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Zic & Zac

DATI CREDIBILI?

MARCO ZACCHERA - 13/05/2022

prezziSecondo l’ISTAT l’inflazione in Italia è in diminuzione passando dal 6,4% di marzo al 6,2% di aprile, un rallentamento dovuto essenzialmente ai prezzi energetici per il contenimento delle accise deciso dal governo il mese scorso.

Una sorpresa, visto che verificando i prezzi nei supermercati, i menu dei ristoranti, il balzo di ogni fornitura, i prezzi del grano e delle materie prime, il dato ISTAT sembra decisamente anomalo tanto da far avanzare qualche perplessità.

Chiunque chieda un preventivo scoprirà che rispetto a un anno fa ci sono stati incrementi del 20-30% non del 6%, ma evidentemente è una realtà che l’ISTAT non percepisce, pur essendo evidente a tutti gli italiani.

I primi segnali si vedevano già nell’autunno scorso, subito dopo la pandemia e ancor prima della guerra in Ucraina, con prezzi che all’ingrosso aumentavano a due cifre per una tensione sui trasporti e le materie prime causate anche da un effetto speculativo bene avvertibile.

L’Occidente si è scoperto nudo dopo anni di tregua avendo lasciato in mani altrui – soprattutto cinesi – gran parte dei trasporti intercontinentali, ma anche la filiera delle materie prime e dei semiconduttori. La speculata crisi energetica ha fatto il resto e la guerra ucraina ha poi ulteriormente complicato le cose.

L’aumento dei prezzi è un fenomeno mondiale con la Federal Reserve americana che ha alzato i tassi di rendimento ma l’inflazione si è poi avvitata in Italia più che altrove anche per gli effetti distorti di alcune normative che in apparenza sembravano positive.

Per esempio, per rilanciare gli investimenti nell’edilizia “green” si è insistito da due anni sulla politica dei “bonus” (in Italia è tutto un bonus estemporaneo, dai monopattini alle vacanze, dai trasporti ai computer, non sembra sia confermata nei fatti l’annunciata economia di grande respiro promessa dal governo Draghi).

Questo è però avvenuto in un momento di aumento dei prezzi-base, tanto che alcuni servizi sono aumentati a livello proibitivo e i loro effetti cominciano solo ora a scatenarsi sui prezzi al consumo.

Gli sgravi per ristrutturare le facciate degli edifici, per esempio, hanno portato ad un aumento fino a 3 volte (300%!) dei costi di affitto dei ponteggi, ma sono comunque saliti tutti i componenti dell’edilizia, mediamente ben oltre il 20%. Il facile slogan “la caldaia te la cambiamo noi” (come tutte le attrezzature 4.0) ha praticamente raddoppiato il loro prezzo, dando vita – aspetto più o meno minimizzato –anche a grosse speculazioni con vere e proprie truffe ai danni dello Stato. Si è parlato di 4 miliardi (quattro miliardi!!) di truffe legate ai “bonus”, poi sulla vicenda è calato un ovattato ed omertoso silenzio perché sotto accusa sarebbero dovute finire leggi mal fatte e/o controlli inesistenti.

Gli unici rimasti al palo sono i salari e le pensioni. È un momento di grande debolezza sindacale e la presenza del PD e della estrema sinistra al governo garantisce tranquillità all’esecutivo, ma il dato è oggettivo e la protesta sarebbe ben motivata.

In altri momenti il Paese sarebbe sceso in piazza facendo montare la protesta, invece adesso tutti zitti e “Non disturbate il manovratore”.

Bloccata a suo tempo la “scala mobile” proprio per contrastare l’aumento in automatico delle retribuzioni e delle pensioni, il potere d’acquisto delle famiglie sta diminuendo in modo concreto e presto se ne vedranno i contraccolpi anche in termini di consumi.

Ciò dovrebbe rallentare l’inflazione, ma anche portare ad una stagnazione del mercato.

Lo conferma il leggere che nel primo trimestre del 2022 le vendite di auto sono crollate di oltre un terzo – pur rispetto ai dati certamente non esaltanti di un 2021 e 2020 condizionati dalla pandemia – accende ad esempio un ulteriore segnale di crisi che non può essere sottovalutato. Se a tutto questo si aggiungono gli effetti indiretti della guerra in Ucraina è evidente che dei problemi veri fa comodo non parlarne, ma certamente non si risolvono da soli.

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