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Politica

UN SALTO DI QUALITÀ

GIUSEPPE ADAMOLI - 03/06/2022

ue-natoLa speranza di molti di noi è che davvero l’Unione europea si rafforzi nelle crisi. Con la pandemia è avvenuto così attraverso l’emissione del debito comune che ha finanziato Next Generation Eu e reso più popolare l’idea stessa dell’Europa.

Con la guerra in Ucraina, dopo le prime fasi di forte unità, questo sta avvenendo in modo più difficoltoso e lo scontro con i veri o presunti interessi nazionali sta emergendo, anche ma non solo, per i problemi economici posti dalla crisi del gas ed energetica. Questo scontro è simboleggiato dall’Ungheria di Orban ma altri segnali già si percepiscono chiaramente anche in Italia.

Luisa Trumellini, segretaria generale del Movimento Federalista Europeo, afferma che “la guerra di Putin non è tanto indirizzata a contenere la Nato, quanto piuttosto l’Europa che ha iniziato a porsi il problema della propria indipendenza e autonomia strategica, avviando un processo di autoriforma”.

Secondo questa tesi, l’Europa ha un contributo importante da offrire in termini di modello politico e sociale ma per farlo ha bisogno della “forza del nostro processo di unificazione nemico delle autocrazie e del nazionalismo aggressivo fondato sulla tirannia e sul disprezzo della vita umana e della libertà”.

Anche chi non condividesse pienamente questa visione dovrebbe ammettere che l’Europa ha il problema urgente di confermare la sua appartenenza all’alleanza atlantica accompagnandola però con una propria influente autorevolezza. Il che pone all’ordine del giorno i problemi della Difesa comune e della conseguente politica estera.

In Europa i Paesi più importanti sembrano allineati su questi fondamentali obiettivi. La Francia ha appena rieletto il presidente più europeista di sempre. La Germania ha un governo che nel proprio programma include l’integrazione europea. L’Italia ha un presidente del Consiglio che ha dato prova di un forte credo europeista.

Sono obiettivi che si scontrano, come sempre, con il diritto di veto di ogni singolo Stato. Superare l’ostacolo dell’obbligo dell’unanimità con un voto all’unanimità appare quasi impossibile.

Aldo Cazzullo in un editoriale del Corriere della Sera, raccogliendo e sintetizzando molti contributi apparsi sul suo giornale, avanza l’idea che “I sei Stati fondatori – Italia, Francia, Germania, Paesi Bassi, Belgio e Lussemburgo –  più la Spagna, possano costituire un nocciolo duro e avanzare, lasciando liberi gli altri di seguire”.

Si tratterebbe di costruire poi attorno all’Ue un anello di Paesi amici dall’Albania all’Ucraina che non possono entrare subito nell’Unione ma con i quali sarebbe necessario raggiungere un’intesa minimale di protezione per non abbandonarli al loro destino.

Difesa, Immigrazione, Energia non attendono i comodi dei singoli Stati. È la forza della storia che spinge ad assicurare un governo democratico a comunità sempre più estese che vogliano essere protagoniste del proprio futuro. Il tempo per gettare le basi di un tale progetto di Europa è questo. L’Italia deve farlo proprio subito.

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