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Attualità

SENZA GUSTO

EDOARDO ZIN - 17/06/2022

Maturità 2020, al via gli esami per mezzo milione di studenti tra termoscanner e mascherine Maturità 2020, al via gli esami per mezzo milione di studenti tra termoscanner e mascherineIn questi bei giorni di giugno mi piace rifugiarmi in un bar che offre uno spazioso giardino dove, tra le alte piante, fruscia l’alito tiepido del pomeriggio profumato di gelsomino. Seduto al mio tavolo sorseggio un succo di mirtilli e leggo un libro, un giornale. Accanto a me gli altri tavolini sono occupati da giovani studenti maturandi o universitari che preparano gli esami. Curvi attorno allo schermo di un tablet, alcuni seri e meditabondi, altri, fra grasse risate, si scambiano, con qualche strappo all’etichetta o amnesia di galateo, nozioni, conoscenze, pensieri. Sarà segno di vecchiaia o paura di solitudine, ma in fondo questi ragazzi mi sono simpatici perché mi trasmettono la dolcezza e la bontà della vita stessa.

Odo i loro strafalcioni (“Ma no, Tommaso attinge da Platone!..”.), i loro ragionamenti intercalati dalle cacofanie o dalla rozzezza delle espressioni allusive.

I maturandi hanno vissuto un anno scolastico tra polemiche: “mascherine sì o mascherine no?”, tra le polemiche dell’abbigliamento che non rispetterebbe la sacralità della scuola, tra scioperi per la riforma e quello dei docenti che hanno diritto ad uno stipendio dignitoso. Ai miei occhi bazzecole rispetto ai gravi problemi che affliggono la nostra scuola.

Dopo anni di riforme strutturali, la revisione di criteri didattici che hanno fatto fallire l’istituzione a cui affidiamo la crescita dei nostri figli, ancora non ho sentito un’autocritica dei ministri riformisti pentiti. Penso che passerà alla storia quel  ministro che farà una riflessione su un progetto globale educativo della scuola che testimoni i valori del Paese, sul fine della scuola, sui suoi metodi, sul rapporto scuola-società e sul diritto allo studio, che non va confuso con la pretesa di ottenere un titolo di studio, ma sul riconoscimento del merito. Da anni ci si accontenta d’inserire una disciplina in più o di levarne un’altra, si parla di “progetti”, di POF e, come se non bastasse, in questi giorni, il ministro parla di inserire nel progetto curricolare il cinema, il teatro e gli audiovisivi che, sommati alle gite, ai corsi di sci, di flauto, di arrampicata libera, di corsi di danza africana, tolgono tempo all’insegnamento vero e proprio.

Il fine della scuola stabilito dalla Costituzione è quello di contribuire, accanto alla famiglia, alla formazione integrale della persona attraverso l’insegnamento, non   sbriciolando l’azione educativa in una serie di insegnamenti settoriali. Ciò comporta che l’apprendimento non è capacità di snocciolare formule, date, coniugazioni, regole, nozioni, ma di “sapere” (da sàpere” = dare gusto, essere saggio), cioè di possedere una cultura, capacità di dare giudizi, di procedere adeguatamente attingendo a quel sapere che si è maturato proporzionato alle proprie capacità. Questo è compito dello Stato che deve esercitare la vigilanza sui docenti, sul rispetto delle norme da essi impiegati e sulle competenze acquisite dagli studenti.

C’è stata un po’ la mania in questi anni di scaricare la colpa del declino della scuola sulle entità astratte: la società, la famiglia, il gruppo dei pari. Chi tenta di dire le cose o le persone con il loro nome viene tacciato di essere retrogrado. Ma il ladro resta ladro anche se la società è ingiusta. Il somaro rimane somaro anche se la scuola è inadeguata. Il cattivo maestro rimane un cattivo maestro anche se ha uno stipendio inferiore a quello dell’idraulico. Il dirigente scolastico anima una comunità scolastica anche se le leggi sono confuse e la burocrazia oppressiva. Forse è tempo di uscire dal fumo delle mode e delle ideologie, che cambiano di continuo, dalle ubriacature di lassismo, dalle bizze di autoritarismo, così come è tempo di capire se la  scuola deve educare assieme alla famiglia, che l’affianca e sostiene, non sostituendosi ad essa, ma collaborando in un costante ed equilibrato dialogo o se deve continuare questo andazzo di sobbalzarsi a vicenda le colpe di una scuola venata di disprezzo dall’intera classe dirigente, a cominciare da quella politica.

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