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Parole

MA NOI NON CI SAREMO

MARGHERITA GIROMINI - 08/04/2022

doomsdayUna notizia inquietante me la dà la radio un mattino presto.

Alle isole Svalbard, estremo nord della Norvegia, al parallelo 78, è stata allestita una sorta di “cassaforte” dell’umanità. Potrà custodire per la durata di circa mille anni tesori e segreti del mondo giunto fin qui, e questo per far fronte alla malaugurata evenienza che il nostro pianeta possa essere travolto da catastrofi naturali o atomiche.

All’inizio, insieme ai terribili reportage dalla guerra, la notizia mi pareva minacciosa, quasi un presagio dei peggiori accadimenti immaginabili.

Mi sono affiorate spontanee anche le parole della canzone di Guccini “Ma noi non ci saremo”.

Però poi, contenendo razionalmente il timore di una imminente catastrofe planetaria, è prevalsa la sensazione che può essere di conforto sapere che esiste un rifugio inespugnabile a cui affidare una piccola eredità per chi occuperà la terra dopo di noi, nei prossimi anni e secoli: pertanto non tutto andrà perduto.

Alla radio raccontano che una società di archiviazione norvegese, la PIGL, nel 2017 ha dato inizio all’opera di raccolta di documenti strategici, libri, pellicole, video e tanti altri manufatti: tutto ciò che viene inviato lì è gelosamente custodito, dopo essere stato trasferito su pellicole fotosensibili, sigillate all’interno di scatole di protezione garantite per mille anni.

Questo sistema “cassaforte” si chiama Arctic World Archive.

Si trova nel ventre di una montagna ghiacciata, dentro a una miniera di carbone abbandonata dove la temperatura è costantemente sotto lo zero, a una profondità tale da riuscire a scongiurare i danni che potrebbero essere arrecati da armi nucleari o da bombe elettromagnetiche.

Dalle ricerche in rete vengo a sapere che le Svalbard sono zona demilitarizzata grazie a un trattato firmato da 42 Paesi; che la Società norvegese PIGL non è una Ong e quindi si fa pagare profumatamente; che i costi vengono comunicati solo agli interessati in base alla quantità e alla tipologia dei dati che si vogliono “stoccare”.

Inoltre i dati inseriti sono inalterabili, conservati con il metodo WORM, acronimo di Write Once, Read Many: si scrive una sola volta, si può leggere molte volte.

Nonostante il poco rassicurante nomignolo di “Doomsday Library” – Biblioteca dell’Apocalisse – affibbiato alla cassaforte, l’immagine che ne ricavo io dopo averci ragionato sopra è tranquillizzante.

Trovo persino affascinante l’idea che una parte sia pure infinitesimale delle nostre esperienze raggiunga inalterata coloro che abiteranno il pianeta nel 4° millennio.

Ma chi sono le persone o gli enti che hanno affidato documenti e manufatti alla AWA, spedendoli lassù oltre il Circolo Polare Artico?

Per ora sono 15 le nazioni che hanno scelto le cose a loro parere più importanti da tramandare ai posteri.

Al momento attuale sotto il ghiaccio delle Svalbard si trovano i file di preziosi manufatti e numerose informazioni insostituibili provenienti da diverse parti del mondo: come l’intera collezione di opere d’arte del Museo di Oslo, le dichiarazioni d’indipendenza, le costituzioni e altri documenti di rilevanza storico-culturale del Brasile e del Messico.

La Biblioteca Apostolica Vaticana ha inviato documenti e immagini dal valore inestimabile tra cui una copia di un antico manoscritto de ‘La Divina Commedia; gli Alinari alcune foto storiche del loro prestigioso archivio, la Fondazione Renata Tebaldi una parte della collezione operistica della famosa soprano.

Mi chiedo come sarà accolta e interpretata la versione digitalizzata dell’opera di Munch “L’urlo” che ora giace in una scatola inespugnabile.

Ma quest’ultimo è solo un pensiero negativo prodotto dalla guerra che infuria alle porte dell’Europa.

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