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Pensare il Futuro

CONTRADDIZIONI

MARIO AGOSTINELLI - 13/05/2022

guerra 

La narrazione che riguarda i conflitti armati è spesso superficiale ed emotiva: a un eccesso di informazione su alcune guerre fa da contraltare il silenzio assoluto su tante altre. Proviamo dunque a saperne di più su cosa sta succedendo nel mondo, quali e quanti tipi di conflitti esistono, quasi sempre endemici e senza soluzioni affidate ad una ricomposizione per via diplomatica.

Secondo quanto riportato da “Armed conflict location & event data project (Acled)”, una organizzazione non convenzionale che si occupa di raccogliere dati non aggregati per monitorare i conflitti, al momento ci sono 59 guerre nel mondo dichiarate più altre 80 disperse in regioni poco o male censite.

Alcune di queste guerre vanno avanti da decenni e trovano le loro cause in lotte per il possesso di risorse strategiche, come molti dei conflitti che vessano il continente africano e asiatico. Non è solo la volontà di potenza, ma più spesso sono la fame e la distribuzione iniqua di risorse all’origine di conflitti sanguinosissimi. Per un effetto combinato di guerra, cambiamento climatico, instabilità economica, pandemia e – soprattutto – le durissime sanzioni applicate dai paesi più ricchi e dominatori del mercato mondiale, le popolazioni vengono stremate, mentre si diffondono durissime carestie che stanno mettendo in ginocchio interi Paesi lasciando milioni di persone senza cibo.

Tra i maggiori responsabili c’è il complesso militar industriale che produce armamenti, sempre più micidiali, costosi e tecnologicamente sofisticati per procurare morti civili e terrorizzare le popolazioni. Si tratta di una lobby potentissima da sempre e, in particolare, dall’estensione delle due guerre mondiali e della guerra fredda successiva. Gli USA oggi sono i primi esportatori del mondo di armi, i russi sono i secondi. Adesso, dei 350 miliardi che dobbiamo spendere per arrivare al 2% delle spese militari in Europa, più quello che sinora si è speso in armamenti in Ucraina – che è di fatto un banco di prova per nuove armi – il 72% dei profitti andrà agli Stati Uniti.

Ed ora il Giappone ha deciso di aumentare le sue spese militari al 2% del PIL. Si tratta di almeno altri 100 miliardi. Le spese totali per armamenti nel 2021 hanno superato, per la prima volta, i 2 trilioni di dollari. I 5 Paesi membri permanenti del Consiglio di Sicurezza ONU sono i responsabili della produzione e della vendita dell’80% degli armamenti mondiali. Sono quelli che dovrebbero assicurare la pace, ad essere i produttori delle armi con cui si fa la guerra.

Mentre irresponsabilmente il pianeta è percorso da una “guerra mondiale a pezzi” come aveva anticipato papa Francesco, proviamo a riflettere su alcune contraddizioni terrificanti. Si stima che nel 2020 il 12% (dall’8,4% del 2019) della popolazione mondiale abbia vissuto uno stato di grave insicurezza alimentare: circa 928 milioni di persone, 148 milioni in più rispetto al 2019. 800 milioni di persone nel mondo soffrono per fame e malnutrizione, circa 100 volte il numero di persone che effettivamente ne muoiono ogni anno. Quattro miliardi di persone vivono in aree che soffrono di grave carenza d’acqua almeno un mese all’anno. Circa 1,6 miliardi di persone hanno a che fare con una scarsità d’acqua “economica”: l’acqua sarebbe fisicamente disponibile, ma mancano le infrastrutture per farla arrivare alle persone. 53% è la percentuale di persone nell’Africa subsahariana che è restata senza elettricità nel 2019, di cui il 93%: è collocata in Sud Sudan.

“In compenso”, nel 2021, metà della ricchezza netta del mondo appartiene all’1% superiore, il 10% superiore degli adulti detiene l’85%, mentre il 90% inferiore detiene il restante 15% della ricchezza totale del mondo; il top 30% degli adulti detiene il 97% della ricchezza totale.

Difficile in queste condizioni combattere contemporaneamente per il diritto universale della pace, la giustizia climatica e sociale.

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