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Chiesa

ANTIPAPA

SERGIO REDAELLI - 15/04/2022

Lo zar Putin e il patriarca Kirill (foto Ansa da Famiglia Cristiana)

Lo zar Putin e il patriarca Kirill (foto Ansa da Famiglia Cristiana)

Per antipapa si intende una persona eletta con procedure non previste dal diritto canonico e nella storia della Chiesa cattolica ce ne sono state una quarantina. Ma nella guerra d’Ucraina il termine sembra adattarsi perfettamente alla figura dell’arcivescovo neozarista Kirill, sedicesimo patriarca di Mosca “e di tutte le Russie”, che parla al popolo ortodosso con parole di guerra. L’esatto contrario dei ripetuti e disperati appelli alla pace che papa Francesco, capo della Chiesa cattolica, rivolge a entrambi i belligeranti: “Si metta fine a questo conflitto che semina morte e devastazioni e alle strategie degli Stati più potenti per affermare i propri interessi”.

È ormai guerra totale. Non solo stragi di soldati e d’inermi cittadini nell’Ucraina invasa dai russi, ma scontro morale tra confessioni religiose. L’arcivescovo di Kiev Sviatoslav Shevchuk segnala torture, devastazioni e furti perfino nelle chiese: prima di ritirarsi i russi avrebbero saccheggiato il seminario cattolico di Vorzel nella regione a ovest di Kiev e rubato il calice di Karol Wojtyla che ricorda la messa celebrata da Giovanni Paolo II nel 2001 durante la visita in Ucraina. Ma non sono simboliche le parole che il patriarca cesaropapista e ultranazionalista di Mosca ripete come un mantra al popolo russo, coprendo l’operato del sanguinario “zar” Putin.

Francesco e Kirill hanno una visione antitetica. Il cardinale Pietro Parolin ha confermato che il viaggio a Kiev proposto al papa da Zelensky si può fare a condizione che “possa davvero contribuire alla fine della guerra” e non a esasperare il clima: “La situazione è delicata – ha aggiunto Parolin – certo il papa non andrebbe per prendere posizione a favore dell’uno o dell’altro”. Di opposto avviso, l’arcivescovo amico di Putin esorta i russi ad unirsi alle autorità e al potere costituito e a combattere per “respingere i nemici interni ed esterni di Mosca”. E approfitta di ogni cerimonia religiosa per lanciare parole infuocate.

Nel sermone del 7 aprile il patriarca ha detto che “non c’è niente di più vile, terribile e disgustoso della provocazione intestina di conflitti ma molto spesso le persone, sotto la forte pressione della propaganda, perdono l’orientamento nella vita e sono così prese nella rete del diavolo da non riuscire a distinguere la verità dalla menzogna e sono pronte ad agire su istigazione del maligno”. Una risoluzione del Parlamento europeo lo ha condannato perché “fornisce copertura teologica alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina”. Ma Francesco, saggio e paziente dopo il primo fallimento nel 2016, vorrebbe incontrarlo a Beirut o a Gerusalemme.

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