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Chiesa

RIVOLUZIONE

SERGIO REDAELLI - 10/06/2022

papaCarrieristi all’angolo, personale laico – sia maschile che femminile – con incarichi di governo e sacerdoti missionari, più che arcigni tutori della fede: sono i punti-chiave della riforma della curia romana, la costituzione apostolica Praedicate Evangelium promulgata da papa Francesco il 19 marzo ed entrata in vigore il 5 giugno. Per la corte pontificia è una rivoluzione. Non un semplice maquillage burocratico ma una riforma che incide sui ruoli e funzioni, una “salutare decentralizzazione” che dà un assetto sistematico alle riforme della giustizia e dell’economia già avviate e che richiederà forse emendamenti al codice di diritto canonico.

Nello spirito del Concilio Vaticano II, il nuovo testo in undici capitoli e 250 articoli sostituisce interamente la precedente Pastor Bonus varata nel 1988 da papa Wojtyla. La curia, per Francesco, non deve essere un apparato immobile, ma uno strumento di servizio per aiutare il pontefice, i vescovi, le conferenze episcopali, le altre istituzioni e comunità della Chiesa. Al posto delle vecchie congregazioni ci sono ora sedici dicasteri, il più importante dei quali non è più la dottrina della fede ma il dicastero dell’evangelizzazione, presieduto dal pontefice, che fonde insieme la vecchia congregazione del 1622 e il consiglio pontificio voluto da Ratzinger nel 2010.

L’ex ufficio dell’elemosineria diventa il dicastero della carità verso i poveri. Interverrà in soccorso di chi vive in condizioni di indigenza, degli esclusi e delle vittime di calamità in qualsiasi parte del mondo. Altra novità sostanziale è l’apertura al personale non ecclesiastico che potrà guidare i dicasteri per i laici, la famiglia e la vita, per lo sviluppo e per il dialogo interreligioso. Basterà essere battezzati per svolgere ruoli di responsabilità e di governo in base al principio che ogni cristiano è un discepolo missionario. La segreteria di Stato avrà funzioni prevalentemente di segreteria papale e, come si diceva, verrà posto un freno al carrierismo interno.

Niente più avanzamenti costruiti dentro la Santa Sede senza missioni fuori Roma e dopo cinque anni negli uffici (rinnovabili una sola volta), chierici e religiosi in servizio nella curia romana ritorneranno alle diocesi di riferimento. Contro il clericalismo, Francesco vuole una Chiesa che si confronti con la realtà e con la storia. E mette il suo sigillo a un’antichissima istituzione che fu riorganizzata la prima volta nel 1588 da Sisto V e riformata da Pio X nel 1908, da Paolo VI nel 1967 e poi da Giovanni Paolo II. Il servizio di tutela dei minori vittime di abusi entra a far parte del dicastero per la dottrina della fede. La Commissione fornirà consigli e consulenza al pontefice e proporrà le iniziative per salvaguardare i minori.

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