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Politica

CE LA FAREMO?

GIUSEPPE ADAMOLI - 18/03/2022

leyenHa scritto l’Economist che l’Unione Europea sta mostrando la sua faccia migliore ma che il lavoro è appena iniziato. Penso abbia sintetizzato bene il quadro con le sue fondate speranze e il sentiero ancora impervio.

I problemi immediati sono l’accoglienza dei profughi, l’implementazione delle sanzioni alla Russia e l’enorme ostacolo energetico. Ma poi viene il discorso vero e difficile dell’Europa che si vuole costruire per stare con autorevolezza nell’Alleanza atlantica. Ce la faremo?

Sull’accoglienza dei rifugiati l’accordo è stato senza grossi intralci. Anche la Polonia e l’Ungheria tradizionalmente contrarissimi agli aiuti per l’immigrazione hanno spalancato le porte. Le opinioni pubbliche di tutto il continente sono favorevoli ma bisogna agire rapidamente perché non si sa quale sarà l’umore generale magari solo fra un anno.

Sulle sanzioni ci sono state incertezze e tergiversazioni, in particolare dall’Italia e dalla Germania, per le possibili ripercussioni negative sugli approvvigionamenti di gas e petrolio ma si è poi raggiunta una valida intesa. L’efficacia delle sanzioni andrà comunque valutata in futuro insieme con le loro ricadute su tutta l’Europa.

Più difficile il tema energetico che ancora non si sa come sarà affrontato in via definitiva. La proposta di Macron di un fondo di 200 miliardi finanziato con debito pubblico europeo è condivisa dall’Italia ma non dalla Germania e dai Paesi del Nord. È un banco di prova altrettanto e più importante di quello del Recovery Plan per la pandemia ed è un obiettivo da perseguire con forza.

E per il futuro? Joe Biden ha parlato con Macron, presidente di turno dell’Ue, e con il cancelliere Scholz in un incontro a tre in remoto. La stessa cosa è avvenuta con Putin e Xi Jinping. Non può essere questo il comune destino europeo. Secondo il governo ucraino: “È il turno dell’Europa di fare la storia”. L’Ue può farla parlando con una sola voce come lascia capire Ursula von der Leyen: “È il momento dell’unitaria resilienza per le nostre democrazie”.

Sono tutti obiettivi che ci portano alla necessità della politica Estera e di Difesa comune, Il che significa l’esercito europeo. Ci vorranno alcuni anni per formarlo, dicono gli esperti militari. Ma la roadmap deve essere fissata con urgenza sulla spinta delle necessità immediate e di un forte shock emotivo. La Germania ha deciso di finanziare la spesa militare in una misura che non si era mai vista nella sua storia democratica.

Sarebbe saggio convogliare quei mezzi poderosi sul canale europeo. Lo pensa fermamente anche Draghi interpretando, credo, la gran parte degli italiani.

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