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Editoriale

MEA CULPA

MASSIMO LODI - 23/06/2022

MdPR visto da Maurizio Don – 2009

MdPR visto da Maurizio Don – 2009

Ricevo un whatsapp da MdPR. Scintillante al modo solito. Però con riflesso malinconico. Cita Giovenale: “Gli altri possono perdonarti, ma sei capace di perdonare te stesso?”.

-Mauro della Porta Raffo, perché questa domanda?

“Perché sto conoscendo il dolore. Roba che prima non m’era ignota. Ma quando l’avvertivo, ne rimuovevo l’effetto”.

-Mea culpa?

“Mea maxima. Lo riconosco: devo pagare le mancanze morali che, rispetto a quanto pretendo da me, sono grandi. E poi…”

-E poi?

“E poi devo pagare un corrispettivo adeguato alle qualità e capacità che, senza nessun merito e in misura straordinaria, mi sono state date”.

-Se ho capito: vai espiando una sorta di mancanza di responsabilità. Individuavi l’afflizione altrui e vi passavi accanto, veloce verso mete luccicanti che la vita ti proponeva”.

“Velocissimo. Oggi ci rifletto e mi rammarico. Ecco perché ripesco Giovenale: avrò pure ricevuto, per così dire, l’assoluzione del mondo. Ma la mia? Boh”.

-Non te la concedi?

“E come si fa? Sai indicarmi un metodo per procedere all’operazione?”.

-Figurati…

“Ecco, vedi: ti accorgi dello sbaglio e ignori il modo per correggerlo”.

-Dunque?

“Dunque ti porti dietro il fardello, pur se volentieri te ne disferesti, saldando il conto con le esperienze del passato”.

-Grevità psicologica?

“Sì. Che s’aggiunge a quella fisica. Mica niente o poco, lo confesso”.

-Cioè?

“Un viaggio che dura da tempo nella sofferenza materiale. Dentro e fuori da ospedali, case di cura, centri riabilitativi. Ho appena terminato un ciclo di sedute alla Maugeri di Tradate”.

-Ora va meglio?

“Meno peggio di prima. Aspettiamo le prossime puntate”.

-Hai memoria del primo incontro col dolore carne-ossa-dintorni?”

“Anni dell’infanzia, mal di testa. Mi avrebbe scortato per tutta la vita. L’ho combattuto con migliaia e migliaia di cibalgine. Poi sono passato alla thomapirina, roba tedesca procuratami da mia figlia Alessandra”.

-Pensi troppo, e ne paghi il fio…

“Chissà, forse è vero”.

-Sei rassegnato o speranzoso?

“Realista. Così è, così era, così sarà. Devo fare penitenza? La faccio. Senza lamentarmi: testimonio  ‘sto poco solo perché me lo chiedi tu”.

-Te lo chiedo convinto che possa servire a tutti. Sbaglio?

“Si dice: i racconti degli altrui triboli alleviano il proprio. Me lo auguro”.

-Ci sono regole per affrontare senza disperarsi le angustie?

“No. Ciascuno ha i suoi tormenti, e la natura personale gli suggerisce come farvi fronte. Anzi, glielo impone”.

-Ti è di conforto leggere, scrivere, conversare…

“Studiare, capire, rivelare. È la mia vocazione. Se vogliamo derubricare: il mio mestiere”.

-Perciò hai sempre tanto da divulgare?

“Tantissimo: ancora un milione e mezzo di cose e storie da raccontare e tutte maledettamente buone”.

-Di conseguenza: la mente vince sempre sul corpo…

“Arcisicuro. L’importante è che funzioni la testa, per il resto pazienza”.

-Che ti pare di quanto sta succedendo sui vari fronti del dolore planetario?

“Ho passato quindici giorni di sostanziale isolamento. Ma non è questo che conta. A contare è il filo, a volte grosso a volte tenue, del patimento che unisce tutti. Non vi si sfugge. L’importante è saperlo, non sorprendersi, avere contezza del fragile particolarismo. Specie quando il buon girare del vento esistenziale invita alla dimenticanza”.

-Tappe a venire?

“Visita dal reumatologo, ulteriori attenzioni di routine e specialistiche. Entusiasmo intatto verso il sapere. È un appuntamento quotidiano e obbligato. Se no, sono guai veri. Mica un fastidio qui, una fitta là, un respiro corto qui e là”.

-Ottimismo della volontà?

“Volontà d’essere ottimisti. Del resto, a praticare il contrario c’è tutto da perdere. In aggiunta a quanto già perso”.

-Non una scommessa, ma un calcolato colpo di biliardo…

“Amico mio, bisogna saper usare la stecca. Tirare i dadi nel modo giusto. Calar le carte opportune. Quel che rimane è compito della sorte”.

-Che ti sia buona, MdPR carissimo…

“Che lo sia a chiunque ci ha dato retta fin qui”.

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