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Opinioni

RITORNO AL FUTURO

ARTURO BORTOLUZZI - 06/05/2022

paSpero che finalmente gli Italiani e, tra questi i varesini, abbiano compreso che il maggior problema della Pubblica Amministrazione sia quello di avere un rapporto con gli elettori mai pienamente collaborativo. Ci sono Amministratori locali che ora comprendono il senso del dibattito in corso a livello europeo sulla necessità che vi sia un’efficace collaborazione tra pubblico e privato.

Continuo, invece, ad imbattermi in pubblici operatori che cercano sempre di poter trovare un modo di comportarsi che consenta loro, il più possibile, di mantenere lo status quo e le regole proprie del passato.

Quindi si cerca il meno possibile di dare la forza necessaria alle novità che riguardano la pubblica amministrazione. Si fa finta che queste non esistano e si cerca di insabbiarle il più celermente possibile. Per far fronte alle nuove sfide che ci attendono, saranno sempre più necessarie capacità di resilienza, rapidità di adattamento e velocità di risposta. Come ben sappiamo, queste sono caratteristiche tipicamente assenti nelle nostre pubbliche amministrazioni, che si ritrovano purtroppo ancorate a sistemi organizzativi meccanicistici e piramidali, basati sugli adempimenti burocratici e in cui le procedure «pensano per tutti».

Questa triste considerazione raggiunge maggior rilevanza quando si pensa che proprio le pubbliche amministrazioni saranno essenziali per la ripartenza del nostro Paese, attraverso le riforme necessarie a porre l’Italia al passo degli altri Stati europei e il massiccio programma di investimenti legato al Pnrr, che prevede numerose iniziative di incentivazione alle imprese e all’economia. È necessario, quindi, che i Comuni rendano note, a cittadini e imprese, le proprie modalità di azione, per poter rendere efficace la risposta del loro territorio a quelli che sono i cospicui fondi dati a loro stessi. Troppe volte vedo che i Comuni sono più intenzionati a recuperare i progetti non attuati in passato, piuttosto che a discutere di nuovi e moderni argomenti con i diversi operatori sociali.

La ricetta per cambiare davvero le Pa è quindi quella di superare la “normalità” fino ad ora in voga, combattendola in modo completo. Sono da osteggiare e criticare quelle che non sono una novità ma che sono solo retaggi e vestigia del passato.

E diviene fondamentale superare, insieme al mantra del «si è sempre fatto così», anche la retorica della finta semplificazione normativa che ogni governo e ministro rilanciano costantemente, invece di pensare a migliorare la qualità legislativa che troppo spesso rinvia l’applicazione delle norme a decreti e regolamenti che non vengono emanati.

Una effettiva semplificazione normativa ha come presupposto un diverso modello organizzativo delle pubbliche amministrazioni, in cui vengano messe al centro le persone. Amministrazioni trasparenti che rendano conto dei risultati raggiunti, basate su meritocrazia, che siano al servizio esclusivo della Nazione (come recita l’articolo 98 della Costituzione), e quindi di cittadini, famiglie e imprese; che tutelino quindi l’interesse pubblico; che siano portatrici di nuovi modelli di organizzazione, capaci di dialogare con il privato e di sviluppare e valorizzare competenze nel proprio personale.

Solo la modifica dei modelli organizzativi delle pubbliche amministrazioni può produrre una riforma effettivamente in grado di sbloccare e “sdinosaurizzare” le pubbliche amministrazioni, rendendo le norme più semplici e intellegibili. Superando finalmente la concezione arcaica, quasi feudale, di molti manager pubblici (rimasti ancorati al vecchio concetto di «tu lavori e ti dico io cosa devi fare»), e arrivando alla logica dell’engagement: coinvolgere il dipendente nella vision e negli obiettivi dell’amministrazione, investendo in formazione e in benessere organizzativo.

Procedendo, insomma, verso un ritorno al futuro e non al passato!

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