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Editoriale

ZETA

MASSIMO LODI - 11/03/2022

zÈ nel segno della Z, questa mattanza. Lettera pitturata di bianco che compare su tank e divise militari russe. Talvolta alternata a una V. Interpretazioni diverse: Z a significare “Za pobedu”, la vittoria. Z a ricordare le esercitazioni belliche -precedenti l’invasione dell’Ucraina- in Bielorussia, a Zapad (ovest). E V a testimonianza di quelle parallele a Vostok (est). Ci contentiamo? Non ci contentiamo.

Z come zona. Causa pandemia, per due anni abbiamo traversato le zone bianca, gialla, arancione, rossa. Ne stavamo perdendo memoria. Invece no. Siamo di nuovo entrati in una zona. Zona bordò, carminio, vermiglio. Zona fuoco d’armi, zona sangue umano, zona default economico. Zona sismica della spiritualità: una scossa dopo l’altra. Il terremoto che non ci aspettavamo: ruderi materiali, rovine umane.

Z come zinco. Le bare dei morti di Putin non aggregate alla carovana combattente per evitare il rimpatrio dei cadaveri. Forni crematori mobili seguono l’esercito dello zar. Ci mettono le spoglie degli uccisi. Si brucia, s’incenerisce, si dissolve. Non deve restar traccia del sacrificio di ragazzi d’una jellata leva: molti inconsapevoli dell’avventura. Di cosa e perché. Ai genitori verrà detto che risultano dispersi. Subito angoscia, speranza. Quindi afflizione e sconforto. Infine dolore e rassegnazione.

Z come zitti e zero. Da Mosca e dal resto del Paese è illecito dire, scrivere, far vedere. Silenzio dittatoriale, annientamento della stampa. È l’uso dell’atomica informativa, lo sterminio delle notizie, l’olocausto delle libere opinioni. Non la Shoah, ma lo Sciò dell’intelletto. Nel camino della propaganda cuoce il pensiero. Se fossero accese virtuali telecamere in quei luoghi, vedremmo salire al cielo un continuo fil di fumo.

Z come zapping. Ci prende, dalla mattina alla sera, l’ansia da telecomando: sapere, approfondire. Comprendere, pronosticare. Ma inquietudine e trepidazione, tormento e pena restano lo sfondo di qualunque schermo.  L’opinionismo debordante dei guerrologi ci confonde le idee, invece di chiarircele. Senza contare la difficoltà di distinguere talvolta fra vero e bufala, grancassa e realismo. Un conflitto nel conflitto, con l’unico esito non dubitabile: la vittoria dei catastrofisti.

Z come zacchete. Il colpo improvviso, rapido, vincente che vorremmo mettesse a segno la diplomazia, sinora fallimentare nell’opera mediatrice. Oggi un sogno, domani chissà. Per astratta che possa sembrare, è l’unica concretezza sopravvissuta allo scempio razionale: non l’avremmo mai immaginato. Nello zoo del mondo -ecco l’ultima Z- l’uomo deve rassegnarsi a essere l’animale più stupido?

Ps

In greco Z è l’iniziale del verbo ζω, vivere. Torniamo al greco, quando leggiamo la Z russa, l’orma del potere. Ci sarà di conforto.

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