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Chiesa

CAMBIAMENTO

SERGIO REDAELLI - 27/05/2022

zuppiMolti lo indicavano come candidato di una larga parte del collegio cardinalizio al prossimo conclave, invece Matteo Maria Zuppi, 66 anni, arcivescovo di Bologna dal 2015 con una lunga esperienza nella comunità di S. Egidio, è il nuovo presidente della Conferenza episcopale italiana. Un ex “prete di strada” che si è sempre speso per i poveri, gli immigrati, i rom, proprio (e non per caso) come piace a Francesco. È lui “l’autorevole cardinale” che il papa auspica “voglia fare un bel cambiamento” nell’episcopato italiano. Il nuovo quinquennio dei vescovi si apre infatti con una lunga serie di problemi, vecchi e nuovi, da affrontare.

Per usare le parole di Enzo Bianchi, fondatore della comunità monastica di Bose, “dopo la pandemia le piazze sono tornate a riempirsi, ma le chiese restano vuote. La Chiesa oggi è stanca, esaurita, manca la fede e il gregge è smarrito, la crisi è contrassegnata dalla fuga soprattutto dei giovani dalla liturgia. Siamo entrati in una cultura dalla quale il cristianesimo è stato espulso e non sono più sufficienti a spiegarlo le consuete motivazioni della secolarizzazione, del mutamento di vita nella società del benessere, del consumismo e del relativismo morale. Impera l’indifferenza”.

Con la nuova guida di Zuppi, i vescovi dovranno fare i conti con drammatici nodi come la pedofilia e gli abusi sui minori e la richiesta di promuovere un’indagine esterna – avversata da una parte della Cei – per definire la diffusione del fenomeno nella Chiesa italiana come è avvenuto in Francia. I fedeli reclamano iniziative radicali che facciano giustizia e prevenzione supportando le trasparenti iniziative promosse dal papa. I vescovi sono chiamati a collaborare su argomenti come la famiglia, la scuola, il lavoro giovanile, il welfare, i poveri. Senza dimenticare i temi etici, la cultura della vita e la convinzione che il ddl “fine vita” sia una forma di eutanasia.

Questo impegno si scontra anche a livello politico con una parte del Paese. Non c’è bisogno di una nuova Dc, ma situazioni ricorrenti come la bassa affluenza al voto, la distanza fra gli amministratori e i cittadini, lo scollamento tra l’agenda politica e la vita reale consigliano l’impegno dei cattolici in politica. Lo auspica il presidente uscente della Cei, Gualtiero Bassetti, “per dare nuovo significato alla società globalizzata e nichilista, indifferente e individualista”. Infine la guerra in Ucraina, i rapporti con il patriarca ortodosso e la sfida della pace in tutti i luoghi di guerra. La carta di Firenze firmata in febbraio da vescovi e sindaci chiede di far cessare l’uso delle armi.

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