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Chiesa

SI FA UOMO

EDOARDO ZIN - 18/02/2022

papa2“Può Il Pontefice presentarsi ad una trasmissione televisiva come se fosse una rockstar?”“È l’ultimo socialista!”“È un rivoluzionario, un incendiario”.“Sta portando la Chiesa verso uno scisma”“Anche lui è un populista”: sono alcune espressioni che ho letto sui giornali e sui social in merito alla partecipazione di Papa Francesco alla trasmissione di Fabrizio Fazio.

A me pare che tali accuse non siano obiettive: Papa Francesco non ha fatto altro che dare risposte sul senso del dolore, soprattutto quello innocente dei piccoli, sulla preghiera, sul male, sulla fiducia, sulla libertà, il tutto alla luce della Parola di Dio. Risposte aderenti alla vita di ogni giorno e molto rispettose dell’uomo, qualunque egli sia, credente o no. Papa Francesco ha dimostrato la giusta preoccupazione di non essere estraneo al mondo e di non confondere la vicinanza con la conformità ad esso.

Nei social dei cattolici cosiddetti tradizionalisti o conservatori ho letto che Papa Francesco “sta banalizzando il papato”: forse sognano il ritorno ad un Pontefice circondato dalla Corte del sovrano, scortato dal principe assistente al soglio e dai cardinali in cappa magna, benedicente sulla sedia gestatoria, circondato dai flabelli come un faraone, mentre risuonano le trombe d’argento.

A costoro sembra che il Papa sia il solo rappresentante del “sacro”, il “santo”: vicario di un Dio separato dal mondo, trascendente, castigatore e che i cristiani debbano essere separati dagli altri uomini per timore di non essere contaminati. Per capire invece la Chiesa voluta da Papa Francesco occorre comprendere che l’umanizzazione di Dio è la divinizzazione dell’uomo: Dio si è fatto uomo perché noi diventassimo come lui, raggiungessimo cioè una perfetta umanità.

Già Giovanni XXIII nel suo discorso d’apertura al Concilio Vaticano II aveva dissentito dai “profeti di sventura” e di preferire “la medicina della misericordia, invece dell’arma della condanna”. Paolo VI continuerà su questa strada con l’esortazione “Evangelii nuntiandi”: da queste fonti, Papa Francesco trae l’acqua nuova con cui dissetare l’uomo d’oggi. L’insegnamento dottrinale (che resta spesso racchiuso nei libri impolverati delle biblioteche!) con Francesco si fa pratica pastorale con significativi gesti soprattutto verso i miseri, i poveri, gli ultimi, gli scartati dalla storia. Contemporaneamente sferza la Curia romana a rinnovarsi, anzi a convertirsi. Nessun Papa dopo Paolo VI° aveva osato andare incontro a un rinnovamento ecclesiale al costo di provocare dissensi al suo interno.

E l’uomo? Il “filo rosso” che ha intrecciato tutti i diversi interventi di Papa Francesco alla TV è stato quello di denunciare i mali che schiacciano l’uomo e che non gli permettono di esprimere la sua dignità. Spetta all’uomo non “voltarsi dall’altra parte” davanti alla guerra “controsenso della storia”, all’odio che sfrutta politicamente le emozioni, alla guerra commerciale che ha la meglio sulla politica, all’aggressività verbale che istiga e ispira fatti senza calcolare che la parola è già essa un gesto, al bullismo che umilia, alla vendetta che trabocca nel chiacchiericcio, alla solitudine che comporta il senso dell’inutilità, all’abbandono, alle angoscianti tragedie di coloro che fuggono dalle guerre e dalle povertà, respinti in mare come criminali o che rischiano la morte perché davanti a sé trovano fili spinati, muri, barriere.

Ha invitato i genitori ad essere “complici con i figli”, ha condannato il clericalismo “perversione della Chiesa”, ha deplorato lo sfruttamento della madre terra dove “il fiume non canta più”.

E i cristiani, i battezzati, i credenti nel Dio-uomo come vivono in questo mondo del terzo millennio? Sembra che, piuttosto che inseguire le voci del tempo, preferiscano rinchiudersi in uno spiritualismo disincarnato fatto di pie pratiche, di devozioni, di attaccamento alle pratiche religiose piuttosto che vivere il cammino del Vangelo lungo i viottoli della storia dove le scarpe si impolverano se non s’ infangano: basta pulirle per togliere il fango della mondanità prima che si solidifichi, comportarsi come Paolo invitava gli abitanti di Corinto: “Cristo si è fatto tutto a tutti per salvare ad ogni costo qualcuno”.

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