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Attualità

QUEL TAVOLONE

ROBERTO CECCHI - 25/02/2022

tavoloneDa diverse settimane il dibattito parlamentare è polarizzato sulla questione dei pagamenti in contanti. Si cerca di stabilirne il limite e la discussione si è focalizzata su una forchetta che sta tra 1000 e 2000 euro. Un argomento non nuovo, già disciplinato dal governo Monti nel 2011, che aveva fissato un limite di 1000 euro. Il governo Renzi nel 2016 lo aveva portato a 3000. Poi, il Conte bis, nell’estate del 2020, lo aveva abbassato a 2000, per tornare di nuovo a 1000 euro a gennaio 2022. Le ragioni di quest’altalena, com’è naturale che sia, fanno capo a considerazioni diverse. Da una parte, si pensa che un abbassamento del livello del contante in circolazione eviti fenomeni di corruzione e di evasione (siamo intorno a 100 miliardi di euro l’anno). Dall’altra, invece, si ritiene che il limite debba essere più elevato, per una forma di correttezza e di buon senso nei confronti dei cittadini (Tajani); su quest’ultima visione delle cose si trovano d’accordo Forza Italia, la Lega e FdI, contro il parere del governo.

Non si tratta di un confronto accademico, perché su questo tema è maturata quasi una crisi di governo (che adesso sembra rientrata), che ha costretto, in questi giorni, il presidente del consiglio ad andare dal presidente della Repubblica per vedere come uscirne. Dunque, un argomento sensibile per i nostri rappresentanti politici che, su argomenti del genere, son capaci di andar giù di fioretto per mesi con sottili disquisizioni, tavoli di confronto, interpellanze, interrogazioni. Tutto nella “norma”, se non fosse che veniamo investiti da una guerra a due passi dai nostri confini. Mentre scriviamo arriva la notizia che Putin ha dato ordine di invadere l’Ucraina. Già adesso si contano molti morti e molti feriti. Popolazioni impaurite e costrette a fare i bagagli per chissà dove.

Si pensava che le notizie dei servizi segreti USA fossero solo propaganda. Che la guerra non ci sarebbe stata e che la Russia si sarebbe accontentata, al massimo, di prendersi il Donbass. E invece non è così. Abbiamo sottovalutato le minacce subliminali che venivano da quel lunghissimo tavolo bianco al quale il premier russo ha incontrato finora i suoi ospiti e che compare ossessivamente quasi ogni giorno in tv. Un tavolone kitsch, calato in un arredo se possibile ancora più kitsch, con drappeggi che ricordano luoghi dove non si fa esercizio della democrazia. Bastava guardare bene quello scenario per capire d’essere in presenza di un volere autoritario, perché quell’arredo asettico, lontano, fuori misura, comunica distanza e intangibilità; suggerisce la presenza di un potere assoluto, che non ammette deroghe, celato abilmente sotto il lindore, ma pronto a tutto. Quel chiarore immacolato e sinistro è una dimostrazione sensibile di un potere cinico e dittatoriale.

Ora bisognerà partire da scelte di campo chiare. Perché (se ce ne fosse stato bisogno) sappiamo bene di che cosa si parla quando si parla di Russia. Non c’è più spazio per sguardi d’intesa con quel regime. Le forze politiche che finora han detto e non detto, ma che sicuramente han fatto, devono venire allo scoperto e dichiarare da che parte stanno. Perché dev’essere chiaro che, quel mondo lì, non può essere un interlocutore. Mentre va rilanciatala con chiarezza e determinazione l’Europa e la sua indispensabile coesione, ben oltre i limiti angusti in cui è stata confinata, perché possa diventare al contempo un baluardo per la sicurezza e uno strumento di sviluppo sociale ed economico.

Per far questo, il primo argomento da affrontare è l’indipendenza energetica. La soluzione va cercata in energie come l’idrogeno e la fusione (e non la fissione) nucleare (eolico e solare non sono sufficienti). Una risorsa illimitata, sicura e a basso costo, a proposito della quale, proprio in questi giorni (guarda caso), siamo venuti a sapere che l’esperimento «Jet» ha funzionato perfettamente (la Stampa 10.2.22). È vero, com’è stato detto, che ci vorranno anni per arrivare a soluzioni industriali, ma la strada in questo senso va percorsa con risolutezza e determinazione. Perché la scienza ci ha abituato a bruciare le previsioni, com’è accaduto per il vaccino anti-Covid che è stato trovato in un anno, quando in precedenza, per altri vaccini, ce ne sono voluti venti. Basterebbe dar dimostrazione di voler intraprendere davvero questa strada per far impallidire quell’inquietante tavolo bianco, più di quanto non lo sia già, perché questo significherebbe rendere irrilevanti d’un colpo gas e petrolio, insieme a chi li possiede. Altro che sanzioni.

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