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Urbi et Orbi

POVERA ROMA

PAOLO CREMONESI - 04/03/2022

assistiti“Il numero delle persone assistite dalle parrocchie è letteralmente esploso”. Lo si legge nell’ultimo rapporto Caritas sulla povertà. L’86 % dei centri di ascolto presenti nelle chiese della capitale ha registrato un’impennata nel numero delle persone assistite. Secondo un altro studio, realizzato dalla Socialab e dalla Fondazione Unicampus San Pellegrino, la maggior parte delle fasce sociali è in sofferenza. In particolare i cittadini che hanno richiesto al Comune di Roma buoni socio-assistenziali lo hanno fatto perché in situazione di “forte contrazione del guadagno” (73,5%), “perdita del lavoro” (57,3%), “esaurimento dei risparmi” (39,3%). Il 75% di loro non si era mai rivolto prima ai servizi sociali.

Analisi confermata dall’Associazione Banco Farmaceutico che ha concluso tre settimane fa l’annuale raccolta di medicinali con buoni risultati (485mila confezioni in tutta Italia, destinate a 600mila indigenti). «Aumentano le domande di aiuto da parte delle associazioni che operano sul territorio – sottolinea Leonardo Taglianetti responsabile per il Lazio – Per poter mantenere gli standard richiesti abbiamo portato a settecento le farmacie che aderiscono alla Giornata del Banco. Ma è sempre maggiore il numero di romani che deve scegliere tra il curarsi e il mangiare». 

Dopo due anni di epidemia da covid il settore tradizionale dell’economia, il turismo, è in ginocchio. «Stiamo affrontando una crisi senza precedenti - afferma Raffaele Madeo, Presidente di Tutela Nazionale Imprese Italia - Solo i nostri associati hanno dichiarato 10mila esuberi».

Mancano i turisti soprattutto stranieri ed ora anche il conflitto russo- ucraino è destinato ad abbattersi ulteriormente sul settore. Dei 1280 hotel presenti in città 350 sono chiusi. Alcuni non hanno mai riaperto dopo il primo lockdown del 2020. L’Osservatorio di Confindustria ha stimato a Roma nel 2021 un meno 58% nel tasso di occupazione delle camere.

Una passeggiata per le vie dello shopping del centro fotografa la situazione meglio di tante statistiche. Molti locali sono sprangati, bar e ristoranti poco affollati. La Galleria Alberto Sordi, di fronte a Palazzo Chigi, è uno dei luoghi dove la crisi si percepisce con un colpo d’occhio: da mesi i negozi hanno chiuso ad eccezione di una libreria di una grande catena, uno di borse e valigie e un caffè. Il resto delle vetrine sono oscurate con adesivi in attesa di future riaperture. A via Nazionale, via del Corso, Borgo il panorama è simile. Le tradizionali rivendite di souvenir sono poco frequentate, mentre alcune attività di abbigliamento hanno ripreso a chiudere tra le 14 e le 16 o anticipano lo stop serale.

Nelle piazzole di sosta riservate ai taxi si contano decine di vetture in attesa di clienti. Per ora non ne arrivano. «Siamo davvero lontani dal solito giro di lavoro – racconta un tassista – si vedono raramente turisti stranieri e, soprattutto, mancano le presenze quotidiane delle persone che vanno a lavorare, facendo la spola tra diversi uffici. È una situazione molto pesante».

Certo covid e ora la guerra hanno la loro parte di responsabilità ma va comunque sottolineato che Roma in questi anni di crisi non ha saputo reiventarsi. Il modello di sviluppo stancamente seguito da decenni, basato sulla rendita degli affitti, la ristorazione di bassa qualità e la proliferazione delle strutture ricettive, ha mostrato tutti i suoi limiti. Specialmente in quartieri che mediamente perdono fino a 3mila residenti l’anno tra spese elevate e assenza di servizi. E allora, venuti meno turisti ed uffici, il centro si ritrova ad essere un museo a cielo aperto con pochi visitatori. Giocare in difesa contando sul fatto che tanto siamo “citta eterna”, non giova.

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