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EDOARDO ZIN - 08/04/2022

Suonando un tradizionale strumento ucraino a corda

Suonando un tradizionale strumento ucraino a corda

Caro Matteo,

il merito non è mio. È tutto tuo. Sono fiero per il tuo “9” “avec les compliments” che ti sei meritato nel compito di storia su “L’Europa e la guerra”. Io ti ho dato solo alcune idee, ma sei stato tu a perdere ore di sonno per leggere il libro che ti ho inviato.

Anche l’Europa ha perso il sonno. Ha dimenticato le trincee, i crateri, i corpi straziati della Prima guerra mondiale, la breve ebbrezza della pace prima che la piazza diventasse violenta e le liste infinite degli oppositori ai disumani regimi entrassero nella storia. E scoppiò un’altra guerra mondiale. Non più trincee, ma ordigni che bombardavano il territorio nemico. Anche Hitler aveva un sogno d’Europa: quello di un continente sottomesso a lui.

Tu mi dici che contro la guerra hai organizzato delle manifestazioni per chiedere la pace. Anch’io, da giovane, manifestai perché Trieste ritornasse all’Italia, successivamente contro l’invasione sovietica a Budapest, più tardi contro gli americani intervenuti nel Vietnam. Eravamo pacifisti, come si dice. Solo oggi, anziano, mi accorgo che sarebbe più opportuno essere chiamati “operatori di pace”. Ti dirò che non mi piacciono quei giovani che schiamazzano lungo le vie, cantando, gridando, alzando cartelli inneggiando alla pace. Preferirei che approfondissero in classe il tema della pace, andando alla ricerca delle cause che portano alla guerra e alle conseguenze che essa provoca. Vuoi essere operatore di pace? Per prima cosa impegnati nello studio. Fatti una cultura sulla pace. Vedi, ogni dittatura, prima di essere tale, fa roghi di montagne di libri di autori pacifisti, depravati, corrotti, mentre la folla attorno esulta, perché i dittatori non amano la gente che pensa con la propria testa.

Al termine della Seconda guerra mondiale venne l’alba di un nuovo giorno e l’Europa abbandonò il sonno ed ebbe un sogno: la pace! Uomini lungimiranti sognavano una Patria più ampia. Non bisognava, però, castigare il nemico, anzi occorreva coinvolgerlo nella costruzione di un’Europa unita e prospera. Poiché la guerra si era nutrita di carbone e acciaio bisognava cominciare da lì, con atti concreti, senza l’infatuazione dei popoli, senza le sollevazioni ideologiche. Nasceva una comunità che diventava unione tra ventisette paesi e questa Europa ci ha assicurato settantasette anni di pace. Ma questo progetto è ancora parziale, limitato ed esitante perché manca di una comune politica estera e di difesa.

Restava l’Europa dell’est. La primavera fiorì a Praga, ma l’inverno dei carri armati gelò le prime gemme di piazza Venceslao. A Danzica migliaia di lavoratori dei cantieri navali si opposero al regime, suddito di Mosca. Il 9 novembre 1989 crollò il muro di Berlino e il clamore dello schianto arrivò in Ungheria, in Polonia, in Romania. Appena caduto il muro, scoppiò un altro conflitto tra i teorici dell’epurazione etnica e il nome Jugoslavia sparì dalle carte geografiche.

L’URSS si dissolse e con essa il sogno della grande Russia, che venne emarginata come grande potenza e relegata a “potenza regionale” per usare un’infelice espressione di Obama. E la storia si ripete oggi con l’invasione dell’Ucraina.

La storia è piena di esempi di guerre scoppiate senza che nessuno le volesse. Questa volta l’ha voluta Putin. Qualcosa si è inceppato in quella che doveva essere una nuova era dei rapporti tra Occidente e Mosca: si è ghettizzata la Russia? Da questo mancato coinvolgimento si è passati ad una politica di contrapposizione? Gli storici avranno modo di valutare come si è arrivati a questo punto. Una sola cosa è certa: la Russia ha aggredito l’Ucraina. Alcuni analisti qui in Italia sono contrari a questa narrazione e adducono come scusa l’eccessiva ingerenza dell’America. Anche in Francia (lo so leggendo Le Monde) ci sono simili personaggi – che passano per intellettuali! – i quali disarmano la realtà con l’ideologia e mettono sullo stesso piano aggressore e vittima: come se l’eccidio di Bucha fosse colpa della NATO!

L’Europa è anche questo: ambivalenza, intreccio conflittuale tra diritto e arbitrio, tra democrazia e oppressione, tra rispetto della dignità umana e razzismo. Vuoi essere operatore di pace e non pacifista? Assieme allo studio, entra in un gruppo di volontari e aiuta chi ha bisogno, dai una mano in casa tagliando la pelouse del giardino, fatti promotore di iniziative per partecipare alla vita comune del tuo villaggio e sappi che anche quando giochi a tennis o suoni il clarinetto nell’orchestra sinfonica dai una mano per costruire la pace. Perché la pace incomincia da qui!

Bisous. Nonno.

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