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Editoriale

DEMONIO

MASSIMO LODI - 18/03/2022

demonioLo zar ha toppato nell’organizzare l’intelligence, pianificare la strategia militare, pronosticare l’impatto mondiale della guerra a Kiev. E fallito nel giudizio sulle persone, uomini e donne e giovani e vecchi, che formano un popolo. Li credeva pronti a inginocchiarsi al suo trionfale passaggio, perché bendisposti a sacrificare la libertà alla pace, affidandosi a un cinico tornaconto.

Invece la rivolta è esplosa spontanea, il patriottismo ha preso le forme d’impulso concreto, gli atti eroici si sono succeduti in normale quotidianità. Debole a capire di psicologia della massa, autostima degl’individui e senso dello Stato quando lo Stato rischia l’estinzione, Putin ha irriso alle reazioni forti dell’animo ucraino colpito da offesa e afflizione, sgomento e rabbia. Scordando quel che da noi asseriva, più d’un secolo e mezzo fa, Giuseppe Mazzini, muovendo alla rivoluzione italica contro la prepotenza straniera. Ricevette prima scetticismo, poi prudenza, infine consenso.

La storia insegna nulla. Idem la letteratura. Lo stesso l’arte. Stupisce che un Paese ricco di tutt’e tre -storia, letteratura, arte- abbia prodotto una classe dirigente inadeguata a sé stesso, traditrice delle radici culturali, religiose, sociali. La colpa primaria del despota è non aver compreso il sentimento dei fratelli di confine. Ne ha disconosciuto l’orgoglio. E sottovalutato che -censura sì, censura no- lo sdegno sarebbe salito dai russi medesimi, risuonando l’eco/la protesta da Mosca a San Pietroburgo, per città, paesi, campagne. Per ceti economici i più diversi.

Un errore dal costo carissimo. Perché l’autocrate disonorato riuscirà pure a conquistare i bastioni cruciali dell’ex nazione amica divenuta nemica, e forse a impadronirsi del suo intero territorio. Ma non sarà mai capace di governarlo: troppo grande, troppo abitato, troppo intriso di fierezza. Rischia di trasformarlo in un Vietnam o in un Afghanistan, nel frattempo celebrando le esequie finanziarie della Russia, prossima al default. Il realismo, per bieco che sia, non è in grado di chiudere i sotterranei del dolore, anestetizzare le piaghe della sofferenza, soffocare la vitalità dello spirito, il vigore dell’intelligenza, l’impeto di riscatto (la sete di vendetta).

Il demonio illude sulla presunzione d’onnipotenza. Poi scoraggia, avvilisce, sconforta. Una maledizione che colpisce di rimbalzo: silenziosa, efficace, crudele come lo sono gli atti diabolici che l’hanno innescata. L’oscura potenza del satanismo descritta da San Paolo è oggi esemplificata da Putin, e va trasfigurandosi in chiara fragilità. Non ci consola che la figura zoppicante di Belzebù appaia un bersaglio possibile da colpire: lo si sta inquadrando, ma al prezzo di una strage d’innocenti.

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