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L'antennato

VEDIAMO QUESTO TRIS

STER - 15/04/2022

iannacconeSabato in prima serata su Raitre c’è il nuovo programma di Domenico Iannaccone “Che ci faccio qui”: con uno stile molto personale, tra il giornalistico e il teatrale (nell’accuratezza della regia, dei tempi di reazione, dei silenzi e del dialogo) il giornalista nella prima puntata è tornato a distanza di cinque anni nei luoghi del degrado e dell’abbandono dello Stato – il quartiere Borgo Vecchio di Palermo – sulle tracce dei ragazzini che aveva intervistato all’epoca e che ritrova oggi, per uno straniante e struggente “com’è andata a finire”. Così scopriamo che laddove ai tempi c’era il sogno di diventare calciatore, oggi si è sostituito per alcuni un neonato da accudire, una grana famigliare da gestire, il lavoro che non si trova, l’inciampo della malavita oppure anche – per fortuna – lo spunto dell’outsider più outsider di altri che ha trovato la forza di frequentare il liceo. L’effetto del tempo che passa e costruisce – oppure spezza – le vite e le speranze è alle volte dirompente e il programma sembra richiamare “Ragazzi fuori” di Marco Risi, una delle pietre miliari del “neo-neorealismo” che fu abbozzato sul grande schermo ai primi dei Novanta. Buono.

“Big Show” è un format sbarcato su Italia Uno con la conduzione del comico Pucci sul finire degli anni ’10 ed è tornato fuori su Canale 5 per cinque settimane in questi venerdì di primavera 2022, con la guida di Enrico Papi. L’idea è quella di far vivere una sera da protagonisti a gente normale, quella che canta bene ma non si sognerebbe mai di partecipare a un provino per un talent, oppure che ha sogni nel cassetto così minuscoli da poter essere realizzati con la complicità del cantante del momento: ovviamente, lo spettacolo è frammisto alle “sstorie della ggente”, senza le quali sembra ormai impossibile fare tv. Si tratta comunque di uno show onesto, di purissimo intrattenimento, rispetto al quale i critici televisivi stanno dibattendo accanitamente: c’è chi dice che le sorprese non siano né si sforzino di sembrare vere, chi sostiene essere una copia fuori tempo massimo del glorioso “Carramba che sorpresa” in auge trent’anni fa. Sarà; la cosa peggiore però è l’atteggiamento ‘social’ con cui il vecchio conduttore defenestrato, Pucci, ha accolto il ritorno in onda del programma: il comico ha postato su Instagram uno spezzone della sua edizione vergando a chiare lettere “quanto era vivace e divertente il mio Big Show” cui fanno seguito molti e velenosi commenti dei suoi followers, come il seguente: “A un certo momento ero imbarazzato per lui (Papi, ndr) e ho spento”, tutti rigorosamente corredati da ‘like’ di approvazione dello stesso Pucci. Brutto.

Un altro programma passato dalle mani di Pucci a quello di Barbara D’Urso, “La Pupa e il secchione”, sta navigando in acque estremamente turbinose a causa dei bassi ascolti. Il format originale – che in sostanza doveva svelare con piglio lombrosiano l’abissale ignoranza tipica (?) dei bellissimi e l’inavvicinabile sapienza caratteristica (?) dei brutti – è stato un bel po’ snaturato dalla conduttrice partenopea alla ricerca di un rilancio dopo una stagione difficile su Canale 5. E così, trasportato su Italia1, il programma è stato voltato come un vecchio cappotto inserendo dinamiche da reality e un circo di ospiti preso di forza da altre trasmissioni della conduttrice. I risultati d’ascolto sono per ora assai deludenti ma la D’Urso – come peraltro è suo costume fare da sempre – li esalta via social magnificando i picchi d’ascolto e trascurando i valori medi: così facendo, può dire di raggiungere vette di audience del 15% e cantare vittoria, quando invece i valori registrati sono intorno all’8%. Un giochino se vogliamo anche inoffensivo (i signori del marketing Mediaset conoscono bene il loro lavoro) che però si è presa la briga di smascherare Selvaggia Lucarelli: in un suo post l’affilata giornalista ha attaccato a testa bassa Barbarella e il suo “maquillage sui numeri” con un eloquente gioco di parole: “Altro che Russia! Questa è una vera macchina di propaganda. Propaganda DURSS”. Cattiva.

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