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Attualità

FERRO EXTRA

FLAVIO VANETTI - 01/04/2022

pugnaleA un gruppo di ricercatori giapponesi, che ha collaborato con il Grand Egyptian Museum, va il merito di aver riportato all’attenzione il tema del pugnale di Tutankhamon, il giovane faraone morto all’età di 19 anni nel 1323 a.C. e la cui tomba fu ritrovata quasi intatta nel 1992 grazie all’opera dell’egittologo britannico Howard Carter. Il merito dell’équipe del Chiba Institute of Technology è di aver eliminato alcune zone d’ombra e di aver confermato l’origine meteoritica del ferro usato per forgiarlo.

Il mito di Tutankhamon è variegato ed è arrivato fino ai giorni nostri in varie declinazioni, inclusa la leggendaria maledizione che gli fu attribuita quando Lord Canarvon, il finanziatore degli scavi, morì di polmonite poco dopo la scoperta della tomba. Il sito Hdblog racconta il percorso degli studiosi giapponesi.

“La natura del suo pugnale, uno dei tanti tesori di un corredo funebre composto da oltre cinquemila reperti, è uno dei misteri più profondi legati a Tutankhamon. Il quesito che si sono posti gli archeologi fino ad oggi riguarda il materiale di cui è composto: l’occhio viene attirato dall’impugnatura e dall’elsa d’oro, ma il protagonista è il ferro. Secondo le ipotesi degli archeologi, all’epoca del faraone il ferro era un materiale più pregiato dell’oro, e indicava uno status sociale molto elevato”.

L’ipotesi che il ferro potesse avere una provenienza dallo spazio era già stata avanzata nel 2013. Nel 2016 la lama fu sottoposta alla spettrofluorometria XRF per analizzarne la composizione e i risultati confermarono la teoria extraterrestre: la lama risulta infatti essere composta principalmente di ferro, con l’11% di nichel e lo 0,6% di cobalto, ovvero una composizione sovrapponibile a quella dei meteoriti ferrosi. Il contenuto di nichel nei manufatti realizzati con ferro terrestre, infatti, non supera mai il 4%. La questione è stata ulteriormente approfondita esaminando le possibilità legate al tipo di meteorite che ha fornito il materiale e alle modalità con cui è stato realizzato il pugnale. Il testo di Hdblog prosegue così: “Non esistono prove archeologiche della fusione del ferro in Egitto precedenti al VI secolo a.C., e il primo esempio noto dell’uso del ferro metallico risale al 3400 a.C. circa, prima dunque dell’unificazione e dell’era dei faraoni, che inizia attorno al 3.000 a.C.”.

Ecco allora le conclusioni del gruppo di Chiba, basate sul fatto che il materiale sulla lama ha mostrato una struttura a tratteggio incrociato (modello Widmanstätten) che è tipica di un ottaedrite, ovvero il più grande gruppo di meteoriti di ferro. “Le ipotesi relative alla manifattura del pugnale – affermano i ricercatori – sono tre: il ferro può essere stato lavorato a freddo, tagliando e lucidando il meteorite; oppure può essere stato lavorato a caldo, fondendo il ferro ad alta temepratura e colandolo poi in uno stampo; o infine potrebbe essere stato riscaldato a bassa temperatura e successivamente forgiato. La risposta arriva da diversi punti anneriti che sono stati rintracciati sulla lama e che contenevano cloro, calcio, zinco e zolfo. Ed è proprio la bassa quantità di zolfo rinvenuta nelle macchie nere che ha spinto gli studiosi a concludere che il ferro del pugnale deve essere stato forgiato a freddo, sfruttando quindi una temperatura relativamente bassa (inferiore a 950° centigradi)”.

E anche l’origine del pugnale sembra essere ormai chiarita. A differenza degli altri manufatti in ferro del corredo funebre, tutti piuttosto rozzi, il pugnale presenta una realizzazione meticolosa e rifinita. “Se il ferro con cui è stato realizzato viene dallo spazio, il pugnale stesso sembra avere un’origine esterna: nella corrispondenza diplomatica infatti è menzionato proprio un pugnale con lama di ferro e un’elsa d’oro con intarsi di lapislazzuli. Si tratterebbe quindi di un regalo e ad inviarlo sarebbe stato il re di Mitanni”.

Tutto risolto, tutto definito? Sì, anzi no; forse c’è dell’altro. L’aggettivo extraterrestre è infatti in agguato, in questa storia. E proprio un ricercatore romano, Mario Farneti, avanza una riflessione intrigante: “Anticamente i fabbri erano viandanti alchimisti che raccoglievano il ferro meteorico e lo lavoravano secondo tecniche segrete, tramandate con tutta probabilità da popoli extraterrestri, i popoli delle stelle”. Liberi, ovviamente, di non crederci.

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