non spetta a lui. Ha evitato giudizi. Non ha condannato nessuno. Ha preferito puntare l’attenzione sui valori che ultimamente sono stati dimenticati proprio da coloro che lo applaudivano freneticamente: l’Italia che deve crescere in unità, nella modernità, in dignità. Ad un Paese disgustato dalla volgarizzazione e dalla banalizzazione dei messaggi, si è rivolto con un linguaggio piano, educato, chiaro. È stato limpido, non ha usato manierismi, orpelli retorici: la parola usciva dal suo cuore e dalla sua mente soppesando le parole non per opportunismo, ma per convinzione. L’Italia si può ancora riprendere e riformare, ma non con le sommosse incarnate in individui che agiscono senza pensare quando arringano il loro gruppo, i loro interessi o per conservare privilegi.

L’hanno applaudito cinquantacinque volte e mi auguro che in quelle ovazioni siano scivolati il nulla del passato, il rimorso ed anche il rimpianto per quanto non è stato fatto. Nella memoria di chi ha visto quelle manifestazioni di consenso è rimasta l’ipocrisia di coloro che osannava l’opposto di ciò che fino a poco tempo prima avevano detto o fatto. C’è sempre tempo per rinnovarsi in meglio: il populismo, il qualunquismo, la trascuratezza, la menzogna possono essere sepolte da un nuovo impegno, dall’unità gioiosa, dal rispetto, dall’entusiasmo per servire l’interesse generale.

Il suo sguardo si è posato sui due pilastri della nostra politica estera, sapendo che la grandezza di un Paese si misura non solo dalle capacità di sviluppare una convivenza civile tra cittadini, ma che essa si identifica in due tensioni: l’Europa e la pace mondiale.

“Rafforzare l’Italia significa, anche, metterla in grado di orientare il processo per rilanciare l’Europa”. È irreversibile il progetto dei padri fondatori. Occorre riguadagnare i valori perenni dell’anima europea: l’armonia fra i paesi, la solidarietà, il comune destino, il senso della storia variandoli sulle domande del momento presente e come rimedio contro arcaici populismi, per un’inedita prospettiva sociale e per una nuova qualità della vita. Sarà l’Europa, che attraversa una fase storica di stallo se non di involuzione, a rinvigorire in tutti la determinazione a difendere il valore della pace e della democrazia liberale.

“Da molti decenni i Paesi europei possono godere del dividendo di pace…Non possiamo accettare che ora, senza neppure il pretesto della competizione tra sistemi politici ed economici differenti, si alzi il vento dello scontro…”. Il pensiero corre inevitabilmente all’Ucraina, che si trova, qui in Europa, fra il desiderio di un allontanamento dalla Russia e il conseguente avvicinamento all’Occidente. Se a ovest l’Ucraina confina con paesi dell’Unione Europea, a est è adiacente alla Russia che da oltre un millennio l’aveva riassorbita nel suo dominio o nella sua influenza. Dopo il dissolvimento dell’U.R.S.S., l’Ucraina si è avvicinata all’Occidente attirando la preoccupazione di Mosca che già aveva incorporato nel suo territorio la Crimea (che solo dal 1954 era entrata formalmente a far parte dell’Ucraina) e aiutando con armi, più o meno mascherate, le province secessioniste del Donbass, a maggioranza linguistica russa. La Russia, d’altra parte, è preoccupata da una eventuale presenza della NATO alle sue frontiere. Solo col dialogo tra Occidente (USA ed Europa) e Russia si potrà trovare un punto di convergenza tra le due nazioni.

Se ci siamo dilungati a descrivere la situazione ucraina è per manifestare come le parole di Sergio Mattarella siano state più che mai doverose per invitare il Paese a riconoscere che la dignità e la libertà dell’uomo non riguardi solo la nostra collettività, ma oltrepassi con i suoi principi etici le frontiere e siano sprone per difenderli non solo all’interno del nel Paese, ma per diffonderli con il dialogo in tutto il pianeta perché l’evoluzione economica da sola intiepidisce la passione politica.

Non vorremmo che le parole del Presidente colme di sapienza passassero sotto silenzio, cadessero nel dimenticatoio, sottraessero i nostri eletti dalle proprie responsabilità e provocassero un ripiegamento pusillanime. Ricominciamo tutti da queste parole, sleghiamoci dal passato, viviamo l’eterno presente nel rispetto reciproco.

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