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Fisica/Mente

PISTOLA GIALLA

MARIO CARLETTI - 20/05/2022

taserPer ora abbiamo imparato a conoscerlo più per le notizie che ci arrivano oltreoceano (America e Canada), che non per la sua utilizzazione in Italia, ma visto che tra non molto la sua diffusione potrebbe relativamente espandersi anche da noi, cerchiamo di capire di che cosa si tratta.

Stiamo parlando del Taser (acronimo inglese per Thomas A. swift’s electric rifle a sua volta tratto dal nome di un eroe di un fumetto di Victor Appleton), l’arma di difesa elettrica in dotazione alle forze di polizia.

È un’arma ad impulso elettrico adottata per ora in via sperimentale (sei mesi, due unità di personale) dai comuni con più di 100mila abitanti, da quelli capoluogo di provincia o da quelli che non rientrando in queste classi, ne facciano richiesta per caratteristiche socio economiche, per classe demografica, per flusso turistico o per indici di delittuosità.

Il personale che li utilizza deve avere adeguato addestramento e le aziende sanitarie locali devono siglare una intesa per il suo utilizzo.

Si tratta quindi di un oggetto a forma di pistola dotato di una batteria (che può essere anche ricaricabile) in grado di attivare, premendo un pulsante, una bomboletta di gas che a sua volta produce una pressione di spinta in grado di espellere due dardi, collegati da cavi, alla pistola stessa.

La pistola ha un colore giallo vivace, particolare di non poca importanza, visto che ove è conosciuta, già solo la sua visione, abbatte dell’83% le velleità a delinquere dell’aggressore.

Stesso effetto ha il puntatore laser (non in dotazione a tutti), risultato un deterrente formidabile (70% di successo senza usare l’arma).

La distanza ideale tra i due dardi (entrambi devono colpire perché ci sei efficacia d’azione) sul bersaglio per il massimo effetto elettrico, è di circa 30 cm, mentre quella consigliata per avere maggior probabilità di successo, è sui tre metri dall’obbiettivo.

La messa in opera di questa arma è stata preceduta da una serie di sperimentazioni (oltre che di raccolta dati degli eventi avvenuti in altri Paesi) non solo da parte delle forze dell’ordine, ma anche dell’Istituto Superiore di Sanità.

Infatti la sua azione sfrutta l’alterazione neuro-muscolare (contrazioni muscolari incontrollabili con ridotta capacità di eseguire movimenti volontari) creata nell’arco elettrico prodotto tra i due dardi.

Le statistiche (che ad oggi non sono ancora numericamente e prospetticamente particolarmente ricche) parlano anche di morti da Taser, ma in realtà nella maggior parte dei casi le valutazioni medico legali elencano concause rispetto alle lesioni elettriche in soggetti spesso depressi da abuso di droghe e farmaci.

Non andrebbero usate su donne in gravidanza.

Il Taser va comunque trattato come un’arma da fuoco: con quest’ultima si ha la certezza di fare un danno, mentre con la prima c’è la possibilità di farlo.

Gli effetti che ha il taser sul nostro organismo dipendono da molti fattori: il più comune è il danno da caduta perché il soggetto perde forza e coordinazione muscolare, poi ci sono le emorragie da rimozione dei dardi, sicuramente primi per pericolosità gli effetti cardiologici legati al fatto che l’arco elettrico possa colpire il cuore, alterandone le regolari funzioni.

Il passaggio di corrente nel nostro organismo ha effetti fisiopatologici diversi che dipendono anche dalle caratteristiche elettriche della corrente: tensione (Volt), intensità (Ampere) e frequenza (Hertz) sono fattori determinanti.

La nostra soglia di sensibilità umana sulla cute è di circa di circa O,5mA, la corrente di casa è 13,6 A, la scarica Taser (ultima generazione) 1,2mA.

Non sono stati rilevati effetti permanenti su pacemaker e defibrillatori impiantabili, solo scariche prolungate o ripetute possono aumentare il rischio interferenza.

Zone da evitare per non produrre lesioni sono testa, collo, torace anteriormente e genitali. La lesività infatti del dardo, come proiettile che colpisce, è elevata in parti specifiche del corpo come ad esempio gli occhi.

La percentuale in letteratura delle lesioni dirette in aree sensibili del corpo è sotto il 2% e, ovviamente, di gran lunga preferibili a quelle causate dalle armi da sparo.

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