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Ambiente

TESORI VERDI

CESARE CHIERICATI - 25/03/2022

natureurbaneAd alcuni amici svizzeri, di recente in frettolosa e interessata visita a Varese per via dei prezzi vantaggiosi del cioccolato elvetico prodotto fuori porta alla Lindt di Induno Olona, è capitato all’uscita dell’outlet di alzare lo sguardo verso le colline di Sant’Ambrogio, sopra i Mulini Grassi e di notare la sagoma austera di una villa imponente. Incuriositi e memori di aver letto da qualche parte che la città prealpina, altrimenti nota come “città giardino”, è terra di ville splendide immerse in parchi straordinari. Hanno pensato quindi di telefonarmi e di chiedermi se avessi tempo e voglia di accompagnarli a visitare, sia pure di corsa, il villone sulla collina che li aveva incuriositi. Detto e fatto li ho raggiunti. Mi sono improvvisato “Cicerone” di complemento fornendo qualche notizia sullo storico complesso monumentale di Villa Toeplitz, di recente benissimo raccontato da Bruno Belli, e sugli interventi di manutenzione straordinaria fatti dall’amministrazione cittadina. A dire il vero non tutti impeccabili, ma di sicuro uno stop allo strisciante degrado maturato nei decenni precedenti.

Naturalmente fatto trenta mi sono sentito in dovere di fare trentuno elencando l’invidiabile numero di otto parchi pubblici disponibili in Varese e quello di dimore e vastissimi giardini privati – ben 114 – avvolti dalla magnificenza di piante secolari e con scorci panoramici incantevoli. Un insieme ambientale straordinario, in gran parte sconosciuto, proposto ai varesini e agli appassionati quattro anni fa dal Comune di Varese nel Festival dal Paesaggio “Nature urbane”. Un’idea dell’allora vicesindaco Daniele Zanzi, agronomo noto a livello internazionale.

Il titolo “Nature urbane” ha particolarmente colpito uno degli amici ticinesi, a sua volta amministratore in un comune del mendrisiotto. Lo ha giudicato azzeccatissimo, un contributo decisivo, secondo lui, al cambiamento dell’immagine che Varese da sempre veicola all’esterno, anche nei territori adiacenti del Cantone Ticino. Vale a dire l’idea di una città votata all’industria, ai commerci, ai servizi ma non certo al turismo naturalistico e a quello culturale. A quel punto non ho potuto che rammaricarmi del fatto che il Festival del paesaggio sia andato in soffitta per due ragioni: i contrasti interni alla giunta Galimberti e l’esplosione della pandemia di Covid – 19. Si tratta di un appuntamento da rilanciare (forse dal prossimo anno promette l’assessore alla cultura Enzo Laforgia) ma anche da rivedere secondo canoni meno elitari rispetto alle prime edizioni e con un calendario promozionale adeguato.

Tornare a credere in questo progetto significherebbe mettere finalmente l’ambiente, il paesaggio e la bellezza al centro della possibile crescita economica e civile della città che già può contare su Villa Panza, gioiello felicemente animato dal Fai. Nella direzione indicata vanno senza dubbio anche le giornate di primavera che lo stesso Fai propone proprio nel week in corso. L’invito rivolto a tutti è di andare alla scoperta di un’altra perla verde anch’essa adagiata sul colle di Biumo Superiore: Villa Spartivento, proprietà della famiglia milanese di Arturo Aletti, per anni storico Presidente del Comitato direttivo degli agenti di cambio della Borsa. Situata al numero 48 di via Castiglioni, la strada che collega viale Aguggiari a Piazzale Litta, oltre alle bellezze del parco all’inglese custodisce una toccante memoria risorgimentale di cui RMFonline ha dato notizia nell’articolo “La Giubba ignota” – ottobre 2017- a firma Roberto Gervasini.

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